Sulle elezioni inglesi l'ombra degli scioperi di Mario Ciriello

Sulle elezioni inglesi l'ombra degli scioperi I minatori fermi da sabato scorso Sulle elezioni inglesi l'ombra degli scioperi Il premier Heath accusa i laboristi di estremismo - Wilson ritorce l'accusa ai conservatori - Le conseguenze per l'Inghilterra se il conflitto governo-sindacati si prolungasse per più di un mese - Due giorni lavorativi? (Dal nostro corrispondente) Londra, 11 febbraio. E' cominciata la battaglia per le elezioni generali del 28 febbraio. Hanno parlato oggi il « premier » conservatore Edward Heatb, il «leader » dell'opposizione laborista Harold Wilson e il « leader» liberale Jeremy Thorpe. Heath ha sostenuto che l'Inghilterra ha bisogno di un « governo risoluto » che la guidi attraverso le bufere dei prossimi mesi fino a quando, fra tre o quattro anni, il petrolio e il gas del Mare del Nord porteranno crescente ricchezza. Wilson ha accusato Heath di «estremismo azzurro », dal colore del partito tory. Thorpe ha sfoderato la spada della « moderazione » liberale. La lotta politica divampa sullo sfondo del grande sciopero dei minatori, cominciato ieri e destinato ad infliggere dolorose ferite all'economia nazionale. Le scorte di carbone (da cui proviene il 70 per cento dell'energia britannica) sono abbondanti, ma enormi sono le esigenze dell'industria. Se il conflitto si prolungherà più di un mese, la settimana lavorativa ora di tre giorni dovrà essere forse ridotta a due, le acciaierie taglieranno drasticamente la produzione, centinaia di aziende si aggiungeranno a quelle che già sono sull'orlo del fallimento e i privati dovranno accettare spartane restrizioni nel consumo di elettricità. Disastrose sarebbero inoltre le conseguenze per la già precaria bilancia dei pagamenti. D'improvviso, questa sera, un barlume di speranza. I leaders dei mìneworkers si riuniranno domani per studiare «un piano di compromesso» presentato da una Merchant bank, una banca d'affari della City, a nome di un gruppo di industriali. E' un progetto in gran parte segreto, ma si sa che gli imprenditori darebbero ai minatori 80.000 sterline (120 milioni di lire) al giorno, dal primo marzo fino a quando il loro caso sarà esaminato da una speciale commissione, un periodo di circa un mese. Unica condizione: che i minatori riprendano il lavoro. E' una singolare proposta, ma la Union l'ha accolta con grande interesse. Giovedì, quando chiamò la nazione alle urne. Heath esortò la direzione dei 260 mila minatori a sospendere lo sciopero per la durata della campagna elettorale. «I cittadini potranno così riflettere e votare in un'atmosfera indisturbata». Ma l'esecutivo accolse la tesi dei suoi esponenti più duri, soprattutto quella del vicepresidente, il comunista Mick McGahey («Revocare lo sciopero significherebbe arrendersi») e respinse, con venti voti contro sei, l'appello del premier. Così facendo, i socialisti hanno raddoppiato le probabilità di vittoria dei tories. Hanno creato quella che è una national emergency economica, hanno permesso a Heath di scendere, lancia in resta, contro gli extremists nei sindacati. Oggi, il premier ha ripetuto i suoi avvertimenti, ha sostenuto che gli estremisti vogliono conquistare le Unions, abbattere il governo e minacciare il sistema democratico. E ha allungato il tiro bersagliando lo stesso Labour party. «Non vi è dubbio che il suo asse si è spostato verso sinistra. Ogniqualvolta vi è una richiesta inflazionistica, il partito non la condanna, l'appoggia». D'altra parte, in un Paese maturo come l'Inghilterra, i tories non possono insistere eccessivamente sul pericolo degli «estremismi». Correranno altrimenti il rischio d'essere accusati, a loro volta, di settarismo, di faziosità. Wilson, come abbiamo detto, ha già cominciato a giocare questa carta: e ha subito scoperto una prova del «classismo tory» in un progetto governativo che mira a far sì che gli scioperanti e le loro famiglie siano assistiti in futuro non tanto dallo Stato quanto dagli altri sindacati. Il dibattito dovrà dunque estendersi e approfondirsi: anche sulle proposte laboriste di un referendum sulla partecipazione inglese alla Cee. Mario Ciriello i a o o a

Persone citate: Edward Heatb, Harold Wilson, Jeremy Thorpe, Merchant, Thorpe

Luoghi citati: Inghilterra, Londra