Gli aumenti di alcuni prezzi sollecitati dai commerciunti

Gli aumenti di alcuni prezzi sollecitati dai commerciunti Intervento presso governo e partiti Gli aumenti di alcuni prezzi sollecitati dai commerciunti Si tratta di olio, margarina, salumi, formaggi -1 ministri devono però decidere se sostenere con la finanza pubblica il blocco di certi prezzi (Nostro servizio particolare) Roma, 4 febbraio. La Confederazione del commercio ha chiesto oggi pubblicamente al governo e ai segretari dei 4 partiti che lo sostengono (de, psi, psdi, pri) di riunire il Cip e deliberare gli aumenti di prezzo dei « prodotti alimentari di base, già esaminati in commissione centrale prezzi». Sì tratta dell'olio di oliva e di semi, della margarina, della carne suina fresca e conservata, dei prodotti in scatola, dei formaggi. La Confcommercio chiede che tali aumenti siano decisi « indipendentemente dalle decisioni che saranno prese per la questione della benzina ». L'aumento di questi e altri prezzi alimentari non potrà essere attuato dal consiglio dei ministri se prima il governo non decide, in relazione alla richiesta socialista, se la finanza pubblica debba o no dare un sostegno per tenere bloccati alcuni prezzi alimentari, tra i quali certamente ricadono i grassi. Ma nell'attesa, avverte la Confederazione del commercio, la situazione degli approvvigionamenti si fa precaria. Uguale precarietà, entro non molto tempo, rischieranno anche gli approvvigionamenti petroliferi come è già accaduto ogni qual volta il prezzo industriale italiano è rimasto troppo a lungo e di troppo inferiore ai prezzi internazionali. Oggi le raffinerie olandesi hanno venduto benzina super in Germania al prezzo di 95100 lire per litro, gasolio a 71-83 lire e olio combustibile per industrie a 77-99 lire. Si tratta delle cifre minime e massime, per differenti gradazioni di prodotto, calcolate in base al cambio odierno tra marco e lira, registrato sui mercati commerciali. Si tratta di prezzi da pagarsi alle raffinerie, più trasporto, più margine di utile per le pompe di rivendita. In Italia dal 23 novembre il prezzo riconosciuto alle raffinerie è invece di 35,88 lire per la benzina super; di 41,60 lire per il gasolio; di 18 lire per l'olio combustibile per le industrie. Naturalmente molte raffinerie italiane appartengono a società che distribuiscono il prodotto. Ad esse, sino alla consegna, si riconoscono prezzi superiori: 15,47 lire in più per la super; 3,9 per il gasolio; 1,2 per l'olio combustibile. Infine, alcune pompe sono direttamente di proprietà delle stesse società petrolifere. In tal caso, l'incasso lordo per la società diventa (tutta l'altra differenza di prezzo va allo Stato) di 62,55 lire per la super; 45,5 per il gasolio (trasporto a domicilio); 19,2 per olio combustibile. La differenza esistente da mesi tra incasso per litro delle compagnie che operano in Italia e prezzo spuntato sui mercati esteri è molto elevata. La Francia, che riconosce alle compagnie il secondo minor prezzo mondiale, dopo il nostro, da fine dicembre lo ha stabilito a 55 lire il litro all'uscita delle raffinerie. Queste considerazioni vengono svolte, in molti ambienti tecnici e ministeriali, per osservare che la corruzione denunciata dall'attuale inchiesta dei pretori per quanto concerne il mondo petrolifero italiano non è stata tuttavia tale da far salire i prezzi italiani oltre il lecito. Tali prezzi, di conseguenza, sono destinati a salire entro non molto tempo. Negli stessi ambienti si osserva, invece, che vi sono altri modi per i petrolieri di effettuare guadagni illeciti. E', per esempio, già vecchia di qualche mese la denuncia dell'Eni (la compagnia di Stato) che vi sarebbero rilevanti frodi petrolifere a carico del fisco. Vi sarebbero, cioè, lavorazioni « costiere » non denunciate e, quindi, esportazioni non tassate. V'è inoltre, come è emerso, un sovraccalcolo di legge delle perdite subite con la lavorazione. Infine sino a una settimana fa i petrolieri pagavano solo il 5 per cento sulle somme fiscali pagate dagli automobilisti e riversate dalle compagnie allo Stato dopo 90 giorni. Ora l'incidenza è stata elevata al 7 per cento. In ogni caso l'opinione dei membri del governo interessati a stabilire i prezzi petroliferi è che « ben venga lo scandalo », se esso rafforza l'azione con la quale questo governo si sforza di mettere ordine nel mondo italiano del petrolio. Suo primo atto fu di revocare la licenza già concessa per una nuova raffineria, poi ha vietato di superare la quantità di raffinazione rispetto alle licenze già utilizzate da ogni raffineria. Quindi ha posto sotto licenza (malgrado diverso accordo nel Mec) l'esportazione di prodotti petroliferi. Infine ha elaborato il « piano petrolifero », che prevede, tra l'altro, un nuovo modo di fissare i prezzi al pubblico, diverso dal precedente «metodo Cip». g. m. e, subordinatamente, di ricercare una soluzione tra i dirigenti più elevati dell'azienda «Si convenne poi — prose gue la lettera — di appoggiare la promozione del dottor Moro a direttore generale, in conseguenza del giudizio molto positivo che i socialisti milanesi esprimevano sulle qualità tecniche della persona. I vicesegretari Mosca e Craxi furono incaricati di prendere contatto con il ministro delle Partecipazioni Statali e di sostenere quanto sopra. Essi l'hanno fatto con l'impegno necessario, ma senza successo». (Ansa)

Persone citate: Craxi, Moro

Luoghi citati: Francia, Germania, Italia, Mosca, Roma