Due giovani incatenati e fatti morire nel pozzo; racket della prostituzione?

Due giovani incatenati e fatti morire nel pozzo; racket della prostituzione? Ancona: orribile scoperta dei carabinieri in un casolare Due giovani incatenati e fatti morire nel pozzo; racket della prostituzione? Erano scomparsi dall'agosto scorso - Pregiudicati per furti e truffe - La loro auto bruciata (un avvertimento?) fu trovata in una zona frequentata dalle passeggiatrici (Dal nostro corrispondente) Ancona, 7 febbraio. Un oscuro delitto della malavita è stato scoperto oggi in provincia di Ancona. In un pozzo, presso un casolare abbandonato, nella campagna di Castelfidardo, sono stati trovati i corpi di due uomini in avanzato stato di decomposizione. I due erano incatenati alle mani e ai piedi; alle gambe avevano stretti dei sacchetti di plastica pieni di sabbia. I carabinieri ritengono che si tratti di due pregiudicati anconetani scomparsi nell'agosto scorso: Angelo Acerbi, 30 anni, ex pugile, abitante in via Tiziano 30, e Giampiero Lodovichetti, 37 anni, abitante in via Tronto 85. Sembra certo che siano stati gettati incatenati nel pozzo quando erano ancora in vita. La scoperta è avvenuta nelle prime ore del pomeriggio in seguito ad una lettera anonima indirizzata al comando dei carabinieri di Ancona. Nella missiva, scritta in stampatello e impostata ieri in città un anonimo informava i militari che in contrada Posso Rigo di Castelfidardo c'era un cadavere in un pozzo. Non è improbabile che l'autore della lettera sia venuto casualmente a conoscenza del delitto e abbia così voluto informare l'autorità senza «compromettersi». Il comando dei carabinieri di Ancona ha informato la tenenza di Osimo, che ha inviato una pattuglia sul posto. Non è stato facile individuare il casolare, di proprietà di tale Picciafuoco, che ha alle sue dipendenze il fattore Dante Brandom. Occupato soltanto saltuariamente come seconda abitazione, il casolare è una specie dì villetta a due piani, riadattata. Sull'aia il tradizionale pozzo per l'acqua, profondo una quindicina di metri, con l'imboccatura circolare coperta da una lastra di cemento. Per quanto il livello dell'acqua non lo consentisse chiaramente, i carabinieri hanno scorto in fondo al pozzo una sagoma umana. Con l'aiuto dei vigili del fuoco, chiamati da Ancona, è cominciato il recupero del cadavere che, come si è detto, aveva mani e piedi stretti da catene assicurate per altro con robusti lucchetti. Mentre si procedeva al pietoso lavoro di recupero della salma, i vigili del fuoco si sono accorti che sotto il primo corpo ce n'era anche un altro, anch'esso incatenato alla stessa maniera. Si trattava dell'Acerbi: aveva gli stessi pantaloni che indossava il giorno in cui si è allontanato da casa. E' accorso il sostituto procuratore della Repubblica, dott. Frìsina, che ha assunto la direzione delle indagini. Fino a questo momento è convinzione degli inquirenti che il feroce delitto sia maturato negli ambienti della malavita. Le due vittime erano pregiudicati, ma non dei «boss»: qualche furterello, qualche truffa. Non è improbabile che, vivendo ai margini anche del mondo della prostituzione, si siano trovati invischiati in affari più grandi di loro. Si pensava che fossero emigrati clandestinamente o che vivessero nascosti in qualche grande città. Un fatto oggi getta una luce ancora più sinistra sulla scoperta dell'orrendo delitto. Il 29 agosto scorso, quando l'Acerbi mancò da casa, la sua auto Alfa 1750, venne trovata in fiamme a Colonnella di Ascoli Piceno, in una zona isolata, abitualmente frequentata da prostitute. Sulla vettura non c'era nessuno. Si era pensato ad un incidente toccato ad una persona a cui l'auto era stata prestata. E quasi sicuramente o si trattava di un «ammonimento» oppure qualcuno aveva voluto distruggere, con la macchina, anche qualche prova compromettente del delitto, e. g.

Persone citate: Angelo Acerbi, Colonnella, Giampiero Lodovichetti

Luoghi citati: Ancona, Ascoli Piceno, Castelfidardo, Osimo