Vecchio stile della nonna di Clara Grifoni

Vecchio stile della nonna I giovani stanno riscoprendo la moda degli Anni 30 Vecchio stile della nonna Tornano la pettinatura alla Rodolfo Valentino, i calzoni alla zuava, il "ballo liscio", gli abiti delle dive del "muto" - Nostalgia anche nel cinema e nella letteratura - Snobismo o romantico hobby? E' tornata la pettinatura alla Rodolfo Valentino e, di conseguenza, la brillantina. E' tornata la gonna-pantalone in compagnia del pantalone alla zuava, per consacrare il «boom» della bicicletta. A Parigi, in un ballo di stagione, non folleggiato gli Anni 30: le signore del jet-set vi sono comparse vestite, o travestite, da dive del muto, in un delirio di boccaloni, pennacchi, pizzi Chantilly, volpi con testa e coda. A Londra il più decadente kitsch trionfa su cinque piani in High Street Kensington, qui ha una boutique-magazzino Biba, che si è smisuratamente arricchita col granny look, lo stile della nonna (le site indossatrici hanno la bocca a cuore come le vecchie bambole di biscuit e portano lunghi abiti di satin color crema o vestaglie bordate di struzzo che incanterebbero Mae West). Nelle sale da ballo, valzer e tango hanno spodestato lo shake e il jerk. «Soltanto la domenica pomeriggio, quando vengono i ragazzini — informa il direttore d'un noto dancing — l'orchestra suona un valzer ogni cin¬ i ' n a l , e o , , a e a a e o i o . e ¬ que o sei shake. Nei giorni feriali, con un pubblico dai venticinque anni in su, un unico shake per sera, ballato da quattro coppie su ottanta ». Negli ultimi anni, la parola evasione s'è meritata Veti- \ chetta «commerciale», dando il via a un largo giro di affari: sull'evasione dalla routine prosperano le compagnie di viaggi; sull'evasione dal presente, ora nel suo pieno, prosperano tutte le attività «retrospettive». La gente si china sul passato come gli storici, i memorialisti e ì malinconici. Ma più che la malinconia entra nel gioco la nostalgia del «buon vecchio tempo», che è sempre quello d'ieri. I ritorni sentimentali all'ieri sono esistiti in ogni epoca; mai però hanno assunto, come oggi, il carattere d'una fuga all'indietro. Mentre il mondo corre verso il futuro, si cercano nel passato puntelli cui afferrarsi, immagini, cose d'una vita diversa (cose che non venivano buttate dopo l'uso, cose che duravano). Questo fenomeno non riguarda solo gli adulti, coinvolge anche i giovani. Le ragazze vestite da \ nonne premature, truccate coi lividastri fards anteguerra, i ragazzi impomatati o cotonati mettono sul giradischi Dove sta Zazà riesumata da Gabriella Ferri, la grande cantante del momento o Les feuilles mortes di Jacqueline Francois da poco riprodotto (anche per i discografici, il passato diventa avvenire). Gli editori che sentono come tira il vento, sfornano in edizione economica i libri di Pierre Loti, Henri Bordeaux, Gyp, Ardèle, la baronessa Orczy, Giulio Verne (si trovano persino Verne che Verne non ha mai scritto ); Eleonora Glynn è agli avamposti sul fronte del lattemiele, Liala va per la maggiore. « Capita ogni giorno — dice il grande libraio — di sentirsi chiedere "Mi dia qualche vecchio romanzo" ». Nel passato attingono ispirazione i registi più famosi, da Visconti a Fellini, resuscitando coi loro film un universo frusciante di rasi ingialliti. Quegli stessi che le teen-agers cercano nei mercati delle pulci, insieme ai pendoli da caminetto e alla lampada Tiffany. La passione per il vecchio diventa passione per l'antico, quando il rimpianto ha quattrini. Per il noto antiquario, specializzato nel Luigi XV e XVI, non sarebbe questione di soldi, ma di gusto. « I nostri clienti non sono quasi mai figli di papà. Di solito, fino ai trent'anni si accontentano di quel che gli offre l'arredamento moderno. Poi desiderano avere intorno cose che abbiano vissuto. Fra l'altro, chi resta nel moderno deve aggiornarsi ogni sei mesi ». Chi può spendere quaranta o cinquanta milioni per riattare il ciabot, vuole i camini, le madie, i ferri battuti (sia pure con Anta ruggine), le travi (magari in plastica). Sul prato ha l'automobile d'epoca, oppure il calesse. Le restrizioni, accettate con « spirito civico » dagli italiani, hanno assecondato in molti la nostalgia del passato. Di domenica si rigioca a tombola nelle famiglie, e s'improvvisano spettacoli coi burattini. Si va a spasso. O ci si leva il capriccio di percorrere la città a cavallo, come ai tempi dei fiacre. Anche l'evasione ha i suoi standings; ma va detto che lo sport equestre si è parecchio democratizzato. Una lezione d'ippica costa 3000 lire; per 4000 all'ora è possibile noleggiare un brocco. I centri ippici, che nel '66 erano 9 in tutto il Piemonte, oggi sono 20 e il numero dei cavalli da sella è passato da 4000 a 10 mila (2800 da competizione). Il «rifiuto del presente» assume tante forme, è diffi¬ cinngetotuficuteqilchtrsema esasidsipcuqbPptepringR(sd«dletomsm«sliTloumnpsdurct—rcstrlacfs cile elencarle tutte; non meno difficile è spiegarlo. Dicono i sociologi che nessuna generazione si è ancora potuto adattare alla violenta rottura delle consuetudini, verificatasi in mezzo secolo; per cui si cercano passerelle da tendere fra la realtà d'ieri e quella d'oggi. Sarà. Ma resta il fatto che la nostalgia, anche fuori della politica, è una trappola; quando non rappresenti uno snobismo o un romantico hobby, può condurre a un pericoloso sfasamento. Clara Grifoni

Luoghi citati: Londra, Parigi, Piemonte