Non avrebbe taciuto mai di Guido PioveneTito SansaPaolo Galimberti

Non avrebbe taciuto mai L'espulsione di Solzenicyn dalPUrss Non avrebbe taciuto mai Non cercava di essere espulso dall'Unione Sovietica, anche se questo è per lui la salvezza e la continuazione del suo lavoro. Amava il suo Paese, non voleva lasciarlo, come non l'ha voluto Pasternak. Desiderava rimanervi e continuare la sua lotta all'interno, in situazione disperata, a costo di soffrire molto di più. Qualcuno può dire che aveva la follia della croce, ma è un titolo d'onore. E' una follia rarissima, e i suoi effetti qualche volta durano a lungo. Non si venga ora a dire, perché sarebbe iniquo, che davanti al regime ha avuto anche lui le sue colpe: perché ha pubblicato all'estero i suoi libri vietati in patria, anche dopo l'ultima legge che l'Occidente non avrebbe mai dovuto accettare, e perché negli ultimi tempi le sue accuse al regime si sono fatte esasperate. La colpa è sempre di chi obbliga a ribellarsi con la persecuzione e la provocazione. Non vi sarebbe stala fuga di manoscritti all'estero né le diatribe successive, se il regime gli avesse mostrato una fac¬ cia più giusta. Non si sarebbe a questo punto se, com'era normale, le opere di Solzenicyn fossero state pubblicate, onorate, discusse, criticate in patria, e il regime ne avesse preso spunto per criticare il suo passato e il suo presente, magari anche accettandone solo in parte le conclusioni. Se non vi fosse stato l'estero, il più grande scrittore sovietico vivente sarebbe quasi tutto inedito. Uno scrittore che non può, per ragioni politiche, pubblicare i suoi libri in patria, ha il diritto, anzi il dovere, di pubblicarli fuori; se la legge lo vieta, deve disubbidirla, perché è una legge ingiusta. A chi vorrebbe censurarlo, partito, capi politici, burocrati, giurie di colleghi, assemblee, deve rispondere: occupatevi dei fatti vostri. Ma la difesa della libertà di espressione aveva in Solzenicyn motivi anche più imperiosi del solito. E' ridicolo dire che Solzenicyn è un reazionario. Soltanto, negava il sistema sovietico nel suo complesso, non essendo marxista, né di sentimenti laici, ma un socialista cristia no che professava la sua fede. Apparteneva a un genere di cristiani che sentono come dovere l'essere testimoni; non avrebbe taciuto mai. Per quanto ci riguarda, e prima ancora di conoscere la sorte dei suoi familiari, il sapere che è espulso e incolume ci dà sollievo. E' il regime che ci perde perdendolo. Sgombriamo intanto il campo da un controsenso: quello che accade nell'Unione Sovietica è un suo affare interno che riguarda soltanto l'Unione Sovietica 3 basta. Tutto riguarda tutti: quello che accade nell'Unione Sovietica in maniera speciale, giacché la dottrina marxista si è posta come universale. Diciamo allora che l'Unione Sovietica fa un grande spreco di se stessa nell'opinione altrui. Il momento, nonostante tutto, poteva esserle favorevole. Il benessere dell'Occidente declina, così anche l'affezione per la libertà. Le libertà che al suo posto ci sono offerte sono false e irritanti. La politica della distensione copre ogni cedimento. Ma l'Unione Sovietica fa di tut¬ to per fare peggio. E soprattutto per scartare quei lieviti, marxisti o non marxisti, senza cui rischia la sclerosi. Peccato. Veramente peccato. Il pretesto per mandare in esilio Solzenicyn sarà probabilmente che si è esiliato da sé, estraniandosi dal sentire il popolo russo, quel popolo sobillato contro di lui senza poterlo giudicare. Si dice che il dissenso, marxista o no, costituisca una piccola minoranza nell'unanimità generale. Ritengo invece che l'espulsione di Solzenicyn provocherà più conseguenze nell'Unione Sovietica che in questa sorda Europa dell'Occidente. Forse si avrà adesso uno sbalzo in su di quel dissenso necessario e vitale. Un esiliato è come un morto per il suo Paese, e i morti hanno più potere dei vivi. Guido Piovene (A pag. 17: Solzenicyn aspetta la famiglia, forse si stabilirà in Norvegia, di Tito Sansa. Le lacrime dello scrittore russo quando gli hanno detto: sei espulso, di Paolo Galimberti).

Persone citate: Pasternak, Solzenicyn

Luoghi citati: Europa, Norvegia, Unione Sovietica