Come uccidiamo il Mediterraneo di Fabrizio Carbone

Come uccidiamo il Mediterraneo Fogne, veleni, petrolio Come uccidiamo il Mediterraneo Una mappa aggiornata dell'inquinamento discussa da esperti di 15 Paesi riuniti a Roma dalla Fao - Davanti a una situazione drammatica, solo "buone intenzioni" (Nostro servizio particolare) Roma, 20 febbraio. Ecco la mappa aggiornata del Mediterraneo inquinato: i «punti neri» sono concentrati lungo la costa nord-occidentale dalla foce dell'Ebro in Spagna a quella dell'Arno in Toscana; due altre macchie sono le spiagge libanesi e israeliane. Questo per quanto riguarda gli scarichi delle fognature. I danni maggiori sono per pesci, molluschi e crostacei. Là causa:' 'mancanza di depuratori. Il secondo quadro si riferisce ai residui industriali: la melma velenosa si riversa per la seconda volta sulle coste spagnole, francesi e norditaliane già infettate dagli scoli urbani. Un terzo velo è dovuto all'uso di antiparassitari in agricoltura, sciolti dall'acqua dolce di superfice e canalizzati a mare. Cromo, cloro, ammoniaca, arsenico, azoto, mercurio, zinco e sodio sono gli ingredienti che si mischiano all'acqua salata e fanno morire per prima cosa i microorganismi e il plancton poi gli animali superiori. Le coste nord dell'Adriatico, del Mar di Marmara, zone dell'Egeo e del bacino del Levante sono interessate all'azione devastatrice di questi elementi chimici. Il colpo di grazia arriva dall'inquinamento del petrolio greggio che interessa spiagge, coste e mare aperto. Ci sono ancora tratti di acque extraterritoriali dov'è consentito lo scarico a mare dei residui oleosi; solo quattro dei quindici porti petroliferi mediterranei dispongono delle attrezzature per ricevere questi residui scaricati dalle superpetroliere. La situazione è al limite di rottura. Andiamo di male in peggio: il bacino del Mediterraneo chiuso dalla strozzatura di Gibilterra permette un passaggio molto limitato delle masse d'acqua atlantiche. Un ricambio completo si ottiene in ottant'anni. Quindi per ripulire il «Mare Nostrum» dovremmo chiudere per quasi un secolo tutti i rubinetti che inquinano. Ma è impossibile. L'unica cosa che si fa, per ora, è discutere a tutti i livelli; organizzare conferenze, dibattiti e tavole rotonde. Questo stanno facendo gli esperti della pesca di 15 Paesi mediterranei, riuniti da ieri alla Fao, insieme con rappresentanti di vari organismi internazionali. La consultazione si chiuderà il 23 prossimo. Siamo, per quanto riguarda questo mare, alla sesta riunione internazionale di esperti. Roma aveva già ospitato due convegni interparlamentari; altre riunioni, in questi ultimi tre anni, si erano svolte a Monaco, Salerno e Beyruth. Il convegno di Roma, dopo aver tracciato una breve storia delle «buone intenzioni» che finora non sono approda te a nulla, si sta interessando soprattutto del problema della pesca, delle difficoltà di ordine tecnico ed ecologico, della scomparsa delle specie, dell'avvelenamento da mercurio di tonni e sardine, delle operazioni di frodo e bracconaggio. Sono problemi con risvolti economici pesanti. L'ecologia è il punto di partenza per arrivare all'uomo e alla sua lotta per la sopravvivenza. Gli esperti della Fao sono partiti per l'esame della situazione dal rapporto presentato all'ultima sessione del consiglio generale della pesca per il Mediterraneo che porta la data del '72. Ora esamineranno le fonti d'inquinamento, la legislazione esistente nazione per nazione, gli strumenti internazionali a disposizione per la lotta contro l'inquinamento. Saranno discussi una serie di principi che, una volta approvati, dovrebbero costituire la base per un progetto di «convenzione per la protezione delle risorse viventi e della pesca contro il Mediterraneo inquinato». La convenzione dovrà essere sottoposta all'esame di una conferenza dei plenipotenziari dei Paesi interessati per l'approvazione. Siamo ai tentativi per sbloccare una situazione che — dicono gli esperti — porterà al dramma ecologico nel giro di cinquant'anni. Intanto qualcosa è cambiato: non si sente parlare più d'inquinamento in modo astratto e impersonale. Il Mediterraneo è inquinato dagli inquinatori. Il concetto «chi avvelena paga» è ormai accettato da tutti come base della discussione sul futuro dei Paesi che si affacciano su questo mare. Fabrizio Carbone

Luoghi citati: Beyruth, Gibilterra, Monaco, Roma, Salerno, Spagna, Toscana