I bimbi che portano la morte nel sangue di Gabriella Poli

I bimbi che portano la morte nel sangue Igiene pubblica: colpevoli incurie e fiscalismi assurdi I bimbi che portano la morte nel sangue Basterebbe un'analisi medica per limitare il diffondersi di una tara genetica caratteristica del Sud - I soldi per farlo ci sono, manca il consenso dell'ospedale Regina Margherita Seconda clinica pediatrica, ex reparto pensionanti. La zona più allegra e confortevole è destinata ai « talassemici », cioè al bimbi cbe, in conseguenza di una tara genetica dei globuli rossi, per restare in vita devono subire una trasfusione ogni 15-30 giorni, fino a cbe non soccombono al morbo di Cooley da cui sono affetti. In genere non superano i 14-15 anni; solo l'I per cento raggiunge l'età adulta. La talassemia, o microcitemia, o anemia mediterranea (morbo di Cooley se nella sua forma più grave) consiste In alterazioni della sintesi dell'emoglobina, con difetto nel numero, nella forma, nella resistenza dei globuli rossi. Nessuna possibilità di modificare 11 patrimonio genetico; nessuna speranza — per i cooleyanl — di guarigione. Esiste Invece la possibilità di scongiurare la nascita di creature con 11 sigillo della morte addosso: bisogna evitare che due «portatori sani» di talassemia (che non presentano alcun segno del male) si sposino tra loro. In caso di matrimonio. Infatti, su quattro figli uno morirà entro 1 15 anni, altri due saranno «portatori sani», cioè a loro volta veicolo della tara; soltanto uno sarà immune. Ma bisogna sapere di essere «portatore sano», e la consapevolezza si acquisisce con un particolare esame di laboratorio: l'elettroforesi dell'emoglobina, eseguita in un Centro attrezzato. Il direttore della seconda clinica pediatrica, professor Nicola, afferma: «La talassemia è una delle malattie sociali più diffuse del nostro Paese; colpisce oltre 2 milioni di persone. L'incidenza va dal 20-30 per cento di certe plaghe della Sardegna al 10-20 per cento del Basso Veneto, delle Puglie, della Calabria, al 5-10 per cento della Sicilia. Fino a dieci anni Ja nel resto d'Italia, Piemonte compreso, il tasso non superava lo 0,5-2 per cento». L'Immigrazione ha mescolato le carte. «Oggi il Centro di microcitemia della nostra clinica è il più importante tra i sedici esistenti nelle varie regioni. Abbiamo in cura 2U bimbi affetti dal morbo di Cooley, contro i 165 di Ferrara, città-cuore della talassemia nel Nord, e i 63 di Milano. Stimiamo che fra Torino e provincia i "portatori sani" di talassemia superino i 45 mila. Ma non possiamo far niente per loro; non siamo in grado di individuarli, né di informarli. Del tutto impotenti davanti alla più rilevante tra le questioni pediatriche. Se si mette insieme la casistica di dieci annt per poliomielite, difterite, tifo, non si raggiunge quella di un solo anno per la talassemia. Con tutto ciò noi dobbiamo limitarci a curare i malati. Ci mancano completamente i mezzi per impedire che questa schiera dolorosa aumenti». Perché? Con angoscia Nicola precisa: «Non abbiamo né un medico, né una vlgllatrice da adibire all'attività preventiva. Non possiamo — come sarebbe dovere umano, civile, sociale — fare azione di controllo, di dépistage, come diciamo noi, tra gli immigrati, soprattutto nei centri della cintura dove le loro comunità sono più numerose, e frequenti i matrimoni tra compaesani. E' agghiacciante pensare che per impedire, o almeno limitare, le tragedie infantili ci manca una cosa semplicissima: il consenso dell'ospedale Regina Margherita al riconoscimento del Centro di microcitemia». L'incredibile assurdo si prolunga da anni; merita raccontarne la storia. All'Inizio del '72 (La Stampa ne diede ampia notizia) il Centro di microcitemia, Insieme con quello di ematologia dell'Istituto di patologia medica, svolse un dépistage a Rivoli fra 760 bimbi Immigrati: 5 su cento risultarono «portatori sani». Dice Nicola: «L'SO per cento delle famiglie hanno detto "sì" all'invito per U prelievo; segno di grande maturità. Purtroppo abbiamo dovuto rinunciare al programma di estendere l'indagine negli altri comuni. Non è lecito impiantare un'azione metodica di controllo su medici che lavorano gratis, come avevano fatto quattro "samaritani" per Rivoli». «Il 7 giugno '72 — prosegue — ho fatto istanza al medico provinciale per il riconoscimento del Centro, primo passo per ottenere la strutturazione necessaria. Tre giorni dopo la lettera, con parere favorevole, era già sul tavolo dell'avvocato Armello, assessore alla sanità della Regione, che ha assicurato il finanziamento (30-40 milioni annui) sufficiente a pagare il personale, due assistenti ospedalieri e due vlgllatrici». Mancava, a questo punto, soltanto il consenso dell'ospedale che, avendo la gestione del Centro, deve fare le assunzioni e 1 contratti a termine con 1 rilevatori. «Ebbene, malgrado le pressioni reiterate dell'assessore alla sanità, il presidente del Regina Margherita, dopo che il consiglio d'amministrazione aveva inesplicabilmente accantonato una prima volta la questione, non ha più ripresentato la delibera. Non si riescono a trovare cinque minuti per parlare del destino di tanti bambini. Tutto è congelato per la mancanza di un voto, di una firma. Se si tarda ancora, nel futuro dei nostri immigrati ci saranno altre piccole tombe che potrebbero non esserci». L'B per cento delle famiglie con genitori talassemlcl hanno due figli destinati a un'esistenza grama e a una fine precoce. Su 195 padri e madri di «cooleyanl» ricoverati, nessuno è risultato conscio della sua condizione di «portatore». Conclude 11 professor Nicola: «E' intollerabile che non si faccia qualcosa per aiutare questi nostri concittadini. Nel '72 presso il Cen tro della clinica abbiamo eseguito 2400 trasfusioni; l'ospedale ha speso, per 7 mila giornate di de¬ genza, più di 200 milioni. Da un punto di vista gelidamente economico, aderire all'offerta della Regione sarebbe persino "un affare". Senza tener conto del nostro dovere di uomini, di medici, di torinesi, moralmente impegnati nella soluzione di un drammatico problema sociale». Gabriella Poli

Persone citate: Cooley

Luoghi citati: Calabria, Ferrara, Italia, Milano, Piemonte, Rivoli, Sardegna, Sicilia, Torino