Aperte divergenze anche tra gli arabi di Sandro Viola
Aperte divergenze anche tra gli arabi Il mini-vertice ad Algeri Aperte divergenze anche tra gli arabi (Dal nostro inviato speciale) Tripoli, 14 febbraio. II cartello petrolifero («Il più potente monopolio del1;. storia » com'era stato chiamato) sta per sfasciarsi? Dopo il colpo di scena di ieri, quando la Conferenza dei Paesi arabi produttori di petrolio è stata improvvisamente sospesa, l'interrogativo è divenuto legittimo. Ormai sede di forti contrasti politici, 11 « piccolo cartello » (vale a dire l'Opaec, il raggruppamento dei Paesi arabi che producono petrolio) ha perso la compattezza mostrata nell'ottobre scorso, quando decretando l'embargo verso 1 Paesi «non amici» aveva assunto un ruolo decisivo nel quarto conflitto arabo-israeliano. Né esiste una maggior unità al- l'interno del « grande cartello », l'Opec, l'organismo che raccoglie tutti i Paesi produttori: è noto infatti come esso sia diviso da notevoli tensioni dopo che il maggior produttore del gruppo, l'Arabia Saudita, ha annunciato esplicitamente di essere favorevole a una riduzione dei prezzi. La riunione dell'Opaec che doveva aprirsi oggi qui a Tripoli aveva in agenda, come tema principale, la questione dell'embargo agli Stati Uniti. I sei Paesi che vi avrebbero preso parte (Libia, Algeria, Arabia Saudita, Kuwait, Abu Dhabi e Qatar: l'Irak aveva già deciso di non intervenire) dovevano discutere l'opportunità di togliere l'embargo, o di mantenerlo. Beninteso, la questione era del tutto politica: l'embargo contro gli Stati Uniti non ha funzionato (stando ad alcune fonti, l'America riceverebbe ogni giorno 700 mila barili di petrolio arabo), e sussiste quindi solo sul piano formale. Ma per la diplomazia americana la fine dell'embargo ha un significato non trascurabile, nella misura in cui dimostrerebbe la completa normalizzazione dei rapporti tra Washington e i suoi alleati tradizionali nella regione, l'Arabia Saudita e gli emirati, consacrando nello stesso tempo il new deal delle sue relazioni con l'intero mondo arabo. L'Egitto, impegnando nell'operazione tutto il peso del prestigio di Sadat, aveva cercato nelle ultime due settimane di ottenere dai Paesi arabi l'assenso alla fine dell'embargo. Re Feisal era d'accordo (sia pure a disagio per il fatto che l'ambasciatore americano a Gedda aveva reso nota questa posizione un po' intempestivamente), e Feisal significa quanto meno Abu Dhabi e Qatar, e forse anche Kuwait. Contraria, invece, era ed è la Siria. A Damasco, un gesto amichevole come la fine dell'embargo (coi suoi possibili contraccolpi positivi sulla questione dei prezzi) non pub avvenire prima che si giunga all'accordo sul disimpegno Sandro Viola (Continua a pagina 2 in quinta colonna)
Persone citate: Sadat
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