Kissinger ha replicato ai Nove "Non alterare gli equilibri,, di Vittorio Zucconi

Kissinger ha replicato ai Nove "Non alterare gli equilibri,, Kissinger ha replicato ai Nove "Non alterare gli equilibri,, Duro discorso (soprattutto alla Francia) : "Pericoloso fornire armi in cambio di petrolio" - Monito agli arabi 'ricatto" petrolifero - L'interpretazione Usa a non continuare il delle risoluzioni Onu (Dal nostro corrispondente) Washington, 6 febbraio. A quattro giorni dalla «Conferenza sull'energia» Kissinger replica seccamente agli europei, sempre più perplessi sull'utilità dell'incontro, ammonisce gli arabi, sempre meno disposti a interrompere embargo e restrizioni, ricorda agli israeliani che non vi sarà pace senza restituzione completa del territori conquistati nel '67 e nel '73. Un discorso duro, che conferma il pessimismo sulla validità della prossima « conferenza » e mitiga l'ottimismo su un rapido raggiungimento della pace definitiva nel Medio Oriente. Agli europei, che nella riunione di ieri a Bruxelles hanno espresso timori e resistenze ad una cooperazione energetica con gli americani, Kissinger ricorda che « accordi bilaterali e settoriali con i Paesi produttori di petrolio condurranno certamente alla rovina di tutti. Il continuo aumento dei prezzi del greggio — prosegue il segretario di Stato, oggi febbricitante, ma aggressivo — pone tutte le nazioni del mondo di fronte ad un problema che esse sono totalmente incapaci di risolvere da sole». E, per rendere ancora più chiaro il suo pensiero, Kissinger aggiunge: « Accordi bilaterali tendono a mantenere artificialmente alto il prezzo del greggio, e quindi ad essere rovinosi per i Paesi interessati. Una recessione mondiale sarebbe disastrosa per i consumatori quanto per i produttori ». Ma non si tratta soltanto di un problema economico: l'atteggiamento degli europei (e della Francia in particolare) rischia di essere disastroso anche politicamente, secondo il punto di vista americano. Infatti, dice ancora Kissinger che parlava ai rappresentanti delle tre più famose università americane, Harvard, Yale e Princeton, « alcuni Paesi, non avendo i mezzi monetari per pagare il petrolio ai nuovi prezzi altissimi, devono ricorrere alle forniture di armi per gli arabi e quindi sbilanciano l'equilibrio delle forze nel Medio Oriente », condizione indispensabile, pensa Washington al conseguimento della pace. Kissinger, che vede ormai apertamente nell'Europa un elemento di disturbo nella ricerca di nuovi equilibri mondiali, giudica infondati i timori espressi a Bruxelles sulla possibilità che la Conferenza dell'll febbraio generi un «fronte » dei consumatori ostile agli arabi. Le intenzioni Usa sono state fraintese, egli sostiene. « L'incontro non ha mai avuto lo scopo di produrre un confronto consumatori-produttori, deve tenere conto degli interessi dei Paesi in via di sviluppo, ed essere solo il primo passo verso una più larga collaborazione fra importatori ed esportatori di petrolio ». Accordi particolari sono ammissibili, dice il segretario di Stato, «ma nel quadro almeno di regole comuni di comportamento ». Agli arabi, Kissinger fa notare che gli Stati Uniti trovano sempre meno accettabile la continuazione dell'embargo e delle restrizioni. Smentendo la voce che la Siria prema sui Paesi produttori per mantenere la belligeranza energetica, il segretario di Stato afferma di avere avuto « precise assicurazioni » che l'embargo sarebbe stato tolto con l'accordo Egitto-Israele per il disimpegno delle forze: se ora le restrizioni continuassero si dovrebbe apertamente parlare di « ricatto », non più di misure tattiche comprensibili. E questo potrebbe indurre gli Usa a rivedere la loro «condotta diplomatica» nel Medio Oriente. Notiamo che è questa la prima volta che Kissinger: 1) rende nota l'esistenza di un legame petroliodisimpegno lungo il Canale di Suez; 2) usa la parola «ricatto » a chiare lettere; 3) minaccia, in maniera ancora generica, un mutamento nella strategia mediorientale di Washington. Agli israeliani, Kissinger ripete che non vi sarà pace senza abbandono dei territori conquistati ai vicini arabi, affermazione fatta probabilmente per bilanciare l'effetto dei duri ammonimenti agli arabi. « Gli Stati Uniti — dice — sono, nell'interesse della pace mondiale, sostenitori delle risoluzioni Onu che chiedono a Israele la riconsegna dei territori conquistati nel '67 e nel '73 ». Nella sostanza, le tesi espresse da Kissinger non sono sorprendenti, ma enunciate in termini particolarmente espliciti. Washington sembra cioè accettare l'interpretazione estensiva data dagli arabi alle due risoluzioni, ove ambiguamente si parla di « ritiro da territori occupati » e che ora si dovrà forse leggere « da tutti i territori occupati ». Si noti inoltre che i sauditi, sia re Feisal sia il ministro Yamani, dissero recentemente che per sospendere l'embargo essi avrebbero atteso una pubblica dichiarazione del governo americano in favore del ritiro totale degli israeliani. Washington sta dunque concedendo tutto quanto può per soddisfare gli arabi senza far pensare ad un tradimento della sua amicizia con Israele. Vittorio Zucconi