Come sono organizzati i consigli di quartiere
Come sono organizzati i consigli di quartiere Come sono organizzati i consigli di quartiere Il primo regolamento d'attuazione e disciplina per i quartieri viene da Bologna dove la battaglia del decentramento ha avuto inizio nel '56. Tre anni più tardi l'esigenza popolare è stata accolta dalle autorità cittadine che hanno deciso di tradurre nella realtà questa nuova forma d'amministrazione. Dopo successive rielaborazioni, il testo è stato approvato dal prefetto nel '63, l'anno successivo è entrato in vigore. Diciotto quartieri suddividono la città, mezzo milione d'abitanti. Ogni settore è una «cellula», un'entità politica che fa capo al centro civico, comprensivo di biblioteca, scuole, anagrafe, assistente sociale, e si identifica con il comune. «In mancanza di una legge specifica — afferma il dottor Bondioli, funzionarlo dell'assessorato al decentramento — i partiti si sono accordati sulle elezioni di secondo grado per scegliere i 20 consiglieri di ogni zona». La proporzione degli eletti rispetta la configurazione politica del massimo organismo comunale. Spiega Bondioli: «Ritengo necessaria la presenza di una forza politica perché è l'unica che può garantire un'azione e una presenza continua. Nel caso dello spontaneismo nessuno è responsabile delle decisioni assunte». A Bologna cittadini e associazioni hanno la facoltà d'esprimere le loro idee in seno alle commissioni consultive. Pognono domande, chiedono chiarimenti, agiscono come elemento propulsore. Le materie di competenza dei quartieri sono fissate dallo Statuto regionale. Due sono le innovazioni previste a breve scadenza. II nuovo Regolamento che verrà discusso nei prossimi giorni e la volontà di passare alle elezioni dirette. A Firenze 1 quartieri sono sorti in seguito all'alluvione del '66 ed hanno svolto un'attività sporadica che talvolta ha dato qualche frutto positivo. E' di questi giorni però, una dichiarazione fatta in giunta dal vlcesindaco Leone: «Se entro l'estate non si realizzerà il decentramento, io rassegnerò le dimissioni». Ha spiegato: «Il municipio è ingolfato, l'amministrazione non conosce le necessità dei cittadini. Dobbiamo avere rapporti con i Comitati disciplinandoli nei Consigli di quartiere». Diversa la soluzione adottata a Pisa. I partiti designano i loro rappresentanti su liste plurime. Tra questi i cittadini riuniti in assemblea eleggono 1 consiglieri che, per la durata di 2 anni, esamineranno e discuteranno problemi s del quartiere e della città. A Pisa tuttavia non esiste alcun potere decentrato, decisionale, ma soltanto consultivo.
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