L'uomo in gilé

L'uomo in gilé La moda maschile a Firenze L'uomo in gilé La giacca è spesso sostituita dal giubbotto o da maglioni - Ritorna con i pantaloni lunghi e con le scarpe pesanti anche il foulard legato sotto la camicia (Nostro servìzio particolare) Firenze, 18 febbraio. Una certa aria che sa di Anni Trenta, una noncurante eleganza di tono sportivo da turista inglese d'altri tempi, comodi mantelli e pantaloni ampi e, fra ruvidi Shetland, grossi tweed, gonfi knickerbocker, i colori del bosco, della brughiera, i grigi della nebbia, con qualche squillo di tìnte brillanti nel panciotto che ritorna insieme al gilè. L'uomo di inverno, presentato dai sarti italiani sulla passerella di Pitti, appare più sciolto ma anche più impreciso, perché i giacconi, molti in maglia, i giubbotti con la cintura su golf e magliette, sono in numero maggiore dei completi tradizionali col mantello: due volte su tre il mantello posa su un insieme di maglia o su un completo di camicia pantaloni e gilè uguali. Persino i soprabiti in pelle — e bellissimi ne ha disegnati Giorgio Armani per Sicons — nei toni del cuoio naturale sono così lievi da sembrare impermeabili fluidi, accentuati nella lunghezza e tanto ricchi di piegoni da accrescere la comodità del trench. Datti punta sullo spezzato di tipo particolare: la giacca è diversa dai pantaloni e dal gilè, in quanto a tono del colore d'insieme, ma in maniera quasi impercettibile, per marezzature o bottonature del tessuto; asciutta e quasi sempre ad un petto solo, con le tasche a toppa sui calzoni cadenti dritti sul piede. Il gilè gioca un suo ruolo preciso ora abbinato ai pantaloni, ora alla giacca: quando c'è, perché Datti nasconde sotto ampi cappotti sfoderati di linea trench con o senza la cintura in lama, alpaca o cammello, maglioni che imitano il lavoro ai ferri. Anche i maglioni si sono allungati, per divenire più comodi e contendono la palma dell'attualità al giubbotto, che è in maglia inglese, come tanti anni fa, con grossi bottoni, tasche e alto bordo a coste. I più simpatici portano la firma di Litrico e si scambiano il nero notte, il beige selene in girandole geometriche dall'effetto negativo positivo molto netto e puro. Non si contano poi le sciarpe da portare sul blouson o sul trench, Testa le vuole molto pittoriche per completare i suoi spezzati in fustagno e velluto stampato, i suoi mantelli in velluto mille righe grigio, per un uomo che ritorna all'abito classico, elegante ma interpretandolo con spirito attraverso l'accostamento di cachemire e donegal cheviot e fustagno, uniti per la giacca, stampati per gilè e pantaloni. L'inverno 74-75 piacerà molto all'uomo che ama sentirsi a proprio agio nell'abito: i pantaloni sono quasi sempre larghi e non solo al fondo ma sul bacino per le pinces a raggiera, i trench corti per lo sport, leggeri, svasati, sfoderati ma caldissimi o con rivestimenti interni in pelliccia. C'è una voluta trasandatezza, un flou rubato alla moda per la donna. Soltanto Piattelli e Coccoli hanno offerto della moda maschile per la, stagione fredda del prossimo anno, una visione aggiornata ma fedele a se stessa. Coccoli sente la linea sportiva bloccandola in impeccabili giacche, che hanno nel dorso una piega a soffietto sopra e sotto la martingala incrostata e, in azzurro o cammello, in quadrigliati distanti, posano su pantaloni aderenti ai fianchi e abbondanti sulle gambe. La manica raglan molto asciutta imprime ima morbidezza che non vuole apparire e allea gli abiti del mattino alla grazia spoglia dei completi da sera, in grigio o in nero, leggerissimi in cachemire. Piattelli non rinuncia alla snellezza, il suo uomo veste in blazer unito, blu fondo sui pantaloni In tartan azzurro, vinaccia, avana, verde come il gilè, su camicia di tartan di lana, soprabiti monopetto double-face fasciati da vita alta e sfuggenti sul fondo, giacconi in lambswool in tessuto o in maglia bottonata, senza nulla conceder e all'ampiezza ormai di rito. Un'ampiezza che si riflette anche nelle camicie, con motivi minuti, piccole fantasie di rigati fitti, di fincstrati, in verde, grigio, rosso vino come propone Samo in cotone, lana, seta e jersey. Ingram ha battezzato «Monsieur» la sua collezione caratterizzata dall'uso del jersey, così confortevole e raffinato da permettere la sovrapposizione di capi coordinati: casacche, giubbotti, gilè, giacche cardigan con il care che s'allarga sulla manica, camicie con care volante, in tinta unita, rosso vero, verde polveroso, viola, arancio o nei disegni del cachemire ingigantiti. Una visione sportiva ma chic, che resiste anche la sera quando il jersey si unisce al lurex fumé in disegni Principe di Galles o spinato per le camicie eleganti sotto i gilè neri. Novità anche nelle cravatte. Se ritorna il regimental con le sue righe oblique, la Diva ne interpreta lo stile intervallando zone scure ai rigati vivaci, Gallieni ottiene effetti nuovi stampando righe di colore timbrico e sfalsandone il p ritmo, su crèpe de Chine, lo stesso tessuto soffice che si presta alle cravatte regimental a sfumature di Prochowick. Il cachecol continua ad usare perché i maglioni, le magliette scollate a pullover si portano su una o due camicie con il collo a punte lunghe, aperto, e il piccolo foulard in seta fantasia, ma anche in flanella oliva e beige, vi include il suo disinvolto accento. Intanto, facendosi più comodi abiti e mantelli, il borsetto sembra scomparso e le scarpe in rosso inglese o color cognac, con prevalenza degli scamosciati, sono per lo più da infilare, senza lacci né fibbie. A suola alta e pesante, in para hanno forma moderata, punta rotonda o quadrata, come nelle calzature di Marelli, ma il tacco, per equilibrare la linea sciolta del prossimo inverno, è abbastanza alto, sfiora i cinque centimetri. Lucia Sollazzo

Persone citate: Coccoli, Gallieni, Giorgio Armani, Ingram, Litrico, Lucia Sollazzo, Marelli, Pitti

Luoghi citati: Firenze, Galles, Samo