Col trench dei vecchi gangsters

Col trench dei vecchi gangsters Sfila a Palazzo Strozzi la moda maschile Col trench dei vecchi gangsters Aperta la rassegna a Firenze con 76 espositori - I modelli ripropongono lo stile Anni Trenta con mantelli morbidi e giacconi cascanti - I colori preferiti sono blu-azzurro, cammello e verde muschio ■ Impermeabili alla marsigliese come nei film sulla malavita di Bogart e Gabin (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 16 febbraio. Giunto alla sua quinta edizione l'appuntamento della moda maschile si presenta vigoroso, espanso in 76 espositori nello storico palazzo Strozzi, vivacizzato da una folla di compratori che è la migliore riprova della sua validità. Per la prima volta, a questo livello boutique, si è passati dalle piccole sfilate ad uso dei buyers negli stands, a due serate di collezioni in un grande albergo cittadino: ieri sera la ressa era notevole, tema il tempo libero, stasera promette di esserlo ancora di più, di scena i grossi nomi della moda maschile. Chi è ancora fermo all'idea di una moda riservata alla donna o quanto meno di una serie di stravaganze fatte per i giovani, ma poco accessibili all'uomo medio, dovrà ricredersi. Anche perché, dopo le necessarie stranezze per scuotere l'uomo — giovane e meno giovane — da un tipo di abbigliamento tradizionale nel senso più vieto, si torna al modo di vestire classico seppure interpretato con sciol¬ tezza, adatto quindi agli efebi come alle taglia cinquanta. «Pochi sanno — afferma Antonino Evangelisti, del Comitato moda e coordinamento media-industria — che il vero primato della moda italiana nel mondo è quello della moda maschile. Non solo perchtì esportiamo moltissimo e importiamo poco, ma perché quando i Litrico, i Brioni, i Franzoni facevano impazzire l'America, i sarti francesi e tedeschi erano ancora di là da venire. Pitti-uomo si situa in uno spazio perfettamente calibrato per la fascia di consumatori a cui si rivolge: è il gusto piegato ad esigenze commerciali che hanno il loro corrispettivo nelle cifre di vendita, è la fantasia con l'equilibrio. Poche ditte, ma adatte ad esprimere la versatilità italiana in questo settore». Sono molti fra gli stilisti e gli operatori economici a giurare sull'avvenire della moda maschile. Forse non sempre l'uomo medio sa, come la donna, cosa scegliere e cosa gli stia meglio, 'ma è indubbio clie è ormai almeno avvertito di ciò che non può più indossare senza essere al di fuori d'un mondo, in cui pure vive e lavora. Nell'uomo la motivazione narcisistica nell'acquisto dell'abito non è mai fine a se stessa, è sempre collegata alla occasione in cui metterlo, a sua volta superata da quanto l'uomo si attende dall'occasione stessa. Al contrario della donna — a parte una ristretta quota giovanile — l'uomo non ama essere il primo a portare la novità del momento; ecco perché molte delle più semplici e insième più gustose innovazioni in tema di moda maschile provengono dagli esperimenti varati con successo nelle collezioni per la donna: basterebbe ricordare, a questo proposito, l'uso ormai affermato del mantello posato non sul completo tradizionale, ma su pantaloni e maglione o maglietta più cardigan, molto confortevole anche se perfettamente virile e non solo per il tempo libero. Il pericolo della nostra moda maschile è insito nel fatto che i confezionisti italiani non esportano solo modelli, ma lavoro. Non è certo un mistero che i nomi prestigiosi della 'moda francese — per donna e per uomo — fanno fare in Italia quasi tutte le loro collezioni, beneficiando quindi, a fronte della propria creatività, d'una mano d'opera e d'una tecnologia altamente specializzate. Avviene così soprattutto per le cravatte, per la maglieria e le camicie. Pochi, ad esempio la quasi centenaria fabbrica di cravatte Gallieni, Litrico nella maglieria, Samo nelle camicie, resistono a non nascondere sotto il marchio di successo, ma straniero, la loro produzione. In quanto alla passerella di Pittì-uomo, limitata ma di alto livello, non ha avuto fin qui nulla da temere dalle grosse rassegne di Colonia e di Parigi. A Colonia, forte di oltre 700 espositori, è stata finora più importante l'edizione di agosto per la moda di primavera-estate, che quella di marzo per l'inverno, al contrario della Francia. Ora però che il SeHm, mostra dell'abbigliamento maschile alle porte di Versailles, tenta in rivalsa di incoraggiare la parallela mostra di settembre per opporsi a Colonia e se questa vorrà imprimere nuova energia alla sua edizione del prossimo marzo, può darsi che Pitti-uomo accusi il colpo. Oggi comunque, accanto ai compratori italiani, sono a Firenze i grandi complessi di distribuzione della Francia, del Canada, Giappone, Svizzera e Venezuela con un preannunciato aumento delle ditte nordamericane. La sfilata di Pitti-uomo dì ieri sera, dedicata al tempo libero e alla giornata di lavoro, introduce un prèt-à-porter informale, molto portabile, che si riporta agli Anni Trenta per l'apparenza morbida, cascante dei suoi 'mantelli e giacconi, per il tipo di tessuto che è quasi sempre il tweed, il donegal, per il colore stemperato nelle gamme del blu- azzurro, del cammello-beige, del verde selva e muschio e l'apertura offerta ai giubbetti, ai gilè, alle maglie e ai cardigan anche inclusi nell'abito più tradizionale. Se l'ampiezza, la fluidità caratterizzano la moda femminile, in perfetto carattere per accompagnare la signora è quest'uomo dell'autunno-inverno 1974-75, in tenuta rustica, in trench, creati per il freddo e la montagna, ma con un vago sapore marsigliese della Cannebìère, tanto è vero che dalle tasche gli indossatori traevano pistole giocattolo ad avvalorare l'immagine ispirata ai film di Bogart e Gabin. 1 giacconi corti, cinturati, con il soffietto centrale sul dorso, sciolto e profondo, giù da care incrostati o volanti, sono molto disinvolti, invece di costringere ammantano. Gli impermeabili, grazie alla manica raglan e alle svasature, fluttuano sul corpo, ricchi di spalloni, martingale; ì mantelli sportivi a quadretti' minuti, in gabardine, lana o velluto, anche in pelle, sono arricchiti da colli in marmotta, da preziosi interni di castorino e opossum. C'è poi la mantella con lungo soffietto, in loden verde steppa da portarsi su pantalone e maglione accordati e la mantella da sera in velluto liscio sullo smockihg. Finito inso'mma l'uomo attillato, sottile e semplicemente sciatto: la moda d'inverno è dosatissima anche quando si tratta di accordare gilè e sciarpa con il mantello, il cappello sbertucciato con il cappotto guarnito di volpe (pam pam), giocando su diverse tonalità di un unico colore, verde selva, bianco panna, grigio melange. Lucìa Sollazzo

Persone citate: Antonino Evangelisti, Bogart, Brioni, Franzoni, Gabin, Gallieni, Litrico