Le mutue devono pagare debiti di oltre 67 miliardi agli ospedali

Le mutue devono pagare debiti di oltre 67 miliardi agli ospedali Il sollecito del ministero della Sanità servirà a qualcosa? Le mutue devono pagare debiti di oltre 67 miliardi agli ospedali Il maggior credito è quello del S. Giovanni: 30 miliardi - Il presidente Martini: "La situazione è insostenibile" - Gli amministratori: "Gli anticipi bancari ci mangiano milioni di interessi" Dopo la protesta del presidente della Regione, aw. Oberto, che segnalava la situazione deficitaria degli ospedali con minaccia di paralisi totale, il ministro della Sanità ha Inviato nei giorni scorsi a tutti gli enti mutualistici un telegramma per sollecitare 11 pagamento delle rette, invitandoli a «disporre tempestivamente adeguate rimesse». Una boccata d'ossigeno per gli ospedali della città, che vantano complessivamente nel confronti delle mutue oltre 67 miliardi di crediti? «E' certo che siamo ad un punto critico, ed una soluzione bisogna trovarla per forza» afferma il geometra Martini, presidente del San Giovanni che, in attesa di rimborsi per trenta miliardi, risulta 11 maggior creditore degli enti assistenziali. «Su una retta di 22 mila lire per il '73 — prosegue il presidente — l'Inam (che da solo è debitore del 50 per cento circa della cifra) ci rimborsa 7500 lire, corrispondenti alla retta del 1969. Questo divario aumenterà ancora nell'anno in corso, col lievitare del costo della vita, anche se nella nostra delibera siamo riusciti a contenere il rincaro della quota giornaliera di degenza portandola a 26.350. Resta una delle più basse, e vi sono già compresi gli oneri maggiori che porterà il nuovo contratto». Nonostante ciò 11 complesso del San Giovanni deve continuamente aumentare le richieste di anticipazioni alle banche, per far fronte a spese di personale e fornitori. 1 quindici miliardi di prestiti sono divenuti cuciono in gennaio: al tasso del nove per cento, quasi un miliardo e mezzo di interessi passivi annui. Sono cifre che sintetizzano una situazione veramente drammatica, e quel ch'è peggio danno la sensazione di una spirale senza fine. «Eppure gli ospedali non possono risolverla in alcun modo — conclude 11 geometra Martini — dato che solo le spese per il personale incidono sulla retta al 63-64 per cento». Il mancato riconoscimento degli aumenti deliberati dal consigli di amministrazione degli ospedali ed approvati dal Comitato regionale di controllo è dunque la causa primaria della crisi. Con l'appoggio del ministero del Lavoro la maggior parte delle mutue rimborsa gli ospedali con somme corrispondenti alle rette di cinque anni fa. Al Sant'Anna, dove la quota di degenza è per il '74 di 30 mila 470 lire al giorno, la differenza risulta gravissima. «Il nostro credito con le mutue è di otto miliardi e 689 milioni al 30 novembre dell'anno scorso — afferma il direttore amministrativo, dottor Valenti —. L'Inam, che ci corrisponde la retta del '68 (6620 lire con maggio! a- zlone del 60 per cento circa), è debitore dt oltre sette miliardi. Per il pagamento degli stipendi e gli acquisii dt massima urgenza starno giunti a 6 miliardi e 300 milioni di anticipazioni bancarie: teoricamente il bilancio è In attivo. Se l'Inam desse subito metà della cifra la situazione migliorerebbe notevolmente, potremmo sospendere i prestiti e diminuirli, tacitare i fornitori». Il Nuovo Martini, aperto nel dicembre 1970, ha le medesime difficoltà: 3 miliardi e 850 milioni di crediti al 31 ottobre scorso, un miliardo e mezzo di debiti e due e mezzo di anticipazioni. La retta, dt 26 mila lire per il '74, era lo scorso anno a circa 20 mila. «Solo l'Inali, Enpas ed Enpadet la rimborsano per Intero — dice l'avvocato Dezani, commissario dell'ospedale —. Inam, Inadel e mutue commercianti ed artigiani pagano circa settemila lire, quella del coltivatori da tre anni non paga più nulla per mancanza di fondi. E noi per versare stipendi e contributi gettiamo 225 milioni di interessi annui. Questo invito-ordine del ministro potrebbe servire almeno a far dare un acconto; in ogni caso gli enti mutualistici de vono aggiornare come minimo i rimborst alla tariffa del '70, dodicimila lire». Sono le stesse argomentazioni portate da presidenti e direttori amministrativi di altri ospedali. San Luigi: su dieci miliardi di bilancio — dice il direttore amministrativo dottor Romano — sei miliardi di crediti (erano cinque e ottocento milioni due mesi fa: un incremento pauroso di cento milioni al mese). Maria Vittoria: 5 miliardi e 600 milioni di crediti, quattro di anticipazioni. «Su una retta dt 29 mila lire — dice il direttore amministrativo ragionier Enria — l'Inam (debitore del 70 per cento) ha rimborsato nel '70 e '71 le 7980 lire del 1969 con maggiorazioni percentuali. Poi, venuta a mancare l'autorizzazione della sede centrale, è tornato alla vecchia quota». Con crediti verso le mutue per sette miliardi e mezzo, il Maurizlano è scoperto con 11 San Paolo per oltre sei miliardi, 280 milioni di interessi passivi solo nello scorso anno. Due miliardi e 300 ; milioni devono gli enti assistenziali all'Amedeo di Savoia e oltre quattro miliardi (uno e mezzo nel '73) ha accumulato il Centro Traumatologico. Il presidente, avvocato Fimiani: « Abbiamo conte¬ nuto in un miliardo le anticipazioni bancarie». Mentre le mutue percepiscono sui fondi depositati in banca interessi minimi, gli ospedali pagano un tasso notevole sui prestiti accumulati: con uno snellimento delle formalità burocratiche questa perdita che aggrava la critica situazione potrebbe essere evitata. Rassegna d'arte 1973 — La federazione piemontese artisti, pittori, scultori, incisori ha organizzato alla Camera del lavoro la tradizionale mostra d'arte come «proposta alternativa al monopollo artistico d'elite». Lo scopo è anche quello di dare ai lavoratori la pos- sibiliti di fare degli acquisti. I presidenti Martini, Fiore, Dezani e Fimiani dicono: « Le mutue devono pagare »

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