America di Wayne e di padre Berrigan

America di Wayne e di padre Berrigan Il gesuita ai Venerdì letterari America di Wayne e di padre Berrigan Dopo gli accenti politici della conferenza stampa, padre Berrigan, nella manifestazione per i. « Venerdì letterari » al Carignano, ha ritrovato il linguaggio del sacerdote. Ma se il discorso politico, sull'America, era parso aspro, quello religioso non ha lasciato pietra su pietra. Lo studioso del Nuovo Testamento, portando fino in fondo le premesse di una difficile scelta spirituale, sembra approdato a una spoglia apocalisse. Il vaglio del Vangelo è duro, quando viene impiegato nella sua integrità, che rifiuta gli accomodamenti del possibile, spesso inevitabili al cammino della storia. In trenta minuti di esposizione, il gesuita americano ha chiarito con fermezza, a un uditorio attentissimo, i motivi che hanno portato alcuni religiosi come lui all'avanguardia dei movimenti c"i contestazione. Lo hanno fatto proprio in quanto religiosi. L'immagine dei preti che progettano dì rapire Kissinger per sostenere la causa della pace può apparire pittoresca, e porta Daniel Berrigan sulla copertina di « Time ». Secondo l'oratore che parlava ieri pomerìggio al Carignano, la disobbedienza organizzata del cristiano può dìveniare una scelta necessaria, « là dove il Vangelo comanda »; è un dato assai meno paradossale di quanto appaia sulle prime all'uomo medio, abituato da secoli a vedere una Chiesa baluardo della conservazione civile. Il trauma decisivo, che provocò nel cattolico americano una nuova presa di coscienza, fu la guerra nel Vietnam: « Un popolo lontano, del tutto scevro di colpe, veniva cancellato dinanzi ai nostri occhi. Ci fu chiesto di aiutare e incoraggiare questo crimine mostruoso: se non con i fucili, almeno con le imposte; se non di persona, almeno con le preghiere; se non con le azioni, almeno col silenzio. Naturalmente non potevamo, ovviamente dovevamo resistere. Accadde così un fatto inatteso. La Chiesa cattolica, base del conformismo americano, produsse un certo numero di oppositori non violenti, che sopportarono i rigori dei tribunali, delle prigioni e della pubblica diffamazione». / risultati non potevano essere grandi, per un gruppetto che agiva soprattutto mosso da una necessità di testimonianza personale; ma, secondo l'oratore, ci furono: «L'incarcerazione di preti e suore e di un gran numero di giovani oppositori creò una certa resistenza alla violenza finale. E più volte risultò evidente che li governo, non fosse stato per l'opinione pubblica nazionale e intemazionale, era preparato a procedere all'annichilimento nucleare ». L'analisi sulla guerra vietnamita, nella proiezione religiosa di Berrigan, trascende i termini del conflitto, oggi concluso. Il problema è quello della violenza nel mondo, scatenata da quanti hanno un potere, per impedire agli altri uomini, e ai popoli, di scegliere la propria libertà. « La violenza ha una necessità storica che in effetti costituisce la sua giustificazione ». Ma il male — avverte Berrigan, nel suo pessimismo — non ha minato soltanto la società americana. Se la condanna di Nixon è pesante non è esclusiva. Lo stesso giudizio sembra investire i dirigenti di altri regimi, e di altri sistemi, « Non soltanto noi siamo razzisti, né la sola nostra storia è insanguinata dalla distruzione degli indifesi, non soltanto la Chiesa americana ha fatto bancarotta nella crisi della storia, né siamo noi soli chiamati a ricostruire l'esistenza secondo linee umane, per il Dio della pace e dell'amore ». La chiusa del discorso è religiosa nel senso più stretto del termine. Vi ricorre, trasferita nei tempi moderni, una immagine della crocifissione. Berrigan ricorda la domanda di un pacifista, a un convegno sulla violenza tenuto in Messico: « Chiese: " Cosa sarebbe necessario per arrestare una guerra?". E Io stesso uomo rispose: "Penso che qualcuno dovrebbe essere disposto a morire "». E' una frase del Vangelo, quasi testuale. Come si può tradurre, un simile discorso, in termini politici? Secondo padre Berrigan come è emerso dal successivo dibattito, non si può. La speranza cristiana non è nel cambiamento dei capi di governo, 0 nel rovesciamento dei sistemi. « Un cristiano non deve lavorare a livello politico; deve battersi in mezzo agli uomini, per i diseredati, i negri, 1 poveri. Nessun presidente degli Stati Uniti potrà portare una salvezza alla società ». Quanti si aspettavano da lui indicazioni di buone ricette per salvareil mondo, dopo una, critica così radicale, non le hanno avute. Ma c'è chi ha ancora una curiosità, nell'uditorio, e vuole rivolgere una domanda al sacerdote che ha promosso tante azioni clamorose contro il governo del suo paese impegnato nella guerra. Padre Berrigan — chiede un signore in corretto inglese — ho letto su una rivista americana che John Wayne la considera un traditore della patria. Lei cosa può rispondere? « Sono orgoglioso di essere considerato un traditore da quel tipo di America che interessa a John Wayne » dice l'oratore. Il pubblico applaude, con intenzione politica. Ma anche questa, forse, è una risposta religiosa. g. cale.

Persone citate: Daniel Berrigan, John Wayne, Kissinger, Nixon

Luoghi citati: America, Messico, Stati Uniti, Vietnam