Un accordo raggiunto per la Lip di Alberto Cavallari

Un accordo raggiunto per la Lip Concluso in Francia uno dei più gravi e lunghi conflitti sociali Un accordo raggiunto per la Lip La fabbrica d'orologi di Besancon, prima fallita, poi occupata e "cogestita" dagli operai, infine presidiata dalla polizia, passa ad una holding di privati - Continuerà a produrre anche armi, graduali le riassunzioni (Dal nostro corrispondente) Parigi, 29 gennaio. L'affare Lip si è concluso. Uno dei più lunghi conflitti sociali vissuti dalla Francia è stato risolto con un accordo formalizzato la notte scorsa all'una e trenta, approvato stamattina a Besancon da un'assemblea generale dei dipendenti, siglato oggi pomeriggio dai rappresentanti sindacali e dall'industriale Bidègain per conto del gruppo franco-svizzero che riaprirà la fabbrica occupata fino a questa estate dagli operai e dal 14 agosto ad oggi presidiata dalla polizia. Dove non è riuscito il governo (col famoso piano Gìraudj è riuscita l'industria privata. L'accordo non prevede infatti nessun intervento pubblico ma solo il passaggio della Lip a una nuova holding formata da tre industriali francesi (Rìboud, Gillet, Bìdegain), da una società svizzera (la Ebauches S.A.), e da un pool bancario parigino. Gl'industriali francesi controllano il 50 per cento, la società svizzera il 34, le banche il 16 per cento, e si può certamente af¬ fermare che questa conclusione significa la sconfitta della concertazione politica (care al governo) e la vittoria della concertazione puramente corporativa tra padronato e sindacati. Fare un bilancio degli accordi non è certamente facile (data la complessità del protocollo) ma si può dire che la lunga battaglia dei lavoratori Lip durata dieci mesi ha raggiunto il primo degli obiettivi fissati: rimettere in moto la fabbrica dopo il suo fallimento registrato in aprile '73 dal tribunale. Gli obbiettivi successivi (cogestione, nessun licenziamento) non sono stati invece raggiunti. I sindacati hanno infatti vinto ottenendo l'impegno al rilancio di tutta la Lip (orologi e armi) senza smantellamenti o ridimensionamenti. Hanno invece ceduto sul piano delle riassunzioni. La nuova gestione infatti farà entro marzo solo trecento contratti di riassunzione; ne farà altri duecento entro il primo settembre; per le rimanenti quattrocentosette assunzioni ha solo sottoscritto l'impegno a renderle esecutive in base ai risultati commerciali della «nuova Lip». Bisogna quindi attendere almeno un anno per poter giudicare le proporzioni del cedimento sindacale. Soluzioni di compromesso (con recìproci cedimenti sul piano economico e giuridico) sono state trovate sia per il famoso « tesoro di guerra » (macchine nascoste, danaro, orologi) sia per le «paghe selvagge » fatte in questi mesi. La nuova società chiuderà molti occhi rilevando il fallimento; gli operai sconteranno sulle indennità di licenziamento e di anzianità le paghe ricevute nei mesi scorsi. Nuove negoziazioni statutarie sono poi previste in novembre, quando la direzione della società sarà presa definitivamente da Neuschwander che, due settimane fa, condusse un'esplorazione meno fortunata di quella di Bidegain. Il salvataggio della Lip è stato una sorpresa. Bruciato il mito della «gestione selvaggia», tenuto acceso per tutta l'estate, la Francia a poco a poco si era dimenticata di questi novecento operai disoccupati che, dall'aprile scorso, avevano impostato una battaglia sindacale che imbarazzava gli stessi sindacati. Dopo l'intervento della polizia, e dopo il fallimento del piano governativo Giraud, le «vendite selvagge», e le « paghe selvagge », la pretesa dì gestire senza capitali un'azienda fallita, Lip aveva continuato a significare una «leggenda» generosa, ma sempre più priva dì senso. La stessa sinistra comunista e socialista considerava l'affare Lip un «ascesso» sociale più che un grande problema. Il 28 agosto Seguy, segretario generale della Cgt comunista, aveva messo in guardia contro i tentativi di «teorizzare» la battaglia Lip. Quanto al governo, dal 12 ottobre inizia il ritornello del presidente del Consiglio Messmer: «Lip? L'affare non ci riguarda più. Tutto è finito». Un primo tentativo di trovare qualche soluzione venne sottoposto all'Eliseo il 20 novembre scorso da alcuni industriali (Jaeger, Roboud, Gillet), ma sìa i sindacati che il padronato lo dichiararono fallito tra il 23 novembre e il 4 dicembre. Un secondo tentativo ministeriale venne fatto tra il 14 dicembre e il 14 gennaio, con la famosa esplorazione Neuschwander, che parve approdare a qualche successo. Ma il 15 gennaio, davanti ai gruppi parlamentari di maggioranza, Messmer ripetè seccamente «Lip è sempre una faccenda finita». La battuta venne interpretata come un invito al ministro dell'Industria di non procedere a mediazioni. Di colpo, il 26 gennaio, cioè sabato scorso, l'industriale Bidegain prende l'iniziativa e in tre giorni conduce in porto la trattativa impossibile. Il successo è suo e non del ministro Charbonnel che stava per giungere a qualche risultato. Perciò alla notizia clamorosa della conclusione dell'accordo, si accompagnano alcuni interrogativi politici. Messmer è accusato dì aver favorito la soluzione privatista. I sindacati di averla accettata per dimostrare, in un momento economico difficile, che certe intese sono più facili con l'industria che con la classe politica. Comunque la lunga vicenda è conclusa con dichiarazioni di soddisfazione da parte di tutti ì negoziatori. Da un punto di vista generale, il successo è dilla cosiddetta «ala marciante» del padronato francese, l'insuccesso è dello Stato. Quanto ai sindacati, il discorso è più complesso. Portando sul piano nazionale l'affare Lip hanno (come ha riconosciuto Pompidou stesso) messo a fuoco il problema della riforma delle vecchie norme giuridiche sul fallimento delle aziende. Sostenendo la battaglia per la sopravvivenza di un'industria fallita, hanno realizzato un successo come tutori degli interessi economici generali. Parallelamente hanno però mostrato le loro contraddizioni interne e, sul piano politico, il pericolo dì certe «lotte selvagge» che portano al compromesso corporativo. Alberto Cavallari

Persone citate: Besancon, Giraud, Jaeger, Messmer, Pompidou

Luoghi citati: Francia, Parigi