La moralità è in rialzo di Vittorio Gorresio

La moralità è in rialzo TACCUINO La moralità è in rialzo Questo nostro Paese, più lo si scruta e meno si capisce. Stiamo facendo una grandissima storia attorno al semplice sospetto che il programma di costruire centrali elettriche a propulsione nucleare sia stato sacrificato a vantaggio delle centrali termoelettriche nell'interesse dei petrolieri: ma è una storia stravecchia. Tutto il mese di agosto del 1963 l'Italia politica fu impegnata in una polemica sulla asserita antieconomicità delle centrali nucleari. Tuonava allora l'onorevole Giuseppe Saragat attraverso i fogli della sua « Agenzia Democratica » che simili centrali sono giustificate solo per fabbricare bombe atomiche: « Costruirle per non produrre che energia elettrica, sarebbe comportarsi come chi costruisse una segheria per produrre soltanto segatura». Questa felice battuta giornalistica sull'elettricità sottoprodotto nucleare fece furore nell'estate italiana di undici anni fa, insieme a un'altra raccomandazione di Saragat che noi rinunciassimo ad una sperimentazione nucleare, attenendoci al metodo più comodo di stare invece ad aspettare i risultati delle scoperte straniere. Inutilmente VAvantìt del 25 agosto scrisse che « si impara a nuotare nuotando, e non vedendo gli altri che nuotano ». Infatti Saragat ebbe l'appoggio di una parte della democrazia cristiana (in specie della corrente centrista che face va capo all'onorevole Mario Sceiba) oltre a quello totale dell'Azione Cattolica che il 21 agosto faceva scrivere dal proprio organo di stampa, il quotidiano: « Siamo al duetto concitato: all'onorevole Saragat, che sulla questione ha assunto la difesa degli interessi della collettività e parla il linguaggio del buon senso e della chiarezza amministrativa, risponde la voce del gruppo che fa capo al segretario generale del Cnen, il prof. Felice Ippolito. Il confronto si può considerare fra due partiti: da una parte c'è il Psdi, dall'altra il Psi, portavoce dei socialisti massimalisti ». Il professore Felice Ippolito, non socialista massimalista ma segretario generale del Cnen ed assertore di una politica energetica nucleare italiana, fu in seguito condannato a varii anni di reclusione; però a nessuno venne in mente, nell'Italia di dieci anni fa, di chiamare in causa petrolieri corruttori dei politici a favore delle centrali termoelettriche. ★ ★ Altro argomento che si dibatte nella virtuosa Italia 1974 è quello dei partiti presi a nolo, tema che fino all'anno scorso non eccitava nessuno. Ancora il 13 maggio 1973 il New York Times scriveva che un ambasciatore americano a Roma, Graham A. Martin, aveva suggerito alla Cia di sovvenzionare con un milione di dollari una delle correnti della de perché formasse un governo energico e energetico, quale moltissimi hanno da sempre sognato. L'operazione allora non si fece, per l'opposizione di un dirigente della Cia: « Esiste — egli obbiettò — almeno una mezza dozzina di fu .ioni all'interno della de, e tutte manovrano per avere il sopravvento. Martin voleva appoggiarne solo una, ma in cinque minuti le altre avrebbero sbandierato ai quattro venti la storia dei finanziamenti segreti. Nei vecchi tempi, almeno, noi compravamo all'ingrosso tutti quanti». I vecchi tempi erano quelli in cui ci vantavamo noi di ricevere sussidi e sovvenzioni dagli Usa. Le elezioni del 1948 furono vinte dalla de nel non dimenticato giorno del 18 aprile (San Galdino, dal quale prende il nome il frate manzoniano alla questua di noci), anche in virtù di un manifesto che raffigurava uno sfilatino di pane resecato nella proporzione di un terzo a due, e la dicitura spiegava che quanto mangiavamo noi italiani era per un terzo farina del nostro sacco e per due terzi americana, regalata a condizione che votassimo • in un certo modo. Allora quel ricatto alimentare funzionò a dovere, ma oggi che siamo più ricchi ci è motivo di soddisfazione patriottica il fatto che i denari per il finanziamento dei partiti o per determinate operazioni politicoeconomiche sono reperibili sul mercato interno dei capitali. ★ * Essi difatti furono reperiti già una ventina d'anni fa soltanto a manovrare la gestione dell'Ingic, istituto esattore delle imposte di consumo che finanziava tutti i partiti indiffe¬ rentemente ed equamente. Era peculato per distrazione (cod. pen. art. 314) ma quando vi furono scoperti implicati, assieme ad altre 665 persone, sei senatori della Repubblica (i democristiani Giuseppe Spataro, Giuseppe Belotti e Giovanni Maria Venturi; il comunista Franco Del, Pace, il socialista Luigi Bloise e l'indipendente di sinistra Dante Rossi) il Senato respinse la richiesta della magistratura a procedere contro di loro, l'I 1 maggio dell'anno scorso. Spiegò nell'aula di Palazzo Madama il senatore democristiano Giuseppe Bcttiol, ordinario di diritto penale nell'università di Padova, che il peculato per distrazione non è un reato se commesso a favore dei partiti « che sono i supporti su cui si regge tutto il sistema costituzionale italiano », e che hanno bisogno di finanziamenti da cercare « anche fuori della cerchia dei loro iscritti, non essendo sufficiente il contributo versato annualmente dai tesserati ». Quindi, anche a cercarli nei risvolti dei bilanci dell'Ingic, dell'Enel, dell'Eni, del Cnen, dell'Unione petrolifera, dell'Onmi, sempre si tratta di operazioni che « trascendono le persone degli imputati, e vanno piuttosto inquadrate in una situazione determinata da motivi chiaramente politici ». Forse non sarà facile che passi liscia in giurisprudenza la legalizzazione raccomandata da Bettiol dei reati commessi a fini politici (dovremmo assolvere anche le Sam, le Brigate rosse, i dirottatori di aerei, i fedayn terroristi) ma nella storia del costume è da notare che in questo mese di febbraio 1974 l'Italia per la prima volta si scandalizza nell'apprendere che i partiti politici traggono finanziamenti discrezionali da fonti pubbliche e private, e che la programmazione energetica può essere subordinata a interessi di parte. Diciamo allora che a dispetto di tutto il qualunquismo nazionale, pur nella crisi generale della borsa valori, la moralità pubblica tende al rialzo. Vittorio Gorresio

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