Decisioni difficili di Giovanni Trovati
Decisioni difficili Decisioni difficili (Dal nostro corrispondente) Roma, 20 febbraio. Si dice che la vitalità di un governo la si vede in pratica dalla sua produzione legislativa: se è così, il governo Rumor ha avuto una lunga pausa, soltanto interrotta dal progetto per le pensioni, progetto, tra l'altro, che dopo un cammino faticoso per le divergenze tra alcuni ministri, si avvia ad avere un difficile corso alla Camera per l'opposizione di numerosi democristiani. Ora il governo, con il Consiglio dei ministri di oggi, ha ripreso a produrre leggi, non solo, ma c'è l'impegno richiesto da Rumor a tutti i ministri di preparare con urgenza i provvedimenti che sono di loro competenza per essere approvati al più presto. Il ConsigUo dei ministri si riunirà a scadenze ravvicinate: già è annunciata una seduta la prossima settimana e in essa verrà deciso anche il giorno del referendum, che, salvo sorprese, dovrebbe tenersi la domenica 12 maggio. Le decisioni di oggi sono programmatiche (incentivi per il Mezzogiorno) e contingenti (aumento dei prezzi di alcuni prodotti). In particolare l'aumento della benzina è stato duro da decidere dopo la vicenda dei petrolieri: nell'opinione pubblica si è fatto strada il sospetto che i dati non fossero esatti e pertanto gli aumenti, almeno nella misura decisa, non giustificati. Certo che è difficile per il governo dire che la benzina va aumentata, mentre i pretori di Genova consegnano alla Camera i risultati delle loro indagini con i nomi di alcuni ex ministri che, si dice, sarebbero tuttora ministri in questa coalizione. La vicenda dei petrolieri pesa sulla classe politica, getta ombre su troppi nomi e quindi è più che mai necessario che questi nomi vengano fuori, perché è pericoloso lasciare che permanga un sospetto generale. Il governo, specie in momenti perigliosi politicamente e economicamente come questi, ha bisogno di forza, quindi di credibilità, per meritarsi fiducia. La vicenda dei petrolieri è occasionalmente legata alla benzina, ma fa parte del problema del finanziamento occulto dei partiti. Ieri su questo problema, mentre i capigruppo della Camera raggiungevano un accordo di massima sul progetto Piccoli, ha dedicato una seduta la direzione comunista. Oggi Fanfani ha riunito all'improvviso la direzione-democristiana e nel dibattito tutti hanno « auspicato » una legge, che «segni un passo importante per preservare lo svolgimento della vita pubblica da errori e disfunzioni». I partiti avvertono che non possono andare avanti sotto il peso di una domanda che dilaga per tutto il paese: da chi prendete i soldi? La difficoltà per un rapido accordo sta nel controllo: lo si è visto durante la riunione dei capigruppo ieri alla Camera, oggi c'è una frase di De Martino che lo sottolinea: il controllo è necessario, perché si gestisce denaro pubblico, ma « senza che incida sull'autonomia politica dei partiti »; che cosa vuol dire? E' qui l'ostacolo principale, che sinora ha bloccato le varie proposte succedutesi dai 1958. Oggi non è più possibile rinviare: sono le istituzioni repubblicane ohe lo richiedono. Non è ammissibile ohe un governo debba decidere un aumento di prezzo e che la gente si domandi: ma è proprio necessario? Non è ammissibile che un ministro, Giolitti, affermi che i calcoli del suo dicastero hanno accertato che il prezzo del greggio raffinato dalle compagnie è di 49 mila lire la tonnellata contro le 66 mila dichiarate dall'Unione petrolifera, senza ohe la gente si domandi: se i pretori non sollevavano la vicenda dei petrolieri, l'accertamento sarebbe stato tale da portare a simile differenza? Giovanni Trovati
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