A Rio, dopo Capo Horn di Doi Malingri
A Rio, dopo Capo Horn Giro del mondo A Rio, dopo Capo Horn Rio de Janeiro, 22 febbraio. Sono passati cinquantun giorni di cui gli ultimi due di vento leggero e piuttosto snervanti. Anche noi dello « Cserb » abbiamo tagliato il traguardo di Rio a poche ore dal « Guya » ed un giorno prima del « Tauranga ». Siamo settimi in classifica generale e di tappa. Così è finita la tappa più dura della regata, con il passaggio di Capo Horn. Abbiamo assistito alla fine di un mito: quest'anno, più di 13 o 14 barche della regata hanno passato Capo Horn a vela: Fogar con il « Surprise », ima barca spagnola, Colas con il suo trimarano, e una vecchia barca di Tabarly. Il 1° febbraio, quando dopo essere passati tra le isole Ramires, sono uscito per vedere una petroliera, illuminata da un raggio di sole sbucato da una grande nuvola nera, mi sono emozionato. E' sempre il « capo dei capi » e noi, per arrivarci, ci eravamo fatti mezzo mondo a vela. Negli ultimi tempi, alla ricerca della strada più corta, eravamo scesi fino a 63 gradi di latitudine Sud, la rotta più « bassa » della regata e senz'altro la più a Sud mai tenuta da una barca a vela in questi mari. Non si poteva più parlare di Mari del Sud, ma di Mare Antartico. Che fossimo in Antartide ce lo dicevano anche gli iceberg. Abbiamo navigato in mezzo a quelle stupende montagne scintillanti, tesi ma entusiasti. Illuminate dal sole e trasformate dal mare in caverne e colonnati, erano le vere guardie dell'Antartide. Ogni tanto ne franava una parte in mare, e la navigazione diventava più pericolosa. Per fortuna a quelle latitudini, in questa stagione, non esiste la notte, solo un crepuscolo di due ore. La visibilità e ottima. La vita a bordo era tranquilla e ricordava spesso quella di un rifugio in montagna: il riscaldamento sempre in funzione e una battaglia culinaria Nord-Sud, tra Michele e Sandro, a base di polenta e di « panzerotti ». TJscire per le manovre, vestiti più da montagna che da mare, era piuttosto suggestivo e ci si meravigliava di trovare cime e vele invece che un paio di sci sotto l'albero. Nessun contrattempo, a parte la mancanza di collegamenti radio. Dopo Capo Horn, una rotta fortunata e rapidissima ha portato lo « Cserb » a recuperare molto del tempo che le calme trovate nel Sud avevano fatte perdere. E, a parte i colpi di vento alle Falkland di 70 nodi, è stata una navigazione molto piacevole, con il ritorno al caldo, alle manovre in costume da bagno: una navigazione di una bella estate mediterranea. Ora possiamo sputare sopravvento, come la tradizione vuole possano fare solo quelli che hanno passato Capo Horn a vela. Doi Malingri
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