Colloqui del ministro Moro con gli sceicchi del petrolio di Igor Man

Colloqui del ministro Moro con gli sceicchi del petrolio La diplomazia italiana nel Medio Oriente Colloqui del ministro Moro con gli sceicchi del petrolio Ieri ha visitato il Kuwait e Abu Dhabi, dopo le conversazioni al Cairo con il ministro Fahmy - Questi ha sottolineato i legami amichevoli con l'Italia e la positiva mediazione degli Stati Uniti per giungere ad una soluzione del conflitto con Israele (Dal nostro inviato speciale) Kuwait, 29 gennaio. Stasera il ministro degli Esteri, Moro, è giunto nel Kuwait, dopo una breve sosta ad Abu Dhabi, capitale dellTJnione degli emirati arabi, n suo viaggio è cominciato ieri, con una visita al Cairo. Abu Dhabi e. Kuwait sono la cerniera tra economia e politica del mondo arabo; l'Egitto ne è la chiave politica. Al Cairo, Moro ha avuto lunghi colloqui con il ministro degli Esteri egiziano Ismaìl Fahmy, il quale ha voluto subito sottolineare come il nostro sia il primo ministro europeo venuto in Egitto dopo la guerra del 6 ottobre. Non è senza significato, ha detto Moro, che il suo viaggio «informativo» cominci dal Cairo. La sosta in Egitto del nostro ministro è stata breve, ma è servita ad un utile, necessario scambio di idee, ad un chiarimento diretto delle rispettive posizioni. Moro ha illustrato il significato delle sue dichiarazioni al Senato, l'idea che l'Italia, Paese comunitario, ha della situazione in Medio Oriente, che rimane difficile, ma tuttavia mostra segni di schiarita. L'Italia e la Comunità europea sono disposte ad agire per accelerare il cammino della pace, pur senza intervenire nell'opera svolta dalle due superpotenze. Il chiarimento della posizione dell'Europa e dell'Italia dopo la guerra del 6 ottobre, ha detto Fahmy, è motivo di soddisfazione per l'Egitto. L'Europa ha finalmente compreso come il mondo arabo auspichi una più stretta collaborazione non solo economica ma soprattutto politica. Si è parlato e si parla tanto di impotenza dell'Europa, ma il ministro degli Esteri egiziano è convinto, al contrario, «che la Comunità europea sìa in grado di prendere iniziative positive» in funzione della pace. L'accordo per il disimpegno è solo un fatto militare, discende dal cessate il fuoco, tuttavia ha la sua importanza anche se la tregua rimane «fragile e difficile», al punto che non si può escludere una ripresa delle ostilità. «La situazione potrebbe di nuovo deteriorarsi» se Israele mostrasse di non voler adempiere agli obblighi sanciti dalla risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza. Ma nel quadro generale emerge un dato estremamente positivo: la comprensione degli Stati Uniti per i problemi del Medio Oriente. Fahmy ha avuto parole di aperta riconoscenza per l'opera svolta da Nixon e da Kissinger. L'Egitto si augura, ora, che il Segretario di Stato americano riesca nell'ardua impresa di realizzare il disimpegno sul fronte siriano. Condizione, questa, di base per una partecipazione di Damasco alla Conferenza di Ginevra. Quando si prospetteranno indicazioni positive sul disimpegno nel Golan, l'Egitto tornerà a Ginevra. I Paesi europei, secondo il ministro degli Esteri egiziano, anche se lontani fisicamente dal tavolo della pace, potranno svolgere un'azione assai importante, dal momento che essi intrattengono relazioni sia con Israele che con i Paesi arabi. L'azione dell'Europa potrà avere «profonda e benefica » influenza su Israele, rendendolo più « sensibile e ragionevole». Sul piano bilaterale, Moro e Fahmy hanno concordato sulla necessità di un nuovo e diverso rapporto economico teso verso forme « sempre piti strette ed efficaci di integrazione e di interdipendenza ». Il ministro degli Esteri egiziano ha proposto la costituzione di un gruppo di lavoro o di un comitato misto che abbia il compito di individuare i settori «di una più intensa collaborazione politica ed economica, bilaterale e multilaterale ». In questo quadro, l'Italia ha assicurato la sua « concreta disponibilità » per i lavori di riapertura e di ampliamento del Canale di Suez. Una visita breve quella di Moro al Cairo, ma succosa. Una tappa d'obbligo sulla « rotta del petrolio ». Ad Abu Dhabi, il ministro Moro ha avuto tre ore di colloquio con i ministri degli Esteri e delle Finanze del più importante Stato della federazione degli emirati. Abu Dhabi: mare, sabbia, grattacieli, gabbiani, automobili di lusso, grandi alberghi, baracche; tutto, sopra un mare di petrolio. Con una produzione stimata, nel 1972, a circa 50 milioni di tonnellate di greggio (l'intera federazione raggiunge i 57 milioni di tonnellate), Abu Dhabi è il quinto nella Usta dei Paesi petroliferi. Con una popolazione di 15 mila abitanti, che godono del più alto reddito prò capite del mondo in senso assoluto, lo sceiccato cerca il modo più razionale di impiegare le sue favolose royalties. Alcune imprese ita¬ liane, l'Eni e gruppi privati, lavorano nell'Abu Dhabi con reciproca soddisfazione. Il lavoro di questi «pionieri» potrebbe determinare le premesse per un più vasto impegno italiano, le cui prospettive sono state valutate da Moro nei suoi colloqui con i ministri degli Esteri e delle Finanze. E' stato raggiunto un accordo per una visita, a breve scadenza, nello sceiccato di una spedizione tecnica italiana. Nel Kuwait, Moro vedrà domani l'emiro sceicco Sabati Al Salem Al Sabash, il principe ereditario e primo ministro, per poi avere colloqui con il ministro degli Esteri e con quello delle Finanze e del petrolio. Al suo arrivo, questa sera, Moro ha tenuto a sottolineare, in una breve dichiarazione alla stampa, come l'Italia appoggi « le legittime aspirazioni degli ambi»- Igor Man

Persone citate: Golan, Ismaìl Fahmy, Kissinger, Moro, Nixon