Sott'accusa l'otto di colza Pro voca sterilità, aborti?

Sott'accusa l'otto di colza Pro voca sterilità, aborti? Allarmanti risultati di un'indagine Sott'accusa l'otto di colza Pro voca sterilità, aborti? Secondo l'Istituto nazionale per la nutrizione che ha condotto esperimenti su topi è necessario evitare il consumo di quell'olio I maggiori danni sarebbero al cuore e all'apparato riproduttivo (Nostro servizio particolare) Roma, 23 febbraio. Un prolungato consumo di olio di colza favorirebbe l'aborto, la sterilità e disturbi cardiaci di vario genere. Ricerche effettuate su animali di specie diverse hanno confermato questo pericoloso rapporto e inducono ragionevolmente a ritenere che tali rischi permangano anche sull'uomo. Questo nuovo allarme sui pericoli di un ingrediente alimentare tra i più diffusi in Italia (nel 1973 ne abbiamo importato 176 mila tonellate, con un consumo annuo prò capite di 3200 grammi) giunge pochi giorni dopo che a Bologna numerosi medici e dietologi riuniti a congresso hani no chiesto che l'impiego di olio di colza per uso alimentare venga bandito da tutti i Paesi della Cee. A lanciarlo è stato l'Istituto nazionale per la nutrizione di Roma, che in un comunicato fa presente ancora una volta tutti i rischi connessi al consumo di questo prosotto. Tutti gli autori sono ormai d'accordo nell'attribuire gli effetti deleteri di quest'olio alla presenza dell'acido erucico, un acido grasso la cui molecola è costituita da ben 22 atomi di carbonio ed è pertanto più lunga di tutte quelle degli acidi grassi contenute nei comuni oli di oliva e di semi. Nell'olio di colza l'acido erucico è inoltre contenuto in percentuale molto rilevante (50 per cento), tale cioè da avere effetti notevoli su alcu- ni sistemi del corpo umano. Circa l'attività riproduttiva, risulta per esempio che nelle femmine di topi alimentati con olio di colza in percentuale sufficiente a fornire il 20 per cento delle calorie della dieta, la fertilità è sensibilmente diminuita, con altrettanto notevole riduzione della capacità di portare a termine la gravidanza e con conseguente elevato numero di aborti. Nei topi maschi sono stati invece riscontrati un minor sviluppo nei testicoli, una degenerazione dei tubuli seminiferi e perfino sterilità. In quanto al cuore, i danni riscontrati sono ugualmente preoccupanti. «Pochi giorni dopo la somministrazione, negli animali da laboratorio si è riscontrato un accumulo di grasso, con successive infiltrazioni di tipo istiocitario e fibrosi — si legge nel comunicato dell'Istituto nazionale della nutrizione —. A determinare questi effetti è bastata una percentuale di olio di colza sufficiente a generare nella dieta il 50 per cento delle calorie». Cosa bisogna dunque fare per evitare questi rischi, più o meno potenziali? Bisogna abolire all'istante l'olio di colza dalla nostra dieta? La risposta degli esperti dell'Istituto nazionale dell'alimentazione è prudente ma chiara: «L'innocuità dell'olio di colza, a livello dei consumi mediamente riscontrati, è perlomeno assai dubbia», si legge nel comunicato. Da una parte ci sono i risultati ricavati dagli animali, dall'altra c'è l'esiguità delle ricerche condotte fino a questo momento sull'uomo. «7ra attesa di definire i limiti di questa tossicità sarebbe bene evitare il consumo dell'olio di colza — conclude il comunicato — oppure consentire soltanto il consumo di olio proveniente da una varietà di colza denominata "Cambra", che risulta praticamente priva di acido erucico». Le coltivazioni di colza «Cambra» sono però quanto mai ridotte. Da parte sua il ministero della Sanità ha già preso posizione su questo delicato argomento. In un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29 gennaio 1974 il ministro Gui ha già stabilito che a partire dal prossimo primo aprile la concentrazione di acido erucico nell'olio di semi e nella margarina non possa superare il 15 per cento. Il ministro ha inoltre concesso sei mesi di tempo per smaltire le scorte con percentuale maggiore e ancora esistenti sul mercato. Secondo gli esperti dell'Istituto nazionale per la nutrizione il 15 per cento rappresenta un limite di sicurezza, soprattutto in vista dei numerosi effetti negativi collaterali più volte denunciati. Tra le righe del comunicato si può però intravedere con molta chiarezza che un'eventuale decisione di abolire definitivamente dal mercato l'olio di colza troverebbe gli esperti della nutrizione pienamente d'accordo. Bruno Ghibau-di

Persone citate: Bruno Ghibau-di, Gui

Luoghi citati: Bologna, Italia, Roma