Petrolio: è sempre più probabile che tutto passi al Parlamento di Liliana Madeo

Petrolio: è sempre più probabile che tutto passi al Parlamento L'indagine della speciale Commissione Petrolio: è sempre più probabile che tutto passi al Parlamento I magistrati inquirenti sembrano concordi sull'opportunità dì unificare le due inchieste - Pervenute alla Camera le richieste per procedere contro i segretari amministrativi di tre partiti (il quarto è senatore) (Nostro servizio particolare) Roma. 25 febbraio. Il problema è ancora allo studio, nei suoi aspetti giuridici. Ma le ultime perplessità degli inquirenti stanno cadendo e preciso è l'orientamento che fra loro prevale: affidare al Parlamento l'esame dell'intera vicenda che petrolieri e uomini di governo hanno vissuto dal '67 al '71, affinché unica sia l'istruttoria sulla connessione fra quelle tre leggi che tanti miliardi hanno portato nelle tasche dei primi e le cospicue tangenti che nelle casse dei partiti sarebbero entrate. Attualmente esistono due diverse indagini. Una, relativa alle presunte responsabilità dei ministri che avrebbero avallato tali operazioni, al vaglio della speciale commissione parlamentare; l'altra, che riguarda i corruttori, la «controparte» degli uomini politici, di competenza della procura di Roma. Il dottor Siotto e i suoi collaboratori stanno valutando se non sia il caso di rinviare al Parlamento anche la documentazione che è nelle loro mani. L'opportunità di unificare le due inchieste si era presentata subito, fin da quando, mercoledì scorso, gli atti dell'istruttoria erano giunti da Genova, parte alla Camera e parte al Palazzo dì Giustizia. Già allora si era prospettata l'ipotesi che fosse la commissione parlamentare a richiedere l'intera documentazione, affermando le sue prerogative sulla magistratura ordinaria. Dalla cautela con cui gli inquirenti si sono mossi, alcuni — impazienti di vedere chiaro, e subito, in questa faccenda — hanno tratto un motivo di preoccupazione. Anche la propensione a trasferire gli atti al Parlamento suscita qualche perplessità. Si teme l'insabbiamento dell'inchiesta. Si pensa che i magistrati rinuncino a fare giustizia con le armi di cui dispongono. Ma, secondo persone che hanno seguito da vicino l'indagine, si tratta di un giudizio frettoloso. Si fa osservare che il groviglio delle responsabilità e delle connivenze emerse investe problemi morali e politici prima ancora che penali e giuridici. Si fa presente che i petrolieri hanno annunciato la loro linea difensiva, che equivale a una dichiarazione di guerra. Essi dicono: non siamo corruttori, ma corrotti, non abbiamo pagato tangenti ai partiti, ma subito sistematici taglieggiamenti, non siamo i soli industriali a ricorrere a questi sistemi e faremo i nomi degli altri, a cominciare dai cementieri. Si cita la frase che il ministro La Malfa avrebbe detto al dott. Siotto nella sua volontaria deposizione: « Se lei mi indizia, 10 mi dimetto ». Per il dott. Siotto, insomma, non ci sarebbero molte vie d'uscita. O agire, sulla base delle prove documentali che anche la commissione parlamentare ha nelle sue mani, e mettere in moto avvenimenti politici di portata imprevedibile, o, data la natura politica di tutta l'istruttoria, affidare al Parlamento 11 compito di cercare la verità e le sanatorie adeguate. Sono pervenute oggi alla Camera le richieste di autorizzazione a procedere in giudizio penale per il reato di corruzione nei riguardi dei deputati Adolfo Battaglia, repubblicano, Giuseppe Amadei, socialdemocratico, e Filippo Micheli, democristiano, segretari amministrativi dei rispettivi partiti. (Il segretario amministrativo del psi, Talamona, è senatore). Lo ha annunciato all'assemblea, durante la seduta, il presidente di turno, on. Boldrini. Liliana Madeo

Persone citate: Adolfo Battaglia, Boldrini, Filippo Micheli, Giuseppe Amadei, La Malfa, Siotto, Talamona

Luoghi citati: Genova, Roma