Tredici studenti e due professori in pretura; l'accusa occupazione

Tredici studenti e due professori in pretura; l'accusa occupazione La protesta all'Istituto di patologia speciale medica Tredici studenti e due professori in pretura; l'accusa occupazione Devono rispondere anche di danneggiamento, lezioni interrotte, disturbo di degenti Polemica dichiarazione di un docente - Il processo è stato rinviato al 20 febbraio Aula affollata fino al limite della sopportazione (ma perché la Pretura penale dispone di stanzette cosi esigue?) ieri mattina, per il processo a due docenti universitari e a 13 studenti, imputati di occupazione dell'Istituto di patologia speciale medica dell'Università, avvenuta l'anno scorso dal 26 febbraio al 2 marzo. Sono Vittorio Rleser, Antonello Lanteri, Luisa Orlandlnl, Adriana Novara, Patrizia Vltolo, Laura Mandarà, Sergio Alalmo, Mauro Spanare, Giorgio Trucano, Lionello Araldi, Daniela Violini, Claudio Pavia, Franco Ghezzo e i dottori Giorgio Bert e Guglielmo Pandolfo. Oltre dell'invasione arbitraria delle aule didattiche, gli imputati devono rispondere di aver interrotto le lezioni di patologia tenute dal prof. Ceresa, di aver deteriorato la porta d'ingresso dell'aula magna, di aver disturbato il riposo dei degenti e di aver affisso manifesti senza la prescritta autorizzazione. Quasi tutti hanno dichiarato al pretore dott. Mondello di avvalersi della facoltà di non rispondere, pur respingendo in blocco le accuse. Soltanto tre hanno preferito Illustrare al giudice le loro Idee. Rleser — definito nei rapporti dei carabinieri « ideologo e responsabile della locale sezione del movimento "Collettivo Lenin" » — ha detto: « Ho partecipato a quell'assemblea in cui si sono dibattuti vari problemi che interessavano studenti e professori. Sono solidale con loro ». Spanare ha precisato che l'assemblea fu indetta « per sensibilizzare l'opinione pubblica ». Il dott. Pandolfo è stato più polemico: « Non mi sembra abbia molto senso contestare a tutti noi queste accuse. Io e Bert siamo assistenti di ruolo, viviamo con gli studenti e cerchiamo dt renderci conto dei loro problemi, tra cui vi è quello dell'introduzione del 7" anno, a nostro parere selettiva e discriminatoria. La cosa che più mi meraviglia è il modo con cut i nostri due nomt sono saltati fuori dai rapporti degli inquirenti. Secondo polizia e carabinieri noi avremmo "sposato" le idee degli studenti. Ebbene, questa è una definizione gratuita, che rifiutiamo. Fare i docenti significa stare con gli studenti, pensare con loro, non come loro. Mi amareggia molto essere trascinato qui, sul banco degli imputati, per accuse del genere ». Che le accuse siano fragili, è emerso abbastanza chiaramente dalla deposizione del testimoni. Il maggiore dei carabinieri, De Masi, ha riferito che le identificazioni degli « occupanti » fu fatta dal suol uomini sulla scorta di notizie fornite anche da qualche dipendente dell'ospedale, ma non ha saputo indicare 1 nomi di queste persone. « Non si può tener conto della sua deposizione » è insorto allora l'aw. Masselli, il quale ha eccepito la nullità della testimonianza. Il pretore si è riservato di decidere. Neppure 11 prof. Ceresa è stato un accusatore troppo temibile. Ha escluso che gli studenti fossero rimasti a dormire in aula e che gli avessero Interrotto le lezioni, salvo una volta, quando la decisione fu presa in seguito a votazione. Il processo riprenderà 11 giorno 20 con la requisitoria del pubblico ministero e la discussione (che si annuncia vivace) dei difensori, avvocati Masselli, Guidetti Serra, Zancan, Ponsero, Tartaglino, Spagnoli, Negro. Nicola Guttà, 32 anni, via Volvera 31, è stato arrestato ieri mattina dai carabinieri del nucleo investigativo poco prima che si presentasse in corte d'assise d'appello per rispondere dell'accusa di tentato omicidio. Il tribunale lo aveva già condannato in prima istanza, anche se era latitante. Motivo: la sera del 2 aprile del '71 Guttà aveva lasciato la sua Giulia GT posteggiata malamente di fronte ad un bar sotto casa. Verso le 10 era arrivato un automobilista, Giovanni Gianpietro, via S. Tommaso 2: « La strada era ostruita dalla macchina — ha detto — non riuscivo a passare. Ho suonato il clackson per richiamare l'attenzione del proprietario ». Guttà è uscito inferocito dal bar. Dopo una breve, violenta discussione è salito in casa, ha preso una rivoltella cai. 22, è tornato in strada, ha sparato al Gianpietro ed è fuggito. Ieri mattina, 11 mar. Mattia lo ha sorpreso e lo ha portato in aula. Il precedente verdetto è stato confermato: 7 anni per tentato omicidio.