I comizi e i cortei di Giancarlo Fossi
I comizi e i cortei I comizi e i cortei (Nostro servizio particolare) Roma, 27 febbraio. Lo sciopero generale ha bloccato per alcune ore buona parte delle attività del paese in ogni settore pubblico e privato, in particolare nelle grandi città, meno nelle piccole. I lavoratori dell'industria, dell'agricoltura, e del commercio, gli statali, i parastatali, gli ospedalieri, gli insegnanti, gli autoferrotranvieri, i ferrovieri, gli addetti ai servizi aeroportuali e di volo hanno aderito in grande maggioranza all'iniziativa presa dalla federazione Cgil-Cisl-TJil per sollecitare una nuova politica di sviluppo economico e sociale, evitare il progressivo deterioramento del potere di acquisto dei salari, ottenere investimenti e riforme. Totale il «fermo» dei treni e dei trasporti urbani ed extraurbani, paralisi delle poste e dei telegrafi, in numerose scuole non ci sono state lezioni. Alcuni voli dell'Alitalia sono stati sospesi o hanno subito ritardi, gli ambulatori delle mutue non hanno funzionato. Altri scioperi generali, articolati sul duplice piano nazionale e regionale, saranno decisi al più presto dalle confederazioni se il governo, in un prossimo confronto con i sindacati, non darà risposte soddisfacenti. Su questo punto hanno insistito i numerosissimi esponenti della Cgil, della Cisl e della Uil nei comizi svoltisi nei principali centri a conclusione di massicci cortei. Per alleviare le difficoltà economiche dei lavoratori e combattere la crisi rifiutando la recessione «bisogna realizzare — ha detto Lama — una nuova politica dei prezzi, fondata anche su prezzi politici, e sull'equo canone dei fitti, un piano di investimenti pubblici e privati nel Sud, la costruzione di case, scuole, ospedali». Il discorso è indirizzato al governo «che deve sapere che così non si può più andare avanti» e al patronato pubblico e privato «che deve recedere dalle velleità di rivincita che anima la sua resistenza nelle vertenze aziendali». Lo sciopero di oggi, ha aggiunto il segretario generale della Cgil, «al quale seguiranno movimenti articolati nelle prossime settimane, è anche una parola chiara per quelle forze eversive che pescano nel torbido e cercano di utilizzare lo scontento di molti cittadini per imporre mutamenti istituzionali di carattere autoritario». Al governo, ha affermato Storti, i sindacati chiedono precisi atti: riforme, investimenti, accelerazione dei piani per l'energia, miglioramento dei trasporti, avvio a soluzione dei problemi dell'agricoltura, della scuola, della casa. «Chiediamo — ha proseguito — che vengano stabilite su queste materie le quantità e la qualità degli interventi e che ne vengano definiti i tempi. Chiediamo ancora che si difendano i redditi più bassi e venga operato un serio controllo sui prezzi». Il movimento sindacale, secondo il leader della Uil, Vanni, è pronto a rinnovale il suo appoggio a formule di governo che diano un «segno credibile» di voler rispondere positivamente e con fatti concr?ti agli interrogativi che tutto paese si pone. «Le risposte finora ottenute, invece, dal governo e dal padronato — ha osservato — sono l'aumento dei prezzi, la diminuzione dei consumi, il silenzio sugli investimenti e le riforme. A questo tipo di equilibrio economico ottenuto con la recessione il sindacato non potrà mai dare il suo assenso ». Nei comizi si è parlato pure di divorzio. Bisogna sdrammatizzare, ha rilevato il segretario generale aggiunto della Cisl, Macario, il problema del referendum. «Non si deve lasciare spazio — ha insistito — a manovre di marca fascista, le forze di governo pensino più ai problemi dell'attuale situazione politica e sociale, indubbiamente gravissima, e meno al referendum». Giancarlo Fossi
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