Sono aumentati del 30% i costi per la zootecnia

Sono aumentati del 30% i costi per la zootecnia Dichiarazioni del ministro Ferrari Aggradi Sono aumentati del 30% i costi per la zootecnia I ricavi sono invece diminuiti del 10-15% - Al convegno dell'«Aia» le proposte degli allevatori per superare il grave momento di crisi (Dal nostro inviato speciale) Roma, 1 febbraio. Critiche degli allevatori ai «piani carne» e alla politica zootecnica italiana, chiarimenti di Ferrari Aggradi su che cosa è stato fatto e che cosa si farà per affrontare la crisi sono emersi nell'interessante convegno organizzato dall'Aia (Associazione italiana allevatori). Diamo, in sintesi, il succo dei principali interventi. Ferrari Aggradi, ministro dell'Agricoltura — Come strategia, ha indicato una politica economica che dia il giusto spazio all'agricoltura e soprattutto agli allevamenti e che risolva il problema dello squilibrio gravissimo tra costi e ricavi. «Se sono caduti 900 mila capi bovini nel '73 è perché i costi sono aumentati del 20-30 per cento e i ricavi sono diminuiti del 10-15 per cento. Senza farci illusioni per cose impossibili, cercheremo di fare tutto il possibile. Senza illusioni, perché dobbiamo guardare al mondo. Ad esempio, per il mais, che dobbiamo importare, i prezzi internazionali sono in aumento. L'Italia si trova in difficoltà rispetto ai partners della Cee, perché il costo degli alimenti è più elevato». Finalmente la Cee ha riconosciuto che i «montanti compensativi» (cioè gli aiuti dati agli esportatori europei I per i prodotti agricoli venduti in Italia) sono «la cosa più iniqua per l'agricoltura italiana»; ed è stato deciso di abolirli dal primo marzo. Per il latte, il Senato ha approvato un provvedimento che dovrebbe rendere impossibili le frodi con la polvere ad uso zootecnico. Ferrari Aggradi, sul «piano carne» elaborato dal suo ministero, ha detto: «E' meglio qualcosa di imperfetto subito, che attendere per avere, chissà quando, qualcosa di buono in astratto». (Dello scontro verbale del ministro con il vicepresidente degli allevatori di Padova, De Pilo, abbiamo già riferito su La Stampa di venerdì primo febbraio). Esposto (pei), presidente Alleanza contadini — La crisi zootecnica è di una gravità eccezionale, con implicazioni di natura non solo agricola, ma generale. Ha criticato la presentazione di piani differenti, e non sempre rispondenti alla necessità. Secondo Esposto, bisogna garantire: 1) premio di natalità per ogni vitello prodotto in Italia; 2) premi di ingrasso per ogni vitello che abbia raggiunto i 4 quintali; 3) crediti agevolati per i centri di produzione carne; 4) collocazione del prodotto; 5) crediti di esercizio a tasso agevolato; 6) rifornimento dei mangimi a prezzi controllati pubblici. Critiche all'Efim: dei 168 miliardi disponibili per il piano zootecnico, ne spenderà in Italia solo 71 e gli altri 97 all'estero. Venino, presidente Aia (Pubblicheremo domenica 3 febbraio una sua intervista) — La preoccupazione maggiore adesso riguarda le decisioni del Cip: pare che non tengano conto di quelli che sono le esigenze immediate. Beato, capo della segreteria della presidenza dell'Ente Sviluppo in Campania — «Abbiamo la sensazione di essere abbandonati, ci sentiamo smarriti e ci troviamo in una confusione generale. Il discorso ì profondamente politico». Critiche ai piani: «Forse potrebbero portare vantaggi ai part¬ ners della Cee e non agli allevatori italiani. Al Sud, specie in Campania, gli allevatori si sono scoraggiati e hanno macellato i bovini. Conclusione: mugugnare di meno e operare di più, anche attraverso l'Aia». Marinelli, presidente Associazione razza marchigiana — «Gli allevatori sono furenti. Quando ho sentito di questo convegno, mi son detto: "Il presidente Venino ha del coraggio". Nel '72 sembrava che la zootecnia dovesse riprendersi e quindi abbiamo incitato gli allevatori ad ingrandirsi. Quest'anno qualcuno quando mi incontra vi insulta». Faenza, segretario nazionale Associazione ingrassatori bovini — Il nostro Paese ha dimenticato l'agricoltura e adesso stiamo pagando il prezzo d'una scelta politica errata. A breve termine, sono urgenti il sostegno dei prezzi e il credito d'esercizio. Le banche dovrebbero dare 300 mila lire per ogni vitello allevato, un prestito come per i frigoriferi. Santus, presidente dell'Associazione nazionale razza bruna alpina — «Tutto quello che è stato detto a proposito della cooperazione è lontano dalla nostra realtà. Va benissimo creare altre cooperative e associazioni, ma oggi il problema è di tenere in vita quelle che ci sono ». Galizzi, docente dell'Università Cattolica di Milano — Rispondendo agli interventi, ha difeso il piano dell'Efim. Si devono comperare mangimi e vitelli all'estero in attesa che il patrimonio zootecnico italiano sia all'altezza di coprire l'intero fabbisogno. Per avere i 12 milioni e mezzo di quintali di carne bovina necessaria al consumo, bisognerebbe macellare circa 5 milioni di capi all'anno (peso medio unitario 4,8-5 ql). Ma ciò vorrebbe dire un patrimonio di 10 milioni di vacche, non 3 milioni e mezzo, e nel complesso 20 milioni di bovini, non 8 milioni e mezzo. Per arrivare a queste cifre bisognerebbe quindi ridurre ulteriormente le macellazioni, e allora in 12-15 anni forse ci si arriverebbe. Ma non basterebbe ancora: ci vogliono anche i mangimi, la terra per produrne almeno una parte e le risorse economiche, cioè migliaia di miliardi. Ecco perché ci si deve approvvigionare all'estero, almeno di vitelli. Livio Burato

Persone citate: De Pilo, Esposto, Galizzi, Livio Burato, Marinelli, Santus

Luoghi citati: Campania, Italia, Milano, Padova, Roma