Un settore "difficile,,
Un settore "difficile,, Un settore "difficile,, (Nostro servizio particolare) Roma, 31 gennaio. La risposta politica ai gravi interrogativi che solleva l'indagine della magistratura nel mondo petrolifero italiano è contenuta nel «Piano del petrolio». Il documento è stato consegnato stasera al ministro del Bilancio Giolitti, con pieno rispetto della data stabilita dal consiglio dei ministri del 29 settembre scorso. Il Piano indica i criteri nuovi coi quali il governo intende provvedere all'acquisizione, alla raffinazione, alla distribuzione del petrolio e alla formazione dei prezzi al pubblico di benzine, gasolio per autotrazione e riscaldamento, olio combustibile per industrie. Il governo è giunto alla decisione di dar vita al Piano (ora è pronto, ma va ancora discusso tra i ministri; e poi, soprattutto, va applicato) dopo che nel Parlamento s'era fatto più vivo e pungente l'allarme contro l'incapacità dell'apparato statale di controllare il delicato e fondamentale settore energetico. E' dello scorso maggio il duro e docu- mentato discorso pronunciato nell'aula della Camera dall'onorevole Marchetti, democristiano militante nel settore legato agli onorevoli Granelli e De Mita. Disse esplicitamente che il «metodo Cip» per la definizione dei prezzi petroliferi era privo d'attendibilità. Ne indicò le carenze ma aggiunse, anche, che il difetto di base sta nella commistione tra pubblico e privato che esiste nel ministero dell'Industria (nuovo nome, ma senza gran cambiamento di funzionari, del ministero fascista delle corporazioni). Conoscono i difetti di struttura del ministero dell'Industria tutti i ministri che vi si sono succeduti. L'attuale, De Mita, nei primi mesi, l'estate scorsa, preferiva addirittura lavorare in casa propria. Ora ha ottenuto un consistente numero d'esperti, che operano come consulenti per l'analisi dei costi industriali e la definizione dei prezzi al pubblico. Quanto ai due aumenti dei prezzi petroliferi adottati dall'attuale governo di centrosinistra (de, psi, psdi, pri) nel settembre e nel novembre scorsi, essi solo in parte tennero conto dei calcoli col «metodo Cip», che avrebbero comportato maggiori rincari. Né in dicembre il governo dette credito al «vuoto del 35 per cento» nei depositi, che veniva indicato dai settori petroliferi. E' tutto un mondo, quello del petrolio, che da tempo immemorabile suscita diffidenza negli analisti economici, e inimicizia anche in molti settori politici tradizionali di governo, in Italia come all'estero (in Giappone, a novembre, il ministero della Finanza fece perquisire di notte le sedi delle società petrolifere, per il sospetto d'aggiotaggio). I sospetti, in Italia, giungono oggi a indurre il pei, tramite gli onorevoli Peggio, Barca, D'Alema, a porre in causa con una interrogazione la stessa azienda petrolifera di Stato: l'Agip. Chiedono i tre deputati di sapere se sia vero che nel '73 la società petrolifera pubblica abbia accresciuto di 80 miliardi i suoi profitti lordi (in sede tecnica su questo problema si afferma che in Italia è Ubero il prezzo della vìrgin naphta, utilizzata dalla petrolchimica, e dalla quale cospicui guadagni sono stati realizzati lo scorso anno da tutti i raffinatori). In ogni caso i deputati del pei chiedono, prima di nuovi aumenti di prezzo per le benzine, di conoscere i profitti delle varie imprese di raffinazione. Domandano anche se sia vero che sta per essere concesso un aumento «rilevante» del metaGiulio Mazzocchi (Continua a pagina 2 in terza colonna)
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