In Germania vigilia di agitazioni mentre aumentano i senza lavoro di Tito Sansa

In Germania vigilia di agitazioni mentre aumentano i senza lavoro Oggi la decisione d'un milione di dipendenti pubblici In Germania vigilia di agitazioni mentre aumentano i senza lavoro Dal 31 dicembre al 31 gennaio i disoccupati sono aumentati del 27,8 per cento, raggiungendo 620.000 unità - La relazione congiunturale del ministro dell'Economia Friderichs (Dal nostro corrispondente) Bonn, 6 febbraio. Domani si vota in Germania. Negli uffici pubblici, alle poste, alle ferrovie, negli ospedali, nei depositi dei tram e degli autobus, nelle centrali elettriche, del gas, nei mattatoi, circa un milione di dipendenti dello Stato, delle Regioni e dei Comuni iscritti ai sindacati andrà alle urne per decidere (anche a nome di quasi un milione e mezzo di non iscritti) se scioperare o no per ottenere aumenti di salario e di stipendio del 15 per cento. Oggi hanno già votato (essendo impegnati domani nel servizio d'ordine) 120 mila poliziotti, invitati a esprimersi se sono disposti a lottare contro lo Stato che si sono impegnati a servire. E' l'ora della verità, la più seria nella quale la Germania federale si sia trovata nel dopoguerra. E alla vigìlia, anziché cercare un compromesso, le controparti si sono ancor più irrigidite, gettando sulla bilancia le ultime forze, impegnando i grossi calibri. Per i sindacati ha parlato il presidente Kluncker, dicendo chiaramente: « O il 15 per cento o lo sciopero »; il governo di Bonn ha usato armi più sottili, pubblicando contemporaneamente la relazione congiunturale presentata dal ministro dell'Economia Hans Friderichs e gli ultimi dati statistici sulla situazione del mercato del lavoro, cioè della disoccupazione: sono gli ultimi tentativi per dissuadere coloro che domani e venerdì sono chiamati a decidere sullo sciopero. La relazione congiunturale esposta dal ministro Friderichs presenta — in forma intelleggibile anche agli sprovveduti — la situazione attuale e gli obiettivi che il governo si prefigge: primo, limitare l'aumento del numero dei disoccupati; secondo, arginare l'aumento del costo della vita. In cifre, il governo si aspetta per il 1974 un aumento reale del prodotto nazionale lordo fra lo zero e il 2 per cento, un aumento del costo della vita fra l'8 e il 9 per cento, la limitazione del numero dei disoccupati intorno al 2 per cento, ma « a una condizione ». E questa ;< condizione » è che stipendi e salari non aumentino in misura superiore all'8,5-9,5 per cento. Il discorso è chiaro per gli iscritti ai sindacati che domani dovranno decidere se bloccare o no la settimana prossima i punti nevralgici dell'economia tedesca: se insistete per il 15 per cento di aumenti, avremo inflazione e disoccupazione, i programmi dello Stato, delle Regioni e dei Comuni saranno messi in pericolo. La relazione governativa contiene tuttavia una parte costruttiva: dove viene annunciato uno stanziamento straordinario di 600 milioni di marchi (circa 150 miliardi di lire ) per investimenti nelle aree depresse dove vi è la più alta percentuale di disoccupazione. Il governo di Bonn (restìo a Bruxelles per il fondo regionale europeo) finanzia insomma con le proprie pingui casse un programma regionale casalingo. A fare riscontro con la relazione governativa, carica di moniti ai sindacati e ai loro iscritti, è venuta contempo¬ raneamente la relazione sulla situazione del mercato del lavoro. Da essa si apprende che dal 31 dicembre al 31 gennaio il numero dei disoccupati è aumentato del 27,8 per cento, passando da 485 mila a oltre 620 mila, mentre il numero delle persone che lavorano a orario ridotto è aumentato del 66 per cento, da 162 mila a 268 mila. Complessivamente circa 900 mila persone vivono col sussidio di disoccupazione o ricevono salario ridotto. Il presidente dell'ufficio del lavoro, Josef Stingi, nell'enunciare queste cifre ha detto che la situazione è migliore di quanto ci si attendesse. Grazie a tre fatti positivi: tra i 620 mila disoccupati — rivelano le cifre — si trovano 61.500 lavoratori stranieri: tra essi 12.500 italiani. Il dato che manca però ancora una volta, e che tanto l'ufficio centrale del lavoro quanto il ministero del Lavoro a Bonn affermano di non possedere, è quello dei lavoratori stranieri che, dopo avere perduto l'occupazione e la casa in Germania, sono rientrati in patria. Non essendo in cassa d'integrazione non sono registrati da alcuna parte e nessuno (almeno ufficialmente) sa quanti essi siano. Tito Sansa

Persone citate: Hans Friderichs, Josef Stingi

Luoghi citati: Bonn, Bruxelles, Germania