E' ancora un misterioso personaggio mandante del "mostro,, di Marsala di Luciano Curino

E' ancora un misterioso personaggio mandante del "mostro,, di Marsala Sicuro che non ha agito da solo, ma chi l'ha aiutato? E' ancora un misterioso personaggio mandante del "mostro,, di Marsala Secondo la sentenza istruttoria, Michele Vinci sarebbe stato indotto ad agire da qualcuno che aveva interesse a sopprimere la piccola Antonella Valenti - E' difficile accertare, però, che il responsabile sia il prof. Nania, il quale continua a sostenere la sua innocenza (Dal nostro inviato speciale) Marsala, 6 febbraio. Dal 26 novembre il professor Franco Nania è nell'assoluto isolamento del carcere San Giuliano di Trapani perché Vinci lo ha accusato di essere l'organizzatore e il mandante del rapimento delle bimbe di Marsala. Michele Vinci non è davvero la bocca della verità, e questa sua accusa è sbalorditiva. Ma ha fatto scattare le manette dei carabinieri e ha messo in moto la macchina della giustizia. Su un punto Vinci pare sincero. Quando afferma di non essere stato solo nel misfatto, ma di essere stato costretto da un organizzatore e mandante. E' il misterioso personaggio della sentenza istruttoria, la quale afferma che «Vinci non ha agito da solo, non ha rapito le tre bambine per una finalità propria, verosimilmente è stato indotto ad agire da parte di qualcun altro, che aveva interesse a sopprimere Antonella Valenti e a farne ritrovare il cadavere». Che poi l'organizzatore e il mandante sia il professor Nania, come sostiene Vinci, resta da provare. Egli potrebbe e i l e e a a i . n , o e , e d la . l aee essere calunniato, vittima di una diabolica trappola. Questo è appunto quanto Franco Nania va ripetendo da quel mattino del 26 novembre, quando i carabinieri sono andati a prenderlo nel suo ufficio (è direttore della fabbrica del fratello Benvenuto, la Cartotecnica Sangiovanni). Dice Nania: «Vinci è pazzo. E' uno che non ha più nulla da perdere e tenta in qualche modo di diminuire le sue responsabilità. Ha fatto il mio nome come avrebbe potuto fare il nome di qualsiasi altro». I giorni scorsi è stato messo a confronto con Vinci (esclusi i difensori, presenti solo il procuratore di Marsala dottor Paino, il giudice istruttore dottor Troise e il cancelliere). Nulla si sa di questo confronto, se non che è durato più ore ed ha avuto momenti drammatici. Vinci avrebbe insistito nell'accusa: «Ormai non mi fai più paura. Quello che ho detto al processo è la verità: sei stato tu a minacciarmi e a costringermi di portarti mia nipote Antonella giurandomi che non le avresti fatto del male». Nania avrebbe risposto con sicurez- za: «Sei pazzo e al nuovo processo sarai ancora solo». I difensori di Nania, avvocati Seminara di Palermo, Andrea Pellegrino di Marsala e Barraco di Mazara, ritengono che l'inchiesta si concluderà presto e in modo soddisfacente. Dice l'avvocato Seminara, uno dei più noti penalisti siciliani: «Contro Nania c'è soltanto la parola di Vinci. Abbiamo chiesto subito la formalizzazione della inchiesta, che se da un lato costringe il mio cliente a rimanere in carcere più a lungo, dall'altro gli consente una completa riabilitazione». Vinci e Nania lavoravano assieme una quindicina di anni fa in un negozio di elettrodomestici di Marsala. Vinci aveva 17 anni, era commesso; Nania. trentenne, radiotecnico. Parecchi anni dopo il professore raccomandò Vinci al fratello Benvenuto e lo fece assumere come fattorino di fiducia alla «Sangiovanni». Franco Nania, per qualche tempo e fino a due anni fa, era insegnante alla scuola media di Pantelleria. Faceva il «pendolare», ritornando a Marsala il fine settimana. Il 21 ottobre, giorno del rapimento delle bimbe, era a Pantelleria, ma l'alibi non è di alcun valore se, come afferma Vinci egli è il mandante. Dal 23 al 28 ottobre Nania era a Marsala. Lasciata la scuola di Pantelleria, si è occupato a tempo pieno nell'azienda del fratello diventandone direttore. Trascorreva di solito la giornata, talvolta anche la domenica, chiuso in laboratorio occupato in ricerche ed invenzioni. Scapolo, riservato, taciturno, ha abitato con la madre fino a un anno fa, quando è morta. Poi è vissuto solo. Dopo l'arresto i carabinieri hanno perquisito il suo alloggio e avrebbero trovato, tra album di fumetti e riviste di radiotecnica, i giornali con la cronaca del delitto di Marsala e anche alcuni settimanali. In ogni caso, questo non significa nulla. Dicono anzi gli innocentisti: «Quale colpevole sarebbe tanto incauto da tenere questa roba in casa?». Nell'abitazione di Nania sono stati sequestrati anche alcuni filmini. In uno vi è una breve sequenza (un centinaio di fotogrammi) con una giovane donna che esce di casa, sorridente. In base ad alcuni particolari, il giudice ha potuto datare la ripresa: risale a nove anni or sono. La giovane, che è molto bella, assomiglia straordinariamente a Maria Valenti, la madre di Antonella. Nania ha sempre negato di conoscere la signora Valenti. Si attende comunque il risultato di una «perizia somatica» per affermare con certezza se il personaggio del filmino e la madre di Antonella sono la stessa persona. L'aw. Marrone, procuratore dei Valenti, dice: «Se effettivamente Franco Nania ha filmato Maria Valenti, ciò potrebbe significare che egli, all'insaputa della madre di Antonella, covava da ben nove anni un interesse che è finito per diventare morboso». Ma al punto in cui sono le cose, non si può dare un significato determinante a questo spezzone, che risulta girato da un'auto in corsa. Potrebbe essere una coincidenza. Potrebbe essere soltanto l'immagine di una bella donna (sia o no la madre di Antonella) «rubata» in strada da un cineamatore. La signora Valenti ha sempre ripetuto di non conoscere Franco Nania. Non c'è ragione per non crederle. E' convincente quando dice: «Che madre sarei se tacessi davanti al cadavere di mia figlia? Che donna sarei se proteggessi con il mio silenzio l'assassino di Antonella?». E grida: «Ma perché quello là non si decide a dire la verità?». Quello là è il cognato, Michele Vinci, che dopo avere sostenuto per due anni una «verità», clamorosamente ne ha fatto esplodere una seconda, ma nessuno può affermare che sia quella definitiva e che non rischi, invece, di fare altre vittime. Luciano Curino