Sarà di 9200 miliardi il disavanzo pubblico di Giulio Mazzocchi

Sarà di 9200 miliardi il disavanzo pubblico I "conti in rosso „ per quest'anno Sarà di 9200 miliardi il disavanzo pubblico Se si aggiunge il ricorso al credito dei Comuni e degli Enti di assistenza lo "scoperto" sale a 11.500 miliardi di lire (Nostro servizio particolare) Roma, 20 febbraio. 11 governo ha presentato ieri la nuova situazione di "cassa" dello Stato per l'anno '74 con un buon mese di ritardo sul preavviso che se ne era dato. I « conti in rosso », dopo essere stati forniti nel « vertice » governativo e poi nell'incontro coi sindacati, sono ora noti al Parlamento e al Paese: 9200 miliardi di lire è il nuovo livello del deficit pubblico 1974, contro quello «invalicabile » di 7400 miliardi previsto il 31 luglio scorso. Se s'aggiunge il ricorso al credito dei Comuni e degli enti di assistenza (per altri 2300 miliardi), si arriva a 11.500 miliardi di « scoperto ». Al deficit si dovrà fare fronte in parte con l'aumento della circolazione (scoperto del Tesoro presso la Banca d'Italia e parziale assunzione di buoni del Tesoro da parte dello stesso istituto di «emissione») e in parte col ricorso ai prestiti concessi dai risparmiatori. Nonostante l'inflazione il deficit eserciterà una notevole pressione sull'econo. mia. Tenuto conto del prelievo «modesto» del nostro fisco, a paragone con gli altri Paesi moderni, l'ulteriore richiesta di finanziamenti esercitata dal deficit pubblico risulta tollerabile. Ma è certo che l'effetto di compensazione della spesa pubblica (redistribuzione del reddito prelevato mediante impieghi sociali produttivi) che si realizzerà da parte dello Stato e degli Enti anche quest'anno risulterà inferiore al necessario, benché il governo si sia impegnato a una reale accelerazione degli investimenti. Il deficit interno, illustrato da La Malfa, è un aspetto dei problemi. L'altro aspetto è stato chiarito da Colombo: in totale si è registrato l'anno scorso un introito per l'Iva inferiore al dovuto. Se alla fine dell'anno il «buco» negli incassi Iva pare essere d'appena 60 miliardi, ciò si deve a un notevolissimo incremento dell'Iva riscossa sulle importazioni, per lo straordinario aumento del loro valore in prezzi internazionali. Il «buco» per l'Iva riscossa sugli affari svoltisi all'interno del Paese è ancora molto alto. In totale comunque, lo Stato ha incassato l'anno scorso circa 500 miliardi meno del previsto, benché il reddito si sia sviluppato in misura superiore alle primitive ipotesi. Il «calo» è dipeso da una serie di sgravi fiscali (soprattutto sui prodotti petroliferi) concessi nel corso dell'anno, per compensare aumenti dei costi riversatisi sui prezzi. Colom bo ritiene, però, che le previsioni d'entrata si realizzeranno nel '74, anche per alcune correzioni (allo studio) sull'Iva e sulle imposte da riscuotere parzialmente in anticipo anche verso professionisti e imprese. Il terzo aspetto è quello del deficit verso l'estero. Risulta agli esperti dell'organizzazione economica dei Paesi industriali (Ocse), ha annunciato Giolitti, che quest'anno pagheremo una pesante «tassa estera»: l'aumento dei prezzi internazionali «mangerà» il 2,3 per cento del reddito nazionale (solo l'Inghilterra pagherà di più col 2,4). Una tassa pagata, ma non «spesa» all'interno, di simili proporzioni ha pesanti effetti deflazionistici, termine che comprende sia una riduzione della domanda di consumo, sia del lavoro svolto per esaudirla. Ma non è possibile rispondere a tale deflazione con un impetuoso sviluppo del reddito nazionale, data la tensione fortissima (inflazione) che già si esercita sui prezzi. Si tratta, quindi, essenzialmente di ridurre alcuni consumi che dipendono dall'estero, ma in modo che non ne soffra la produzione interna. Si tratta, cioè, anche di procurare lavoro mediante investimenti sociali. La linea di politica economica riconfermata ieri in Parlamento trova oggi un preciso avallo in uno studio reso noto dal ministro del Lavoro Bertoldi. In gennaio, rispetto al debole gennaio '73, c'è stato un ampio aumento del ricorso delle imprese alla cassa integrazione dei guadagni (riduzione di lavoro). Non riguarda solo la metalmeccanica (più 160 per cento), ma anche altri settori tra i quali primeggia l'edilizia. Sempre meglio si vede che questo è davvero il volano per uscire dalla crisi. Lo si vede da tempo, ma ancora non si esercita la promessa azione dei cantieri pubblici (scuole, ospedali, opere igieniche). Giulio Mazzocchi

Persone citate: Colom, Giolitti, La Malfa

Luoghi citati: Inghilterra, Roma