Solzenicyn ora in Svizzera E' la residenza definitiva? di Paolo Garimberti
Solzenicyn ora in Svizzera E' la residenza definitiva? Ospite del suo avvocato Fritz Heeb, a Zurigo Solzenicyn ora in Svizzera E' la residenza definitiva? Lo scrittore espulso dall'Urss non ha fatto altre dichiarazioni - Il suo editore elvetico dice che deciderà dove stabilirsi soltanto dopo che sarà stato raggiunto dalla famiglia La catena (Dal nostro corrispondente) Mosca, 16 febbraio. «Gli affari degli avversari del comunismo vanno talmente male che essi si vedono costretti a ricorrere ai servizi di elementi criminali, di rinnegati di ogni genere, parassiti, truffatori e perfino di persone che potrebbero interessare soltanto lo psichiatra». Queste parole apparvero sulla Pravda del 17 dicembre 1970, in un articolo firmato I. Aleksandrov, lo pseudonimo di tutti gli articoli che riflettono direttamente i sentimenti del Politbjuro del partito. Quel giorno la Pravda fece tre nomi soltanto: Andrej Amalrik, Vladimir Bukovskij e Aleksandr Solzenicyn. Amalrik era stato condannato, un mese prima, a tre anni di carcere (recentemente prolungati a sei), dal tribunale di Sverdlovsk. Il 5 gennaio 1972, un tribunale di Mosca condannò Bukovskij a sette anni di Lager e cinque di confino. Solzenicyn è stato espulso dal Paese e privato della cittadinanza due giorni fa. Riletto oggi, quell'articolo della Pravda (che introduceva per la prima volta la parola «dissident» nel vocabolario russo) assume il valore di un programma. I tre nomi che vi venivano citati, e le vicende giudiziarie che vi sono state costruite attorno, restano i punti di riferimento per tracciare una mappa dell'«Arcipelago Gulag» aggiornata agli Anni Settanta. L'ondata della repressione, che ha sommerso il «dissenso» sovietico, ha cominciato a gonfiarsi con il processo ad Amalrik, ma è diventata una furia devastatrice soltanto con la condanna di Bukovskij. Dopo Bukovskij, furono processati e condannati Jurij Melnik (tre anni), Valeri]' Kukuj (tre anni), Kronid Lubarskij (5 anni), Lazar Lubarskij (4 anni), Takir e Krasin (tre anni), tutti in base all'articolo 70 del codice penale, che punisce «l'attività e la propaganda antisovietica». Decine di condanne furono pronunciate in Ukraina dopo che la Pravda locale aveva denunciato «le attività nazionalistiche» di un centinaio di intellettuali. Fu prolungata la detenzione nelle cliniche psichiatriche del generale Petr Grigorenko, di Viktor Fainberg, di Vladimir Borisov. Vennero internati in manicomio Jurij Sichanovic e Leonid Pljusc. Altri furono posti davanti a una scelta senza alternative tra il Lager e il viaggio all'estero di sola andata: Jurij Stein, Jurij Glazov, Aleksander Esenin-Volpin, Josef Brodskij, lo stesso Andrej Sinjavskij. Qualcuno, come Jurij Galanskov, moriva in un'isola del Gulag. Altri, come Valerij Chalidze, o Zhores Medvedev, venivano dichiarati decaduti dalla cittadinanza sovietica mentre si trovavano all'estero in viaggio di studio. Questa sconvolgente contabilità è sempre approssimata per difetto perché le notizie sulla repressione, ignorate salvi rarissimi casi dalla stampa ufficiale, sono frammentarie e incomplete. Spesso, quando partono dalla provincia, neppure giungono a Mosca, soprattutto da quando la polizia politica è riuscita a bloccare per sempre la Chronika Tekuscich Sobitij (la cronaca degli avvenimenti correnti), il più autorevole e preciso diario della clandestinità, morto con il numero 27, recante la data dell'I 1 novembre 1972. L'espulsione di Solzenicyn non ha chiuso la catena della repressione. Restano alcuni anelli da saldare, che corrispondono alle poche voci che in questi due giorni si sono levate, dall'interno della Russia, per protestare contro il provvedimento preso contro lo scrittore. Resta, sopra tutti, Andrej Sacharov, il fisico nucleare che, alla fine del 1970, tentò di dare al «dissenso» una struttura legalitaria, fondando il «Comitato per i diritti umani». Ma il comitato, riconosciuto da organizzazioni internazionali come la Lvga per i diritti dell'uomo, mentre le autorità sovietiche lo hanno dichiarato fuori legge, è ormai smembrato e di fatto inoperante. Con la pubblicazione di Arcipelago Gulag, Solzenicyn aveva fatto un disperato tentativo di rianimare un movimento agonizzante, riaprendo il dibattito sul «dossier» dello stalinismo, che in altre occasioni era riuscito a coagulare le forze più disparate deìl'intelligencija liberale. Ed egli vi era in parte riuscito, co- mt; dimostra il fatto che uno storico marxista quale Roy Medvedev (che in altre occasioni aveva manifestato idee contrarie a quelle di Sacharov e Solzenicyn) aveva solidarizzato con lo scrittore contro le furibonde critiche delle fonti ufficiali. Le autorità hanno intuito il pericolo potenziale insito nel tentativo di Solzenicyn e hanno messo una croce (con una decisione presa certamente dalle più alte istanze del partito) anche su questo nome della lunga lista preparata quattro anni fa. L'espulsione di Solzenicyn è, dunque, una perdita irreparabile per il «dissenso» e per tutte le forze liberali della società sovietica. Ma è anche una sconfitta per il potere costituito, che si è dimostrato ancora una volta incapace di assorbire senza panico un dibattito sulle sue origini e sul suo attuale modo d'essere. Paolo Garimberti Zurigo. Solzenicyn, a passeggio nella città, discute con un passante (Telefoto Ap)
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