Eli assolti
Eli assolti Eli assolti Stupore per la decisione presa dal giudice istruttore che ha definito lo smottamento "un evento imprevedibile e casuale " (Nostro servizio particolare) Agrigento, 16 febbraio. Stupore dopo la decisione del magistrato che ha prosciolto «per non aver commesso il fatto » ventiquattro ex amministratori, tecnici del Genio civile e del municipio, componenti della conmissione edilizia, imputati di «frana colposa» ad Agrigento. Lo smottamento, avvenuto il 19 luglio 1966, fece crollare due enormi edifici e ne danneggiò una sessantina, lasciando senza tetto diecimila persone, un quinto degli abitanti della città. Per il giudice istruttore Angelo Pane, la frana « non era prevedibile e fu un evento casuale ». Fra le persone prosciolte figurano gli ex sindaci democristiani Vincenzo Foti, Antonino Di Giovanna ed Antonio Ginex che, in seguito all'inchiesta del direttore generale per l'urbanistica, Michele Martuscelli, vennero processati e condannati per le irregolarità nel rilascio delle licenze di costruzione. Il 19 gennaio '70, il giudice istruttore agrigentino, Elio Cucchiara, predecessore del dottor Pane, aveva già prosciolto dall'accusa relativa alla frana, le stesse persone su conforme parere del p.m., perché sarebbero mancati «fatti idonei a concretare le accuse». La sentenza fu impugnata dalla procura generale di Palermo che, con ordinanza del 19 luglio del 1970, a quattro anni dal disastro che sconvolse Agrigento, ordinò di riaprire le indagini. Il p.m. Rino Cerami, chiese il rinvio a giudizio degli indiziati per il reato di frana colposa. La conclusione della seconda istruttoria, per molti aspetti è giunta inattesa: tutti prosciolti, non vi sono colpevoli. Il giudice Pane, che nella sentenza parla di «assenza di dati obiettivi» e sostiene che i periti «scambiano per reali, valori medi, che sono pura astrazione», ha criticato l'operato dei professori Lazzari e Pagano di Napoli. I periti d'ufficio nello stesso '66, stimarono che la frana avrebbe dovuto essere temuta per la natura friabile del terreno. La relazione era parzialmente di' scordante con quella dell'ingegner Grappelli (all'epoca provveditore per le opere pubbliche in Sicilia) convinto della tesi della «casualità» del disastro. L'inchiesta dunque s'è im perniata su elementi contrastanti. Il giudice istruttore ha finito col persuadersi che non al caos urbanistico di Agrigento né alla corruzione dilagante, ma al caso e alla fatali tà va addebitata la colpa di tutto. «Tantopiù — afferma il giudice nella sentenza — che già nel 1954 il rione franato 12 anni dopo era stato indicato come zona per abitazioni popolari e per edilizia scolastica, nientemeno che dagli urbanisti del provveditorato alle opere pubbliche per la Sicilia». Il dottor Pane sostiene che il Comune di Agrigento, facen do costruire nel quartiere «Addolorata» e in alcune strade limitrofe, dove poi avvennero i crolli, si limitò a prestare fede alle indicazioni fornite dall'organo tecnico superiore, appunto il provveditorato. Ma colpa non hanno, secondo il giudice, neanche i tecnici del provveditorato che redassero il precedente piano. Il piano edilizio del '54, del provveditorato, però indicava come zona residenziale anche la Valle dei Templi, una delle zone archeologiche più importanti del mondo, legitti mando cioè gli scempi urbanistici perpetrati di lì a poco Antonio Ravidà
Luoghi citati: Agrigento, Comune Di Agrigento, Napoli, Palermo, Sicilia
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