Troppo scomodo per Sadat l'ultimo uomo di Nasser

Troppo scomodo per Sadat l'ultimo uomo di Nasser I PERSONAGGI Troppo scomodo per Sadat l'ultimo uomo di Nasser Benché un repertorio piuttosto accurato e scrupoloso, il Politicai dictionary of Middle East (Gerusalemme 1972), lo definisca pro-occidentale e «di destra», Mohamed Hassanein Heykal è uscito di scena proprio nel momento in cui il regime egiziano appare notevolmente sbilanciato in senso pro-occidentale (filo americano) e, per così dire, di destra. Tre mesi fa inesistente, il rapporto II Cairo-Washington è oggi, infatti, così robusto e caloroso da rappresentare la variazione più importante e spettacolare intervenuta nel quadro mediorientale. E intanto la borghesia egiziana, già rilanciata da tre anni di denasserizzazione, vede attribuirsi dalle leggi economiche del luglio scorso un ruolo traente che le era mancato per tutta l'era «rivoluzionaria». Ecco uno degli elementi che rendono oscura, almeno all'apparenza, la defenestrazione del potente direttore di Al Ahram. Un altro lo si deve andare a cercare in quello che sembra essere stato il pretesto della sua liquidazione. Dal novembre scorso, da quando si era profilato l'avvicinamento di Sadat agli Stati Uniti, Heykal aveva continuato nella sua celebre rubrica del venerdì («Bi saraha», «In tutta franchezza ») a proclamarsi diffidente, e addirittura contrario, a quell'avvicinamento. Proprio lui che negli anni precedenti aveva sempre sostenuto che la chiave della crisi arabo-israeliana si trovava in America, al punto da apparire ai sovietici ur. avversario da abbattere, del quale chiedere la testa: cosa che era stata fatta almeno a due riprese, nell'ottobre '72 e nel marzo '73. Ma la vicenda, lo abbiamo detto, è oscura solo all'apparenza Nei fatti, non c'era più vera possibilità di collaborazione tra Anwar El Sadat e Mohamed Heykal. Sullo sfondo d'un Egitto dove gli uomini del «grande Nasser» sono tutti letteralmente scomparsi, Heykal rappresentava una sorta di «continuità» col periodo precedente: una continuità non ideologica (l'uomo è scettico, contraddittorio) ma certo personale, così che ogni nostalgico del nasserismo non avrebbe potuto far capo, oggi, che al fedele confidente di Gamal Abdel. Ciò mentre il gruppo dirigente egiziano è tutto proteso a cancellare l'eredità del Rais, e Sadat si fa (dopo gli indubbi successi ottenuti, e dinanzi ai problemi che deve ancora risolvere) sempre più impaziente di qualsiasi accenno critico. Certo, un uomo abile come il direttore di Al Ahram, dotato d'un ingegno che affascina regolarmente i suoi interlocutori (Henry Kissinger, a novembre, lo trattenne a colloquio per oltre quattro ore), avrebbe potuto facilmente evitare lo scontro, salvare la poltrona. Ma Mohamed Heykal era troppo abituato a fare politica, a muoversi da protagonista negli affari di Stato. Sue erano da oltre un ventennio le missioni delicate (la prima, nel '52, era stata quella di tenere i contatti tra gli «ufficiali liberi» e l'ambasciata Usa al Cairo), sue le grandi operazioni propagandistiche, suoi furono per molto tempo, anche dopo la morte di Nasser, i consigli decisivi nei momenti decisivi (fu lui, la prima volta nel '59, quindi nel 70 a inventare lo slogan dell'«arma del petrolio»). Ora, con Sadat, tutto questo era finito. E, d'altronde, un giornalista di razza come Heykal, senz'altro coraggioso, non avrebbe potuto rassegnarsi a fare la spalla di Sadat. Gli attacchi al nuovo rapporto con Washington erano ormai un «testa a testa» col Presidente egiziano, il modo di mostrargli che nel nuovo Egitto (compatto come non mai attorno a Sadat) lui, Heykal, si riservava tutt'intero il suo diritto di critica. E questo braccio di ferro poteva finire soltanto com'è finito. Il regime perde così un uomo di grande spicco internazionale, che sul piano dei comportamenti era riuscito a tenersi fuori dalla corruzione e dagli intrighi che pure hanno infestato l'Egitto di questi anni. Heykal perde la sua tribuna, ma a quanto pare sta già per trovarne un'altra. Potrebbe ritirarsi (è ricco, e i suoi libri di memorie, come hanno dimostrato / documenti del Cairo, sono un buon affare), ma la passione politica finirà probabilmente col prevalere. Così, sembra che andrà a Beirut a dirigere una grossa impresa editoriale messa su coi soldi di colui che è oggi il massimo avversario arabo di Sadat: Gheddafi. Se quej ste voci sono vere, il «testa a testa» tra l'amico e il successore di Nasser è dunque destinato a continuare. Sandro Viola Mohammed Heykal