Il Consiglio della magistratura sta per decidere su Spagnuolo di Guido Guidi

Il Consiglio della magistratura sta per decidere su SpagnuoloLunga riunione, dopo l'interrogatorio Il Consiglio della magistratura sta per decidere su Spagnuolo ) (Nostro servizio particolare) Roma, 7 febbraio. Per arrivare ad una decisione sulla sorte del procuratore generale della Corte d'appello di Roma, il Consiglio superiore della magistratura ha discusso per l'intero pomeriggio sino a notte inoltrata. Dopo aver interrogato nuovamente Carmelo Spagnuolo durante la mattinata e dopo avere ascoltato i suoi chiarimenti sul contenuto delle dichiarazioni, vere o presunte, pubblicate da II Mondo e sui motivi che lo hanno indotto ad avocare a sé le indagini per taluni casi clamorosi, ad esempio quello che ha avuto coms protagonisti i dirigenti della Rai-tv, i 23 membri del Consiglio (anche oggi era assenta il Presidente della Repubblica) si sono trovati di fronte a tre soluzioni: o chiudere la pratica, ritenendo ineccepibile il comportamento del procuratore generale, o trasmettere il fascicolo al ministro della Giustizia e al procuratore generale della Cassazione per un esame della situazione e decidere se iniziare o non un procedimento disciplinare o affidare il caso ad una commissione perché inizi un procedimento por trasferire Spagnuolo ad altro incarico. I magistrati godono di un privilegio che è posto dalla legge a garanzia della loro indipendenza: sono inamovibili. Possono essere trasferiti soltanto in due casi: se colpevoli di qualche mancanza disciplinare o, seppure incolpevoli, il loro prestigio sia rimasto incrinato al punto da non consentire che possano continuare ad esercitare quella determinata funzione. Mentre a Palazzo dei Marescialli il Consiglio superiore della magistratura interrogava il procuratore generale Carmelo Spagnuolo per discuterne, poi, il caso durante l'intera giornata, a Palazzo della Sapienza la Commissione antimafia prendeva in esame l'altro protagonista di questa vicenda, che sembra ancora tutta da chiarire: il questore Angelo Mangano. Per tre ore si è prolungato l'interrogatorio con il quale, però, si sarebbe affrontato soltanto un episodio, i cui contorni sono sostanzialmente noti da tempo: l'attività di Luciano Liggio, la sua cattura a Corleone e la sua fuga dalla clinica romana dopo la sentenza di assoluzione pronunciata dalla corte d'assise di Bari. « Tutto sammato, ha detto uno dei commissari che sono stati vincolati dal presidente al riserbo più assoluto, siamo soltanto alla prefazione: la storia è ancora tutta da scrivere ». Come dire, cioè, che ad Angelo Mangano si è chiesto soltanto qualcosa che potrà poi servire alla commissione per introdurre le domande sul secondo capitolo per cui è prevista una nuova riunione mercoledì prossimo: le intercettazioni telefoniche disposte dopo la fuga di Liggio e la scomparsa di alcune bobine con la cancellazione di qualche tratto di nastro importante. Angelo Mangano è stato coinvolto in questa storia, che ha richiamato l'attenzione dell'Antimafia, da Frank Coppola. Il questore, si dice, ha avuto sempre due convincimenti: che sia stato il boss mafioso ad aiutare Liggio nella sua fuga dalla clinica romana, dove era ricoverato, e che sia stato lui ad organizzare l'attentato dal quale è scampato per miracolo. Fu da Frank Coppola che il questore andò quando nel gennaio 1970 cercò di mettersi sulle tracce di Liggio: ma il boss non gli forni alcuna indicazione utile. Due mesi or sono, Frank Coppola, incriminato per ave¬ qse Mangano e o o a i o o e o , o l ) a a o uaiao o é r re organizzato l'attentato a Mangano, al giudice istruttore che lo interrogava raccontò una storia completa e delicata: che, cioè, il questore 10 avrebbe ricattato o peggio gli avrebbe estorto del danaro. Per quale motivo? Secondo Frank Coppola, Angelo Mangano avrebbe preteso 50 milioni (in realtà ne avrebbe ottenuti soltanto una ventina) per cancellare dai nastri con le intercettazioni telefoniche alcuni nomi che al boss mafioso potevano interessare. La commissione ha preso un'altra decisione: interrogare alcuni personaggi che hanno avuto un ruolo diretto o indiretto in tutta questa storia. L'Antimafia, cioè, ha deciso di indagare ascoltando tre magistrati, un esperto di radiotecnica, un ex detenuto e forse Frank Coppola. I tre magistrati: Ferdinando Imposimato, Claudio Vitalone e Paolino Dell'Anno. 11 primo è giudice istruttore ed ha compiuto, non concludendola, l'inchiesta sull'attentato a Mangano, quella sulla speculazione edilizia a Pomezia dove Frank Coppola ha alcune proprietà immobiliari; gli altri due sono sostituti procuratori e per ragioni di ufficio ebbero a disposizione quelle bobine che sono state manipolate come ha, recentemente, accertato una perizia compiuta a Torino. Il radiotecnico è Francesco Greco che accusa il procuratore generale Carmelo Spagnuolo di avere esercitato il proprio potere oltre i limiti consentitigli dalla legge. L'ex detenuto è Salvatore Ferrara, già confidente di Mangano, il quale spontaneamente si è presentato al magistrato per sostenere che il dott. Spagnuolo aveva cercato di convincere Frank Coppola a pagare. Guido Guidi ppgII procuratore generale di Roma è stato sentito sull'intervista (vera o presunta) rilasciata al "Mondo" - II questore Mangano interrogato dall'Antimafia

Luoghi citati: Bari, Corleone, Pomezia, Roma, Torino