Il riscatto per la vita del giovane Getty servì per pagare una partita di droga? di Francesco Santini

Il riscatto per la vita del giovane Getty servì per pagare una partita di droga? Le indagini sulla pista del traffico di stupefacenti Il riscatto per la vita del giovane Getty servì per pagare una partita di droga? Polizia e carabinieri setacciano la Sila e le campagne della Calabria per trovare Agostino Gerace, il facoltoso procuratore legale sequestrato a Gioia Tauro - Ma l'obiettivo è anche infliggere un duro colpo alla mafia calabrese implicata nel giro di droga che tra gli Usa e il Medio Oriente ha una sua base in Italia (Dal nostro inviato speciale) Gioia Tauro, 1 febbraio. Senza più esitare, gl'inquirenti del caso Getty battono la via della droga certi, ormai, che il riscatto sborsato per la vita del giovane erede del re del petrolio è stato impiegato nell'acquisto di una importante partita di eroina. E' il grande traffico degli stupefacenti la chiave dei sequestri in Calabria e — per il caso Getty — la conferma si è avuta oggi a Gioia Tauro, al vertice che ha richiamato, con il vicecapo della polizia Li Donni, i questori di Reggio Calabria, di Catanzaro e di Cosenza, per una gigantesca operazione di polizia. L'intera regione è in stato d'allarme: carabinieri in borghese con i mitra, agenti di polizia con cani addestrati, «campagnole» e vetture veloci controllano tutta la Calabria. Setacciano le montagne della Sila, si spingono nelle zone interne dell'Aspromonte, tengono in stato d'assedio gli oliveti sterminati della piana di Gioia Tauro. E' impossibile raggiungere Sant'Eufemia Lamezia e Nicastro senza essere fermati più volte dalle camionette che sbarrano il passo a chiunque. Per tutti l'ordine è di snidare gli autori dell'ultimo rapimento, ma l'operazione, per l'ampiezza, sembra spingersi più in là. L'obbiettivo è di ritrovare Agostino Gerace, il facoltoso procuratore legale sequestrato a Gioia Tauro ma — affermano gl'inquirenti — si vuole infliggere un colpo all'«industria del rapimento», alla nuova mafia calabrese, entrata in forze nel grande traffico della droga che tra gli Usa e il Medio Oriente ha una sua base in Italia. A parere di un alto funzionario di polizia, i giovani mafiosi della piana di Gioia Tauro tentano adesso dj entrare da protagonisti nel giro degli stupefacenti. «Sino ad oggi — dice il funzionario — si sono limitati ad un ruolo di secondo piano. Hanno avuto soltanto le briciole. Ora hanno scoperto che la droga dà proventi impensabili. Vo- gliono operare in proprio e per farlo hanno bisogno di molti quattrini: di qui i quindici sequestri degli ultimi mesi, dal rapimento clamoroso di Paul Getty, all'ultimo di Agostino Gerace, in una catena che si arricchisce di nuove vittime, sempre con maggior frequenza». Che ad interrompere l'esperienza dorata del giovane Paul ci fosse un'organizzazione collegata al traffico di stupefacenti fu subito chiaro all'indomani del rapimento. Gl'investigatori, nel ricostruire le sere di «mezza estate» dell'erede dei Getty, si scontrarono con il giro dei nottambuli, degli assidui dei nights, presero contatto col sottobosco dei «disponibili»: un mondo di personaggi singolari dove una ragazza sprovveduta o una presa di droga sono merce di scambio per una vacanza in barca o una decine di pose mal retribuite in un fotoromanzo audace. La squadra mobile romana era convinta che Paul avesse allacciato amicizie strane. Negli ultimi mesi gl'inquirenti erano giunti ad un personaggio di maggior rilievo che nel giro dei nights si era presentato come il «Calabrese». Scetticismo e incredulità davano però all'inchiesta un ritmo lento: nessuno credeva al rapimento, la tesi del gioco pericoloso per strappare un mucchio di dollari al vecchio Getty rinchiuso nel castello di Sutton Place, prendeva ogni giorno più consistenza. Anche la figura di Saverio Mammoliti, capo riconosciuto del clan mafioso di Gioia Tauro, sembrava destinata a perdere consistenza, a scolorire dinanzi all'incredulità generale. A riportare le indagini in primo piano fu, invece, mister James Chase, l'inviato speciale del miliardario che in nome del «realismo della sua vita» diceva di non voler pagare. Chase, giunto a Roma in piena estate, prese in mano le redini della storia: trattò, pagò e riebbe Paul. E' lui, ex funzionario dei servizi segreti, che ha portato gli elementi decisivi per arrivare aìl'arresto dei presunti esattori della banda, in carcere a Lagonegro. In questi giorni Chase è nel Kuwait. Tratta per conto della «Getty Oil Company» le forniture di greggio. Gl'inquirenti aspettano di ascoltarlo. «Chase — dice il procuratore della Repubblica di Lagonegro — ha assicurato il suo arrivo: soltanto lui è in grado di riconoscere i banditi arrestati; è nella sua deposizione che contiamo per una svolta nell'istruttoria». Aspettando mister Chase, i magistrati raccolgono dettagli ed ecco che passa in primo piano, stasera, un altro boss mafioso che dà una dimensione nuova al «caso Getty»: è Antonio Nirta, esponente di « tutto rispetto » della 'ndrangheta di San Luca di Reggio Calabria. E' scomparso dal soggiorno obbligato di Pico, in provincia di Prosinone, alla vigilia del rapimento di Paul, subito dopo essersi incontrato con un a:tro implicato nel rapimento, Domenico Bardino, infermiere del Policlinico Gemelli, rinchiuso nel carcere di Lagonegro. E' a Pico che la «Lamborghini» di Bardino fece una rapida apparizione, ed è sempre a Pico che Bardino e Nirta si incontrarono con altri due esponenti della mafia calabrese, dei quali non sono state diffuse le generalità. Implicato nel rapimento di un grosso possidente calabrese, Antonio Nirta fa parte di una famiglia «importante»: suo padre, Francesco, è considerato sulla costa ionica un uomo di rispetto e sembra controllare assieme ai fratelli e all'interclan familiare i giardini di arance della zona sudorientale della Calabria. Del padre i funzionari della questura di Reggio dicono: «E' un uomo d'altri tempi, legato ai vecchi schemi, alle antiche regole». Del figlio affermano invece: «E' un esponente della nuova mafia: non si accontenta di taglieggiare i produttori della zona o i piccoli calibri della speculazione edilizia. Ha tentato il giro più grosso che porta al contrabbando, alla droga e al rapimento, ma, prima o poi lo riprenderemo ». I funzionari di polizia sono convinti di arrivare a Nirta nelle prossime battute. Ma, dice sconsolato un magistrato della procura di Reggio, preso Nirta, il problema di fondo resta immutato. In una regione dove il 40 per cento della popolazione non ha alcun reddito, dove il sistema retributivo è ancora di tipo feudale, le premesse necessarie sono evidenti: intelligenze vivaci e a buon mercato sono a disposizione dell'industria del crimine. Il rapimento in Calabria è così all'ordine del giorno. «E' una nuova forma di criminalità — dice il vicequestore di Reggio — semplice e a buon mercato, di facile realizzazione. Le indagini sono sempre difficili. Mettere le mani sui colpevoli sembra quasi impossibile. Sono rare le testimonianze, impossibile rintracciare i luoghi della prigionia, quasi mai i familiari, anche dopo il ritorno a casa del congiunto, favoriscono gl'investigatori: su 320 sequestri di persona operati in Italia negli ultimi 13 anni, soltanto per due (Gadolla e Carello) si è giunti alla identificazione. Per Paul Getty la strada da percorrere è ancora molta; ma la pista intrapresa sembra quella buona. Aspettiamo le prossime ore». Francesco Santini Roma. Paul Getty III con la madre Gail Harris (Telefoto Associated Press)