L'epatite virale anche col freddo

L'epatite virale anche col freddo Pericolo da sorvegliare L'epatite virale anche col freddo Come è possibile la diagnosi quando manca il "color giallo" della pelle - La cura E' opinione diffusa che l'epatite virale sia un'infezione più o meno legata alla stagione calda. E' così in realtà, ma la malattia colpisce anche d'inverno. Nel novembre scorso, ad esempio, vennero denunciati setrtantasette casi. Ier l'altro ancora a Torino si sono messi in allarme i familiari dei himbi di una scuola elementare per alcuni casi verificatisi tra gli alunni in dicembre-gennaio. Se ne deduce che ai fini di una diagnosi precoce e conseguentemente per prevenire una maggior diffusione dei casi, è necessario pensare anche d'inverno alla possibilità di una epatite virale. Tanto più che il sintomo rivelatore decisivo, l'ittero (ossia la tinta giallastra prima del cosiddetto bianco dell'occhio e poi della pelle) non solo può tardare a manifestarsi ma può talora non comparire afBatto, come nella epatite anitterica. Sta di fatto che l'epatite virale è divenuta una delle malattie più diffuse nel mondo. Sembra che l'Italia sia tra le nazioni primatiste per i casi in Europa. Ciò traspare dalla recentissima relazione del ministero della Sanità sullo stato sanitario del nostro Paese. Dire epatite virale non è essere precisi. Difatti per molti anni si è sempre fatta distinzione tra due forme per modalità d'origine da virus A (l'epatite infettiva cui ci si riferisce comunemente) oppure da virus B. Si considerava, cioè, la epatite tipo A prettamente un'infezione oro-fecale, in cui ad essere chiari il virus entra per via della bocca e poi è emesso dall'ultimo tratto dell'intestino; donde la necessità di accorgimenti igienico-sanitari individuali e ambientali per scongiurarne la diffusione. La epatite da virus B si ritenne a lungo invece trasmissibile da soggetto a soggetto esclusivamente tramite siringhe non correttamente sterilizzate, trasfusioni, dialisi eccetera, trasportanti il virus allogato ed ignorato nel sangue dì portatori apparentemente indenni. Sotto questo aspetto è comprensibile come l'epatite virale sia frequente tra soggetti dediti all'assunzione indiscriminata di droghe mediante iniezioni. Ora, però, nuovissime esperienze hanno assodato che l'infezione da virus B non esclude ma può anche valersi della via digestiva. Ragione di più, quindi, per un rigore delle misure igieniche generali e per diffidare anche dei contagiati da virus B, potendo anche questi essere diffusi nell'ambiente. Altro guaio è che del virus B si va sospettando pure la eliminazione con la saliva, quindi la trasmissibilità per contatto o tramite la contaminazione dell'ambiente. In alcuni casi è stata ritenuta sufficiente anche la via aerea, sia per il B che per l'A. Più recente è ancora la notizia del riscontro in alcune specie di zanzare dell'ormai famoso «antigene Australia» accertato in portatori dell'epatite B. Di lì il sospetto che insetti succhiatori di sangue, almeno in talune regioni tropicali ove l'accertamento è stato positivo, possano pure giocare il ruolo di trasmettitori. Di nuovo c'è infine la conferma di forme neonatali di epatite virale; ma non è risolto ancora il problema della trasmissione dalla madre al nascituro. Possibilità ammesse: trasmissione tramite la placenta subito prima della nascita; connatale, sia attraverso ingestione da parte del feto di materiale contenente il virus, sia attraverso piccole ferite del canale del parto; postnatale, per contatto tra madre e figlio ma non attraverso il latte. Vaccini contro la virus-epatite? Sinora semplici speranze. Qualche anno fa il Krugman ebbe qualche risultato incoraggiante ma non definitivo di vaccinazioni usando siero riscaldato di convalescente. Ora, però, pare che ci sia in vista qualcosa di più. Ricercatori americani (Provost, Villareios, Ittersohn, Arguedas, Hilleman) lasciano presagire l'allestimento di un vaccino contro l'epatite A, della quale è già stata ottenuta la trasmissione sperimentale in animali di laboratorio. Angelo Viziano se. A conclusione del trattato di pace del '47, la frontiera fu spostata di due chilometri in località Rio Secco. Così alcune case, nove ettari di terreno e 500 metri di strada passarono in territorio francese. Per la realizzazione della nuova frontiera è prevista la costruzione di un grande edificio, a cavallo della strada del vuli:;o del Monginevro, che ospiterà i servizi di controllo italiani e francese unificati. Si elimineranno così lunghe code di auto e di camion che invece si formavano prima nel centro dell'abitato, con notevoli intralci al traffico. Nel territorio restituito all'Italia ci sono alberghi, case, un campo di golf e un campo di sci. Maltempo in Piemonte

Persone citate: Angelo Viziano, Arguedas, Krugman

Luoghi citati: Australia, Europa, Italia, Piemonte, Rio, Torino