Come eliminare i complessi di Edgarda Ferri

Come eliminare i complessi Sandro Mazzola, una confessione senza reticenze Come eliminare i complessi Proseguendo la nostra inchiesta sullo "stress" e il logorio psicologico dei protagonisti che popolano il mondo del calcio, ecco le confidenze di Sandro Mazzo¬ la, capitano dell'Inter, cioè di un personaggio che ha dovuto liberarsi dal mito paterno. Ma nel destino del "clan" Mazzola anche questo mito potrebbe ripetersi: Sandro lo nel figlio - ;de compiersi 7 gioca già be¬ nissimo -aldo e potrebbe erediti _ / in futuro, il carico, le paure e le ambizioni del padre e del nonno (Nostro servizio particolare) Milano, 30 gennaio. Sandro Mazzola è un signore pieno di rughe e un po' curvo, la voce chioccia dei vecchietti del Far West e un bastone da patriarca fra le mani. Ha ancora a che fare col calcio, ovviamente, però ha smesso da molto tempo di andare ad allenarsi ad Appiano Gentile. Così lo vede suo figlio Sandro, che adesso ha cinque anni e che si è divertito insieme alle sorelle Ilaria e Valentina, solo un poco più grandi di lui, ad immaginare il capitano dell'Inter intorno al 2000. Le bambine si oppongono all'immagine che il fratello ne ha fatto ed è soprattutto Ilaria a sostenere che « invece, papà sarà giovane come adesso, forte come adesso, come adesso un cavallo generalmente vincente ». Le previsioni dell'interessato sono più equilibrate. « Probabilmente — dice — avrò molti acciacchi dovuti ai calci, ai punti, alle lacerazioni che finora non si fanno sentire, ma che un giorno o l'altro verranno di nuovo a galla da ogni parte del mio corpo ». Oggi è un uomo di trentadue anni. Molto equilibrato e forte grazie alla strada che si è scelta fin da ragazzo, con determinazione e puntiglio: una mo- glie molto cara, tre figli sui quali riversare la maggior parte della sua attenzione. E' un uomo che ha sofferto, i cui occhi esprimono i molti drammi e traumi subiti in passato sui quali tuttavia, per pudore, preferisce sorvolare senza esitazione. E' un uomo che gioca a calcio da sedici anni, « e se no/) fesse per passione io avrei smesso chissà da quanto tempn, certo già da moltissimo: perché l'ambiente è dei più duri e tormentosi che sì possano immaginare ». Sedici anni di buon lavoro ed altrettanti di buon guadagno. Investimenti avveduti, ménage familiare ottimo senza però stonature, un'avviata agenzia di pubblicità nella quale, certamente ben affiancato, sgobba con metodo e costanza già da alcuni anni. « Se voglio fare un bilancio, le conclusioni sono queste: poteva andar molto peggio ». Sarò nonno E' intelligente, furbo, estroverso. In più, ha una carica umana notevole. Non è il robot che vede soltanto il pallone. Ama la vita in tutte le sue manifestazioni. Vede nel suo futuro con molto equilibrio. « Mi alleno già da qualche anno a pensare che la mìa carriera di calciatore finirà presto. Nonostante mi prepari a questo passo con ragionamenti e programmi sistematici, tuttavia temo che un trauma sarà Inevitabile anche per me. Se mi vedo fra vent'anni, io so cosa mi mancherà soprattutto di ciò che godo ora: il senso di libertà che provo ogni mattina, ad esempio, quando vado ad allenarmi; l'odore dogli spogliatoi, ad esempio, dopo una partita. Perché mettiamo pure, come del resto accadrà, che lo riesca a rimanere nell'ambiente del calcio anche più avanti. L'odore degli spogliatoi potrò ancora sentirlo. Ma saran gli altri ad averlo indosso, così affaticati, così sudati, quasi fumanti come i cavalli dopo una gara. Mentre io non avrò odore di niente ». Il gioco di un Mazzola futurìbile potrebbe servire anche come test psicologico. La prima frase con la quale ha risposto alla domanda: « Come sarà fra vent'anni? » è stata, infatti, « certamente sarò nonno ». Ha un senso della famiglia radicato, profondo, quasi una ripicca alla precisazione fatta appena prima: « Mio padre, lo non l'ho neanche conosciuto ». Quando parla della moglie e dei figli, si illumina e fa tenerezza. « La famiglia è la tana nella quale mi rifugio dopo aver chiuso fuori dalla porta tutti I mìei problemi », è la sua frase ricorrente. Persino commuove quando racconta della prima palla che andò a comprare al suo bambino, e del fratello Ferruccio che dipinge « sul serio (e veramente) bene », e della casa che avrà più avanti, « con la possibilità che tutti ì miei figli ci possano arrivare con le loro famiglie ». Il discorso non si distoglie da suo figlio Sandro, di cui parla con orgoglio e tuttavia con qualche apprensione. « Che cosa sarà dì lui? Gioca a calcio con una classe eccezionale. Una volta lo vide Herlberto Herrera che si mise a gridare " ma lo devi portare ad Appiano perché insegni ai grandi come si deve fare! ". Aveva otto mesi quando gli misi una palla vicino, e io non l'avevo ancora drizzato in piedi che lui l'aveva già calciata via come se fossi stato lì delle ore a insegnargli. E però, non vorrei che diventasse calciatore. Vorrei risparmiargli queste fatiche, queste ansie, questo mondo troppo spesso meschino e fasullo. Quindi, che fare? ». Saggiamente Mazzola spiega che non interferirà sulle scelte del figlio. « In ogni caso, mi piacerebbe diventasse campione In uno sport che non fosse II calcio. Nel calcio avrebbe vita difficilissima, peggio di come l'ho avuta io. Se io ho avuto il complesso del padre, luì avrebbe quello del padre, del fratello, e anche del nonno ». Se tuttavia una cosa è sicura è che lui, pur riconoscendo che l'ambiente non è dei più edificanti, dal calcio non si staccherà mai. « Se avrò fortuna, diventerò qualcuno come nel calcio Italiano non ce n'è ancora: una specie di sovrintendente che sappia muoversi benìssimo nel campo amministrativo della società, e che insieme sappia tutto della parte tecnica. Se per esempio fosse ancora presidente dell'Inter Fralzzoll, quando io fossi maturo, Il gioco sarebbe fatto. Lui mi dice sempre che sono l'uomo adatto per essere questo». E poi, di questi anni, di questa vita di oggi, che cosa gli resterà? Vivrà ancora a Monza? « Magari anche più in là, sempre più in mezzo alla campagna ». Chi rivedrà dei suoi compagni di gioco? « Pacchetti, senza dubbio: è in parte molto simile a me, nutro per lui due cose indispensabili all'amicizia: stima e simpatia. Quasi certamente vedrò spesso De Sisti. Giorgio Della Giovanna, non fortunato nel calcio, uomo di grande rispetto nella vita, è già adesso uno degli amici più cari ». E suo fratello Ferruccio? « Mi auguro che l'imbarazzo che provo oggi dinanzi a lui, sia svanito per sempre. Noi due siamo legati da grandissimo amore. Ma quando lui venne all'Inter, forse lo non ho saputo comportarmi nella maniera giusta. Insomma, l'ho lasciato un po' solo a sfangarsi, convinto che fosse meglio per tutti e due. Adesso ne sono pentito, avrei dovuto aiutarlo, spingerlo, stimolarlo dì più ». Nome mitico E suo padre? Crede che fra vent'anni ci sarà ancora fra lui e la gente il fantasma del gran Valentino? « Come prevedere una cosa del genere? Ma lo sapete che quello dì mìo padre è stato un dramma? lo non l'ho praticamente conosciuto, tuttavia venero la sua memoria ed ammiro il suo gioco. Però sempre, nella mia esistenza, questo spettro di lui che mi impedisce di esser me stesso. La gente non viene a vedere me, ma il figlio di Valentino Mazzola ». Anche adesso? « Anche adesso Papà è un mito che è diventato così anche per il fatto che è morto giovane e tragicamente. La gente viene a vedermi perché sono il figlio di Mazzola sperando. Inconsciamente, che io sia inferiore a mio padre, che non intacchi il suo mitico nome. Fra vent'anni II fantasma dì mio padre riposerà, finalmente, nella pace che merita. A meno che mio figlio non giochi ». E se così fosse, quale spet¬ tro renderebbe dura la vita di Sandro Mazzola il giovane? Quello del padre o quello del nonno? « Sempre il nonno, sicuro, lo sarò un solido milanese che ancora lavora, con moglie e figli, un po' di soldi da parte, un rispettabile passato. Tutto questo non basta a creare leggende ». Edgarda Ferri Sandro Mazzola, sorridente, gioca con i suol figli

Persone citate: De Sisti, Giorgio Della Giovanna, Herrera, Mazzola, Sandro Mazzo, Sandro Mazzola, Valentino Mazzola

Luoghi citati: Appiano Gentile, Milano, Monza