"L,, come liberazione

"L,, come liberazione In scena al Ridotto del Romano "L,, come liberazione Con il lavoro di Mario Contini, il "Gruppo Teatro 2" ha presentato anche "L'artrite" di Guy Foissy Nel suo nuovissimo lavoro, «L» come liberazione, che il Gruppo Teatro 2 presenta al Ridotto del Romano con un altro atto unico. L'artrite di Guy Foissy, Mario Contini cerca di dimostrare come si possa ancora spremere qualche sugo dal «triangolo» caro al teatro otto - novecentesco non solo rinfrescandone le tecniche di rappresentazione (teatro nel teatro, iterazione, gestualità, riduzione della parola a fonema e via sperimentando), ma ammodernandone i contenuti e anche ampliandoli sino a introdurre, ad esempio, Ir componente omosessuale o a configurare l'amore di gruppo. Cancellata dal regista-attore una situazione di partenza volutamente tradizionale, i tre interpreti vuotano il sacco, letteralmente, dei loro ricordi, sentimenti e desideri rappresentando altre situazioni, nostre di oggi, come ironicamente suggerisce il finale con un pannello che improvvisamente s'accende di tricolore, mentre gli attori scendono in platea a mostrare le stimmate che testimoniano la loro sofferenza e, si suppone, quella degli spettatori. Qui la o, il al n di ni si lo o e e e, ane nd oaon i criri oie vooe a e, a simbologia è facile, e anche un tantino ovvia, in altri momenti lo è meno per un difetto di chiarezza che sospende la commedia nel limbo delle astrazioni anche se non impedisce di cogliere in essa un'autentica ansia di dire. Meno oscura del testo, la regia di Pier Giuseppe Corrado traccia agli attori un sentiero abbastanza visibile sul quale la disinvolta Mirella Barlesi procede con il passo sicuro di una femminilità in ogni caso trionfante, mentre Vittorio Borani e Lino Totaro talvolta indugiano irretiti dall'ambiguità delle loro parti. Con questi due diligenti attori, lo stesso Corrado è poi il regista e il protagonista, con misurata comicità resa più efficace da una puntigliosa caratterizzazione, di un atto, composto dal francese Guy Foissy intorno al '65 ed egregiamente tradotto da Gian Renzo Morteo, nel quale la malattia del titolo è il buffo pretesto di un marito desideroso di sbarazzarsi della moglie per tirare sul prezzo nelle trattative con il sicario. Entrambi i lavori hanno avuto cordiali accoglienze. a. bl.

Persone citate: Gian Renzo Morteo, Guy Foissy, Lino Totaro, Mario Contini, Mirella Barlesi, Pier Giuseppe Corrado