Asti scende in guerra per il vino sofisticato di Edoardo Ballone

Asti scende in guerra per il vino sofisticatoLa provincia vuol difendere il prodotto Asti scende in guerra per il vino sofisticato Dove vanno a finire 13 milioni di chili di zucchero non giustificati dal consumo personale? - Forse la Provincia si costituisce parte civile contro i produttori disonesti (Dal nostro inviato speciale) Asti, 27 febbraio. L'Astigiano, terza provincia vinicola d'Italia, è sotto accusa. Un terzo della produzione di vini, cioè 635 mila ettolitri, sarebbe sofisticato. La «bomba», che ha provocato allarme negli ambienti economici e reazioni in quelli politici, è stata innescata da Pietro Beccuti, vicepresidente socialista della Provincia. La rivelazione è stata fatta lunedì scorso, in Consiglio provinciale, a seguito di un rapporto dell'Istituto di alimentazione che, in base alle cifre, fa consumare ad ogni astigiano ben 88 chili di zucchero all'anno. «Una quantità assurda — sottolinea il vicepresidente Beccuti — che non rispecchia assolutamente la realtà». Infatti — secondo indagini dei dietisti — in questa provincia, tra le meno ricche d'Italia, si consumano annualmente 15 chili di sostanze zuccherine prò capite. Eppure le cifre ufficiali parlano in modo affatto differente; da qui il grido d'allarme, che ha provocato il «terremoto» in città. Prosegue Beccuti: «Dalle indagini dell'Istituto di alimentazione si rileva che il consumo di zucchero dei 218 mila 547 abitanti della nostra provincia è stato, per l'anno 1973, di ben 19 milioni 340 mila 715 chili con un consumo annuo per persona, di 88 chili. Resta perciò da stabilire dove vanno a finire i 73 chili di zucchero per persona che eccedono ad una alimentazione normale e che corrispondono a circa 16 milioni di chili ». Sono freddi numeri che però denunciano una realtà che potrebbe nascondere una catena di sofisticazioni vinicole di vaste proporzioni. Affidiamoci ancora alle cifre. «Escluso che gli astigiani mangino lo zucchero come il pane — rileva il vicepresidente — e accantonata l'idea di ciclopiche scorte da parte dei singoli abitanti, anche perché le percentuali rispecchiano un andamento che prevale da qualche anno, c'è soltanto da mettere in evidenza l'ipotesi che tutto questo zucchero serva alla produzione di vino artificiale ». A questo punto l'accusa prende forma e si fa allarmante. Infatti calcolando che, in media, si aggiungono due chili di zucchero per ognuno dei 1.618.000 ettolitri di vino prodotto in provincia, si raggiunge la cifra di oltre 3 milioni di kg di zucchero consumato, con un avanzo di ancora ben 13 milioni di chili; ebbene, questi ultimi, dove vanno a finire? «Non credo che tale quantitativo venga buttato alle ortiche» conclude Beccuti, con una punta d'ironia. In poche parole, stabilendo che occorrono 20 chili di zucchero, sciolto e mescolato ad altri prodotti, per fare un ettolitro di vino di 12 gradi, con quei 13 milioni di chili «sotto accusa» si produrrebbero, sempre secondo Beccuti, 635 mila 896 ettolitri di vino sofisticato. «La mia è soltanto un'ipotesi — rileva il vicepresidente — ma crederò, mio malgrado, nella sofisticazione finché qualcuno non mi dimostrerà il contrario». E la provincia d'Asti, questa volta, vuole andare fino in fondo. Già si parla di una sua probabile costituzione in parte civile, per salvaguardare il buon nome di chi produce vino ancora con l'uva. I vinificatori onesti, per fortuna, sono tuttora in maggioranza; è sufficiente però una piccola percentuale di gente senza scrupoli per screditare una zona che produce vini prestigiosi. Purtroppo gli esempi di grosse sofisticazioni non mancano. Nel '73, il servizio frodi dell'Istituto sperimentale per l'enologia di Asti, se¬ questrò, a Tigliole, 6000 ettoli- tri di vino zuccherato. Nel gennaio scorso altro intervento in una cantina di Callianetto, alle porte del capoluogo, dove furono scoperti 900 quintali di zucchero di cui 700 già sciolti in acqua acidificata pronta a trasformarsi in vino «genuino» del Monferrato. Nel solo 1973, il servizio frodi ha bloccato 10 mila ettolitri di vino sospetto ma la lotta alla sofisticazione diventa sempre più dura. Si verificano «annate nere», come il 1972, in cui il vino è poco zuccherino: aumenta cosi la tentazione dello zuccheraggio, per far salire il grado alcolico. E' una pratica vietata in Italia anche se permessa negli altri Paesi del Mec. Ma questo sarebbe il male minore. Il vero pericolo arriva dalle cantine che fabbricano il cosiddetto «vino con il bastone». Si tratta di una bevanda zuccherina dove predominano il saccarosio, l'acido tartarico e l'acqua, ma di uvaggio neppure l'ombra. Il numero di questi frodatori è sconosciuto ma è certo superiore ai quattro ispettori dell'Istituto di enologia d'Asti. Il suo direttore, professor Clemente Tarantola, è avvilito. «Gli uomini a mia disposizione sono pochi 'mentre il "nemico" è agguerrito. Senza dubbio esiste la piaga della sofisticazione ma non credo nelle cifre denunciate dall'amministrazione provinciale. Parlare di un terzo della produzione astigiana sofisticato è eccessivo ed autolesìonistico. Infatti discredita il nostro vino sul mercato estero». Controbatte Beccuti: «Meglio dieci produttori onesti e conosciuti che cento disonesti e clandestini. Al limite tolleriamo chi aumenta il grado alcolico con lo zuccheraggio, anzi abbiamo già proposto che questa pratica sia finalmente riconosciuta anche in Italia. Combattiamo invece i produttori di vino artificiale, quello, per intenderci, che viene fabbricato a 40 lire al litro e rivenduto a 150. Secondo me sono proprio costoro gli accaparratori di questi famosi 13 milioni di chili di zucchero ». La battaglia si preannuncia senza esclusione di colpi. Da una parte c'è un gruppo di sofisticatori, che tutti conoscono ma che nessuno osa denunciare; dall'altra c'è la grande maggioranza di chi vuole difendere una gamma di vini che ha conquistato i mercati mondiali per la bontà della sua lavorazione, che esclude lo zucchero per fare alcol e acqua colorata per dare corposità. Edoardo Ballone

Persone citate: Beccuti, Pietro Beccuti

Luoghi citati: Asti, Italia, Tigliole