Scoppia la polemica sul rapimento di Paul Getty I carabinieri sono sulla pista della simulazione? di Francesco Santini

Scoppia la polemica sul rapimento di Paul Getty I carabinieri sono sulla pista della simulazione? Mentre la polizia compie decine di perquisizioni in Calabria Scoppia la polemica sul rapimento di Paul Getty I carabinieri sono sulla pista della simulazione? II procuratore di Lagonegro smentisce: "Nel mio incartamento i'ipotesi non esiste" ■ Qualcuno avrebbe visto il ragazzo in una villa di Frosìnone 40 giorni dopo il sequestro: "Se i carabinieri hanno prove devono informarmi", esclama il magistrato - La polizia segue la traccia dei trafficanti di droga: agenti con mitra in casa d'un medico a Pizzo (Dal nostro inviato speciale) Reggio Calabria, 2 febbraio. Nel fascicolo dell'« inchiesta Getty » c'è da oggi un nuovo nome. E' quello di un medico di Pizzo Calabro, che stanotte è stato svegliato da dodici poliziotti armati di mitra. Lo studio del professionista è stato perquisito; il suo alloggio esplorato con grande cura. Due ore di so¬ pralluogo, di ricerche attente: poi le scuse frettolose degli inquirenti, che se ne sono andati senza spiegazioni. Gli agenti, mostrando al medico l'ordine di perquisizione, firmato dal procuratore della Repubblica, a Lagonegro, hanno detto: « Non si preoccupi, si tratta di un normale accertamento. Tutto è in regola; dorma tranquillo ». Sul medico di Pizzo Calabro c'è, invece, un rapporto preparato per il magistrato: dì lui si sa che è amico di Giuseppe Lamanna — lo spacciatore di stupefacenti in carcere per il rapimento di Paul — di lui si dice che sia entrato nel caso Getty. Il suo nome è ancora segreto e i funzionari di Reggio Calabria affermano: « Non è det- to che debba aver mozzato l'orecchio del giovane; potrebbe essersi limitato a curare la ferita, forse sotto la minaccia delle armi. La storia non è ancora chiara: sarà il procuratore a decidere». Soddisfatto, sicuro di sé, il capo della Criminalpol di Reggio Calabria, De Feo, nasconde a stento i segni della stanchezza, per una notte trascorsa tra l'Aspromonte e la Sila, nella gigantesca caccia agli esponenti della nuova mafia di Gioia Tauro, che dalla « industria del rapimento » traggono i quattrini per inserirsi da protagonisti nel traffico intercontinentale degli stupefacenti. La battuta notturna, che ha posto in stato d'assedio l'intera regione, non ha portato agli autori del sequestro di Antonio Gerace — il facoltoso procuratore legale rapito tre giorni fa — ma dato elementi « importanti » per l'inchiesta Getty. Due milioni di Mire in banconote da cento, cinquanta e diecimila lire, sono stati trovati, sempre a Pizzo Calabro, in casa di Stefano Granato, 32 anni. « Granato — dicono gli investigatori — è legato a Giuseppe Lamanna: hanno un cognato in comune, e vogliamo sapere dove ha preso il denaro. Le banconote sono in viaggio per Roma: il cervello elettronico della Criminalpol le esaminerà per dire se fanno parte del riscatto pagato dai Getty ». L'operazione notturna ha portato gli agenti di polizia in altre case, in altre abitazioni dell'Aspromonte. A Castellace, feudo dei Mammoliti, sono stati perquisiti gli alloggi di due esponenti del potente clan familiare e qui sono saltate fuori due radioline ricetrasmittenti di media portata. Un mandato di perquisizione è stato poi esibito al suocero di Giuseppe Lamanna e un altro a un giovane della costa jonica. Qui, il sopralluogo ha portato alla scoperta di alcuni documenti di identità in bianco. « E' un personaggio di secondo piano — dice il dottor De Feo — che non ci sembra possa dare elementi all'inchiesta. Per questo non diciamo il suo nome ». Ciò che più interessa ai funzionari di Reggio Calabria è, adesso, arrivare al giro della droga. « / sospetti toccano personaggi di grande rilievo — affermano — e abbiamo bisogno di prove schiaccianti». Ricordano la nera stagione delle bombe di Gioia Tauro, parlano delle operazioni « brillanti » condotte per neutralizzare Ir «mafia dell'autostrada», quando gli appaltatori erano costretti a pagare forti tangenti, per garantirsi la tranquillità nei cantieri. Ricordano con rimpianto gli Anni Sessanta, quando la mafia della piana si limitava a taglieggiare i ricchi baroni minacciandoli negli sterminati oliveti, nei giardini di aranci, che d'improvviso andavano in fiamme. «Le nuove leve — dice il vicequestore di Reggio — hanno scoperto V "industria del rapimento" per finanziare il giro degli stupefacenti. Assoldano manovali del cri¬ mine, li inducono al sequestro e, come nel caso Getty, si servono dei proventi per l'acquisto di grosse partite». L'affermazione sembra smentire la pista che, secondo alcuni, porterebbe i carabinieri, nei prossimi giorni, a rivelazioni clamorose sui caso Getty. C'è, infatti, chi ancora sostiene la tesi del «gioco pericoloso», sfuggito di mano al suo stesso organizzatore. A fugare ogni dubbio c'è una dichiarazione del procuratore di Lagonegro che dice: «Nelle mìllequattrocento cartelle dell'istruttoria, la parola simulazione non esiste. Se i carabinieri hanno in mano elementi sconvolgenti, ebbene, li portino. Siamo qui per questo ». A chi insiste e, per accreditare la tesi, rivela che una serie di testimonianze denunciano la presenza di Paul Getty in una villa di Frosinone, quaranta giorni dopo il rapimento, il dr. Fanuele risponde: «Se i carabinieri hanno in mano queste testimonianze, me ne devono dare comunicazione: in questo caso, Paul Getty, pena la nullità dell'intera istruttoria, dovrebbe essere indiziato di reato. E questo — lo assicuro — ancora non è avvenuto ». Francesco Santini Roma. Paul Getty III tornato in Italia per riconoscere gli indiziati del rapimento (Ap)