Perché è in anniento il costo del denaro

Perché è in anniento il costo del denaro Nuovi timori nel mondo produttivo Perché è in anniento il costo del denaro Il fenomeno è avvenuto quasi all'improvviso, proprio quando i tassi attivi verso la clientela primaria erano in netta diminuzione - Le tre ragioni principali Roma, 6 febbraio. Il mercato azionario italiano ha oggi interrotto la marcia ascensionale avviata ieri con un rialzo di oltre il 2,60% sulla scia dei commenti intorno alla notizia che le maggiori banche italiane avevano deciso di generalizzare l'aumento di un punto percentuale dei loro tassi di interesse sui prestiti. La Borsa è apparsa colpita dalla decisione sia per il generico timore di riflessi sul mondo della produzione, che per quello più specifico che venga a salire in misura corrispondente il tasso d'interesse applicato sul denaro che le banche « prestano » per le operazioni di Borsa. Molti operatori prevedevano già ieri, per i prossimi riporti, non solo un rincaro dei tassi ma addirittura un netto taglio al denaro disponibile. Quali sono le ragioni che hanno portato a questo improvviso capovolgimento della situazione della liquidità? Il fenomeno si è verificato quasi all'improvviso, proprio quando i tassi attivi verso la clientela primaria erano in netta diminuzione. Tre sono state le ragioni principali che hanno determinato questa rapida inversione di tendenza. La prima riguarda l'andamento stagionale della liquidità che ha determinato verso gli ultimi giorni dell'anno un maggior ricorso delle banche all'Istituto di emissione e quindi un maggior volume di rimborsi verso la metà di gennaio. La seconda riguarda il pagamento, avvenuto intorno al 25 gennaio, delle somme per la riserva obbligatoria calcolata sui depositi in essere al 31 dicembre, depositi che sono, come al solito, piuttosto elevati sia per cause stagionali, sia per ragioni di « estetica di bilancio ». La terza ragione si riferisce all'approssimarsi della scadenza del 31 marzo, quando le banche dovranno presentare alle autorità i conti relativi ai fidi concessi alla clientela, fidi che, secondo le disposizioni del luglio scorso, non possono essere superiori del 12 per cento all'ammontare dei fidi in essere al 31 marzo del 1972 fatta eccezione per le imprese di piccola dimensione). I versamenti all'Istituto di emissione hanno ovviamente ristretto la base monetaria in misura maggiore di quanto le stesse banche non si attendessero, mentre l'approssimarsi della scadenza del 31 marzo sta costringendo molte banche a fare pressioni sulla clientela per costringerla a rimborsare la parte di fidi eccedente il limite stabilito. Uno degli strumenti più immediati di pressione è quello del tasso d'interesse. Il tasso è stato così portato in poco tempo dal- l'8,50 al 10,50 per cento per la clientela primaria, con una media dell'll per cento per il resto della clientela. Si possono fare previsioni circa l'evoluzione della situazione nel breve termine? A questa domanda i responsabili della gestione di tesoreria delle banche si dimostrano piuttosto reticenti. Tuttavia le loro previsioni, sia pure condizionate pesantemente dall'evoluzione della situazione politica ed economica generale, sono verso un allentamento della tensione della liquidità sul mercato interbancario e verso un mantenimento degli alti tassi attivi almeno fino a marzo. Infatti, l'adeguamento della riserva obbligatoria ai depositi in essere al 31 gennaio, se effettuato anticipatamente come sembra voglia fare la Banca d'Italia, dovrebbe portare nuova liquidità sul mercato nei prossimi giorni, mentre gli attuali elevati tassi della lira rendono nuovamente conveniente la stipulazione di accordi swaps in dollari con l'ufficio italiano cambi. In sostanza, le banche prendono in prestito dollari sul mercato internazionale ad un tasso inferiore al 9 per cento, cedono questi dollari alla pari (cioè con clausola di riacquisto allo stesso prezzo) all'Uic e ricevono in cambio lire. Il costo delle lire così ottenute è quindi pari al costo dei dollari sul mercato internazionale. In questo momento l'approvvigionamento sembra conveniente per le banche, mentre l'Uic riesce ad introitare un po' di valuta che data l'attuale situazione non disturba certo. I tassi attivi bancari (quelli verso le imprese), invece, dovrebbero rimanere su livelli elevati, perché le restrizioni imposte dalle autorità all'offerta di credito da parte delle banche costringono di fatto le aziende di credito a far pagare di più il denaro, indipendentemente dall'abbondanza e dal costo della provvista. (Radiocor)

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