Napoli fra debiti e ripresa di Mario Salvatorelli

Napoli fra debiti e ripresa Intervista all'assessore socialista Labriola Napoli fra debiti e ripresa Mentre il deficit comunale ha ormai raggiunto i 1300 miliardi, si pensa ora a spendere più rapidamente per opere pubbliche il denaro stanziato dalla legge speciale per la città, 12 anni fa - Il "grande risveglio" è avvenuto di recente, dopo il colera (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 7 febbraio. Nel carosello napoletano dei miliardi, che da decenni tiene il cartellone, il numero di maggior richiamo è costituito indubbiamente dai debiti del Comune, che a fine '73 avevano raggiunto la cifra consolidata di 1295 miliardi, ai quali si aggiungeranno i 237 miliardi di disavanzo previsti per quest'anno: spese correnti ordinarie e mutui per 289 miliardi, contro appena 52 di entrate effettive. Ma un capitolo a parte, un numero non meno interessante è rappresentato dai miliardi non spesi. In dodici anni, dei cento miliardi messi a disposizione dalla legge speciale per Napoli, ne erano stati impegnati — fino allo scorso settembre — appena 20, tra lavori finiti o in corso: qualche strada, pochi spiccioli per le fognature, anche alcune chiese e 8 miliardi per l'edilizia scolastica, che è in una situazione paurosa, con tripli turni per gli studenti ed edifici di cui pochi sarebbero agibili, se si dovessero rispettare le norme igieniche, sanitarie e sociali. Dopo la scossa del colera, che portò al rinnovo della giunta comunale, qualcosa si è fatto. A fine dicembre, i miliardi della «legge speciale» impegnati erano saliti a 31. In tre mesi, quindi, si è dato corso a stanziamenti per un valore superiore alla metà di quanto si era fatto prima in 12 anni. I lavori progettati, che in settembre valevano 17 miliardi, a dicembre erano passati a quasi 30 miliardi e, sempre in tre mesi, sono stati dati in appalto lavori per 18 miliardi. Con lo sblocco della «legge speciale», si è avuta un'accelerazione dei lavori di fognatura, per i quali la Cassa del Mezzogiorno ha stanziato altri 40 miliardi, che saranno dati in appalto in primavera, oltre a 7-8 miliardi per gli acquedotti. «Quando c'è l'impegno, le cose camminano, anche a Napoli», ci dice il nuovo assessore per la legge speciale e gl'interventi straordinari, Silvano Labriola. Membro della direzione del partito socialista, responsabile per gli enti locali e, si dice, il «delfino» di De Martino, Labriola è diver ' .to assessore con il rimpas' "i ottobre della giunta. Ci riceve nel suo ufficio, in Comune, a palazzo San Giacomo, dove siamo giunti fendendo la folla che stazionava nell'androne e quella che si accalcava davanti agli ascensori, in attesa che ne uscisse qualche funzionario amico al quale esporre i propri problemi. Palazzo San Giacomo è il vero polso di Napoli, il posto più affollato, con l'eccezione, forse, di Castel Capuano, il palazzo dei tribunali, dove, oltre ai giudici, agl'imputati e ai loro parenti, centinaia di avvocati gremiscono il cortile e le gallerie, in attesa di un «ingaggio», come un tempo facevano solo gli artisti di varietà. Non è che oggi siano diminuiti i crimini contro la vita o la proprietà, tutt'altro, ma la congiuntura ha messo in crisi anche le cause civili, e indotto i contendenti a risolvere le controversie bonariamente. «Le opere pubbliche, oltre a rispondere a un'intrinseca necessità, sono come l'ossigeno per il moribondo», continua Labriola. Enumera le cause che fanno di Napoli «il terreno dì scontro più selvaggio delle forze politiche che le difficoltà economiche hanno messo in moto, in difensiva le une, all'attacco le altre». C'è l'impennata dei prezzi, che a Napoli è più aspra anche perché l'apparato distributivo è più distorto (camorra degli ortofrutticoli, dei mercati generali) ed esaspera i difetti nazionali di polverizzazione anarchica. C'è l'edilizia — che a Napoli è vitale — ferma per l'aumento dei costi e soprattutto, fino a qualche tempo fa, per l'incredibile paralisi amministrativa. C'è il settore terziario, in particolare commercio e turismo, colpito dal colera e che non permette previsioni più ottimistiche per la prossima stagione. E' in crisi quel poco di patrimonio metalmeccanico esistente a Napoli, con i problemi particolari dell'Italsider (spostamento o rinnovo) e dell'Alfa Sud (crisi petrolifera). Ma più preoccupante di tutto, secondo Labriola, è l'aspetto politico, con la destra che cerca di speculare sul disagio della città e con la democrazia cristiana che «soffre di una crisi ancora più pesante di quella di Napoli». La briola la giudica, nell'ottica locale, «un partito senza programmi, assediato dagli interessi particolari, corporativi, di gruppo, autoparalizzato dai contrasti interni e che neppure Fanfani è riuscito a smuovere ». Ci sono anche aspetti positivi: «Se non ci fossero — dice Labriola — saremmo al ni¬ cpcnpmvtlcRm1bvd—sdtslzcdnacnlczs chilismo». L'elenco è un po' più breve, un po' meno «concreto» di quello degli aspetti negativi, anche perché è tutto politico e poco economico, ma lascia «qualche prospettiva di speranza». Innanzi tutto, il blocco fascisti-sottoproletariato non si è saldato, com'era avvenuto, invece, a Reggio Calabria. L'hanno dimostrato gli ultimi episodi: 10 sciopero dei trasporti pubblici, il comizio di Roberti in via Roma. «C'erano squadre d'azione — osserva Labriola —, ma la povera gente è rimasta a casa». Aggiunge: «La saldatura, però, alla lunga potrebbe avvenire, se le cose restano come sono». Inoltre c'è la disponibilità di alcune forze reali della città a collaborare per il rilancio: dai sindacati, dove gli attuali segretari della Camera del lavoro «hanno portato un vento nuovo», agli industriali che ragionano così: fateci sapere le condizioni e noi in quelle condizioni lavoreremo, purché possiamo conoscerle. Anche la contestazione giovanile, che a Napoli si è tenuta in sordina, ha dato qualche frutto, e oggi si dichiara disponibile per un discorso politico. Sul piano economico, infine, si è registrato un successo con la costituzione del Consorzio del porto, creato nel gennaio scorso con un decreto che in questi giorni il Parlamento sta convertendo in legge. Prima ce n'era una, tra l'altro scaduta da tempo e prorogata «a singhiozzo», che riguardava solo l'Ente autonomo del porto, il litorale amministrato dal Comune di Napoli. Con il Consorzio tutto 11 golfo, da Capo Miseno a Castellammare di Stabia, viene considerato un'unica area, da riorganizzare e rilanciare con criteri di efficienza, di funzionalità, anche in relazione alle esigenze del retroterra industriale. «Questo — commenta Labriola — dovrebbe ridare credibilità al Comune. Ma non è facile dipanare la matassa di problemi che si sono addensati e intrecciati negli ultimi vent'anni». Conclude, e qui è il socialista che parla: «Alle elezioni amministrative dell'anno prossimo, se la democrazia cristiana si presenta così com'è oggi, prenderà una delie peggiori sconfitte elettorali della sua storia, a vantag- \ gsnttavr gio della destra. Se invece riesce a trovare nelle sue file la necessaria serietà di visione, tutto può essere salvato». Mario Salvatorelli