Londra: lo sciopero a oltranza dei minatori da domenica

Londra: lo sciopero a oltranza dei minatori da domenica Londra: lo sciopero a oltranza dei minatori da domenica Una prolungata astensione dal lavoro provocherebbe la riduzione della settimana lavorativa, nelle industrie, da tre a due giorni, l'aumento della disoccupazione e un grave disavanzo della bilancia dei pagamenti - E' stata richiesta la solidarietà degli altri sindacati (Dal nostro corrispondente) Londra. 5 febbraio. Alla mezzanotte di sabato i 260 mila minatori cominceranno uno sciopero ad oltranza di cui è impossibile immaginare tutte le conseguenze economiche e politiche ma che, senza dubbio, renderà più doloroso il lungo travaglio britannico. Se lo sciopero durerà più di due o tre settimane, la già inquietante crisi dell'energia diverrà drammatica, la settimana lavorativa dovrà essere ridotta da tre a due giorni, la disoccupazione dilagherà, numerose aziende dovranno sospendere la produzione e la bilancia dei pagamenti precipiterà in un disavanzo pauroso. L'incubo è divenuto realtà. E, purtroppo, nulla induce a sperare in una ripresa dei negoziati, in un salvataggio in extremis. La lotta tra governo e sindacato dei minatori sarà questa volta più dura che nel '72, quando la Union vinse dopo 50 giorni di sciopero. Sarà più dura perché il premier Heath è deciso a non cedere, e ne è prova tutta la sua condotta in queste undici settimane durante le quali i minatori si sono battuti astenendosi dagli straordinari. E perché, in questo con- flitto, i 260 mila miners riceveranno forse il concreto appoggio degli altri sindacati. Il segretario generale della confederazione sindacale ha esortato questa sera tutti i lavoratori a rispettare i picchetti che i minatori disporranno attorno ai grandi depositi di carbone e alle centrali termoelettriche. Questa è infatti la strategia dei minatori, impedire il movimento di combustibile. Lo ha annunciato, con tono di sfida, il presidente dei minatori, Joe Gormley, subito dopo l'ultimo e fallito incontro con i rappresentanti del governo. « Bisogna far sì che i rifornimenti di carbone o di altri combustibili non siano trasportati da una parte all'altra del Paese. Noi amemo picchetti 24 ore su 24, ma ovviamente non possiamo far tutto. Ecco perché gli altri sindacati devono cooperare con noi. Più breve sarà la battaglia, meglio sarà per tutti ». I minatori hanno « garantito » carbone soltanto agli ospedali, alle scuole e agli anziani: «Anche se dovremo portarlo con le nostre mani». Bisognerà vedere adesso se la solidarietà delle altre Unions sarà passiva o attiva: in altre parole, se ordineranno ai loro iscritti — ai camionisti con il carbone, ad esempio — di arrestarsi dinanzi ai picchetti o se si spingeranno oltre e spalleggeranno i minatori con proprie iniziative. La prima tattica sembra la più probabile: ma chi osa azzardare previsioni? E non è l'unico interrogativo, ve n'è un altro che domina la scena: cosa farà adesso Heath? A prima vista, ha tre scelte: accettare la sfida dei minatori e sperare che si arrendano prima di lui; avviare nuovi negoziati durante lo sciopero; indire elezioni generali, nel tentativo di tornare al potere con una nuova e più robusta maggioranza. Il fatto è che un successo elettorale di Heath non pare oggi sicuro come pareva esserlo qualche settimana fa. E' sempre probabile, non tanto per le virtù dei tories quanto per i peccati dei laburisti, divisi e confusi: ma sono sorti dubbi. Non tutti giudicano benevolmente la fermezza di Heath nelle trattative con i miners, per molti è « caparbia intransigenza », e lo accusano di aver spinto il Paese verso un'evitabile trauma economico e sociale. Heath ha detto oggi ai Comuni che i minatori « non sono mai stati veramente disposti a negoziare », ed è vero: ma un compromesso era impossibile tra due parti arroccate su due inconciliabili « principi ». Per Heath, non doveva essere violato il principio che impone un limite alle richieste salariali in questa « fase tre » della campagna antinflazionistica; per i minatori, non doveva essere calpestato il loro diritto ad avere, subito, qualcosa più degli altri, in considerazione delle loro basse retribuzioni e della loro disumana fatica. Grande è la simpatia per i minatori, anche tra chi depreca lo sciopero. Non era proprio possibile un'eccezione per questa ed altre speciali categorie? I minatori inglesi sono i peggio pagati d'Europa, guadagnano sulle 36 sterline lorde la settimana, 54.000 lire, meno di una segretaria a Londra e lavorano tuttora in condizioni deplorevoli. Potevano essere meno ostinati, ma è arduo dirlo a chi è marchiato da secoli di sfruttamento. Mario Cìriello Joe Gormley

Persone citate: Joe Gormley, Mario Cìriello

Luoghi citati: Europa, Londra