Le suore invitate a scioperare se la clinica rifiuta i mutuati

Le suore invitate a scioperare se la clinica rifiuta i mutuati E in corso il convegno diocesano sui mali di Roma Le suore invitate a scioperare se la clinica rifiuta i mutuati La Chiesa messa sotto accusa per le sue ricchezze - Due sacerdoti: "Siamo pronti a scendere in piazza per far valere i diritti dei baraccati" - Il dibattito, spesso molto acceso, si svolge in nove sedi (Nostro servizio particolare) Roma, 14 febbraio. In nove sedi sparse per Roma — o cinema o conventi o sale parrocchiali — 3969 aderenti al convegno diocesane promosso dal cardinal vicario Ugo Poletti hanno ascoltato un trecento discorsi dedicati all'argomento dei mali di Roma. Sommessamente, l'Osservatore romano deplora che si siano avute anche « notevoli manifestazioni di massimalismo acritico » e ne dà un sommario elenco lamentoso che può servire come interpretazione della cronaca. «E' tornata un po' alla luce tutta quella facile critica alla ricchezza della Chiesa (...). Un oratore ha auspicato che la Chiesa ceda tutti i suoi beni allo Stato, il che vorrebbe dire sopprimere le condizioni dell'autonomia della Chiesa (...) in quanto come istituzione essa fonda molte delle sue iniziative sui proventi di attività patrimoniali (...). La Chiesa, si è detto, con le sue istituzioni impedisce di fatto l'intervento pubblico: il che, oltre forzare la realtà dei fatti, suona, in ipotesi, contraddizione con i diritti della libertà e del pluralismo (...). Non è mancata la critica alla gerarchia accusata da una parte di collaborazione con il potere politico, e dall'altra di scarsa incisività nel portare avanti con coraggio un discorso realmente cristiano che rinnovi la società: ma il presente convegno ne è chiara smentita », obbietta in tono difensivo il quotidiano della Santa Sede. « Le ricchezze del Vaticano appartengono alla comunità — ha detto infatti un giovane animoso — e quindi è falso dire che le case costruite per invito del Papa a beneficio dei baraccati di Acilia sono state un regalo di Paolo VI ai poveri. E' stato un intervento di tutta la comunità, anche se ad inaugurarle è andato il cardinal vicario e a visitarle il Papa stesso la sera del 31 ottobre dell'anno — o ' a o o scorso. Ricordiamo il Vangelo di Matteo (6,2): "Quando dunque fai limosina, non far sonar la tromba dinanzi a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per esser onorati dagli uomini" ». Si è anche sentito un sacerdote, don Roberto Sardelli, rinnovare alla Chiesa l'accusa di essere stata, sin dal periodo fascista, accanto a tutti gli speculatori con puntuali funzioni di appoggio e copertura, e quindi aspramente criticare l'organizzazione stessa del convegno: « Mi domando se questo non sia il sogno, o la morte, del rinnovamento della Chiesa. Esso ha diviso e disperso le più vive testimonianze di impegno sociale. Io non vedo, qui dentro, i lavoratori, gli emarginati, i poveri, gli sfruttati, gli handicappati per i quali parliamo. Parlare di loro significa cambiare via, muoversi non nel contesto di noi privilegiati di ceto medio partecipanti al convegno, ma nel contesto dei disprezzati che sono al mondo come se non fossero ». Una minaccia Padre Anagni e don Tomma, della borgata di Acilia, hanno parlato in tono di minaccia: « Siamo pronti a scendere in piazza per far valere i diritti dei cittadini che vivono ancora sotto tetti di paglia », ha detto don Anagni, e don Tomma ha insistito: «Abbiamo marciato sul Campidoglio e torneremo a marciare se non ci daranno le case». Un portavoce deila comunità di Sant'Alessio ha detto che il convegno rischia di ridursi ad un narcotico: «Sappiamo bene che la Curia cerca di recuperare i gruppi del cosiddetto dissenso cattolico, ma mentre respingiamo l'etichetta di cattolici del dissenso, altresì rifiutiamo di farci strumentalizzare dalla Curia ». Egli ha anche proposto che sia bloccata la costruzione di nmodtlapasggilrpap4crafisn nuove chiese, riversandosi ogni mezzo finanziario disponibile in opere sociali, mentre un sacerdote, don Cutrona, ha suggerito una variazione sul tema: per la costruzione di chiese bisogna almeno rifiutare « il denaro compromettente » dei banchieri. Un altro, don Marchi, della borgata di Torre Angela, ha proposto la gogna per quattro categorie di «pubblici peccatori»; gli imprenditori che speculano, i politici che si arricchiscono, i commercianti che imboscano le merci, e poi chi fa o riceve raccomandazioni. Nelle cliniche private che non accolgono gli assistiti dalle mutue, si mettano in sciopero le suore, ha proposto Marcello Amendola, e 48 dei 52 allievi del collegio ecclesiastico Capranica in un loro documento hanno tacciato di corruttela la de, partito che accoglie speculatori nelle sue file. Un sacerdote straniero ha però ammonito: « Sembra che sia stata trovata la peccatrice pubblica e che ora si voglia lapidarla, come nel Vangelo di Giovanni (8,4-7), ma stiamo attenti nell'esame di coscienza perché noi tutti siamo responsabili dei mali della città ». Comunque, seguitandosi a parlare di politica, la de è stata raramente risparmiata. Don Luigi Sandri, direttore del settimanale Com, portavoce delle comunità di base, per esempio ha proposto: «Il convegno chieda alla democrazia cristiana di rinunciare all'uso dell'aggettivo che compare nella denominazione e nel simbolo del partito ». Ha detto poi che in virtù dei privilegi ottenuti con il Concordato, le strutture ecclesiastiche «sono quasi obbligate a mettersi in concorrenza con il sistema capitalistico, e pertanto il convegno deve chiedere al Papa l'abrogazione totale e non la semplice revisione del Concordato». Secondo don Fernando Cavadini, guida ideologica del movimento contestatore « 7 Novem¬ bre», l'origine dei mali di Roma è tutta nella struttura socialcapitalistica della città: bisogna, quindi, spostare l'asse politico più a sinistra, ed il convegno diocesano deve essere « un aito di riparazione verso le masse proletarie che hanno scelto partiti che la gerarchia ecclesiastica è arrivata persino a scomunicare, nonché verso il dissenso fiorito prima, durante e dopo il Concilio ecumenico». Senza successo, i contestatori dell'altra sponda, cioè i cattolici tradizionalisti che si richiamano ad una retriva « civiltà cristiana », hanno tentato di opporsi a don Cavadini e a don Sandri. Il loro greve leader Duilio Marchesini detto Barbarossa e uno dei suoi guardaspalle, Gianfranco Scafidi, sono stati difatti tacitati dagli addetti al servizio d'ordine, senza incidenti gravi. Chiesa e politica Sempre tenendosi in politica, l'ex abate di San Paolo dom Giovanni Battista Franzoni ha insisito sulla « indilazionabile necessità » di precisare il rapporto fra la Chiesa e le forze politiche: « Ci vuole una rinuncia chiara della Chiesa a utilizzare partiti come bracci secolari, nonché a solidarizzare col potere (...). Qui non si tratta di creare un socialismo cristiano, che in un futuro più o meno prossimo si attirerebbe le stesse critiche oggi rivolte all'attuale partito di maggioranza, ma di rifiutare per intanto il partito democristiano e poi qualunque altro possibile braccio secolare ». Nella sala stampa del vicariato, il cardinale Ugo Poletti ci ha rivolto alle 2 del pomeriggio parole amabili complimentandoci per l'interesse con il quale, « pur nella varietà delle impostazioni», noi giornalisti stiamo seguendo un convegno « che cerca faticosamente di trovare elementi di coesione». Vittorio Gorresìo

Luoghi citati: Anagni, Roma, San Paolo