Sveglia, Juve di Giovanni Arpino

Sveglia, Juve Chinaglia in fuga Sveglia, Juve La prima parte del nostro campionato si è chiusa mettendo in mostra tutte le sue lune, sia positive sia negative. Vi aggiungiamo anche le fasi lunatiche degli arbitri, che stavolta sono riuscite a creare maree, marette, mareggiate, con cinque rigori non visti, « fuorigioco > lasciati correre, gol negati. Ultima luna — o forse irraggiungibile pianeta dai contorni gassosi — è la signora moviola: ormai concede pochissimo di sé, appare austera pur essa, domenicalmente, e quindi non irrita la famosa suscettibilità della casta fischiettante, come ai bei tempi. Nella sua apparizione festiva, la moviola ha dedicato alla «quindicesima» poche sequenze da Ridolini, farfugliando malissimo attorno a un Sabadi ni rossonero, intorno a un Burgnich e a un romagnolo de! Cesena che andava in gol, e altre amenità nebbiose, mentre I commentatori con soave pudicizia invitavano l'utente a giudicare da solo. Ma allora a che serve il mezzo tecnico, se lo si depone tra le braccia della partigianeria tifosa? Parliamo di calcio. E diciamo subito che questo calcio, nella sua maggior vitalità e decenza, appartiene alla Lazio capintesta, alla Fiorentina che pur esagera in truculenza e arroganza, al dignitoso Napoli. Tutti gli altri penano e remano, anche se va stavolta escluso dal giudizio negativo il Toro « tremendista » per i due punti strappati a Verona, ottimo viatico alla vigilia del « ritorno ». Se i granata si danno le giuste « quadre », come si dice in gergo, faranno passare guai a molti avversari, d'ora in avanti, e giustificheranno almeno a metà le ambizioni di settembre. La caccia alla Lazio Le due milanesi, secondo tutte le voci concordi, hanno « scippato » le vittorie contro Foggia e Cesena. Ma non siamo così ciechi da non riconoscere che solo l'esperienza delle «grandi» (o quanto gliene rimane) consente certi « scippi » in football, mentre la generosità provinciale quasi mai è ripagata del risultato. Toneatto e Bersellini strillano con abbondanza di ragioni, ma le meneghine evitano, seppur a fatica, l'acuirsi di una crisi interna che poteva sfociare in licenziamenti clamorosi. Sia lode alla Lazio, dominatrice e guida. Ricomincia nei suoi confronti una trafelatissima caccia. La squadra del Beato Lenzini e di Maestrelli è passata sul Bologna addirittura arandolo. Accanto a Chinaglia, miglior « pivot » e sfondatore del campionato fino ad oggi, si fa largo un D'Amico che in varie occasioni indicammo quale regista avanzato e puntatore. Sorretti da una manovra larga e fluida che impegna tutto il « collettivo », I laziali mulinano gioco e mietono punti. Un Inselvlni al posto di « Netzer » Re Cecconi, l'innesto del già lodato D'Amico hanno aggiunto alterna¬ tive e mantenuto la potenza della macchina biancoceleste, che avrà un « ritorno » duro ma offre fin da oggi garanzie di continuità e di capacità reattiva. Chi saprà opporsi con altrettanto bagaglio tecnicotattico? Si diceva ieri: Juventus. Aggiungiamo la bella Fiorentina e quel coerentissimo Napoli, che non spreca, non perde colpi, anche se non ha un motore da « spider ». Può darsi che le due milanesi rosicchino un po' di terreno, ma non le vediamo dotate della sicurezza necessaria allo scudetto 74. Faranno la loro parte solo guastando 1 piani altrui, come vuole il calcio leale. Un "puzzle" d'alta classe Si ritorna quindi, per forza di logica, ad un riesame juventino. Presentando la « quindicesima » volemmo definirla una « damigiana di vino brusco ». C'era nell'aria un qualcosa di guasto, di insondabile. E la verifica grigia non è mancata. Da varie domeniche la squadra di Vycpalek, specchiandosi nella partita di turno, vede il proprio volto scomposto, artefatto, come chi entra nel baracconi delle meraviglie carnevalesche e nota i propri tratti sconvolti da vetri concavi 0 convessi. La Juve-jet digrigna football senza più costruirlo secondo le giuste linee portanti. Oualcuno sta rifiutando, qualche altro ha speso già troppo, in tre o quattro si ritrovano alle prese con un pallone che è gomitolo impazzito di nodi. Gli arrembaggi di Furino, le volate di Marchetti e Longobucco, I colpi astuti e i suggerimenti del generosissimo don José non possono bastare, perché non li sorregge il coro. Il gioco juventino si lascia « contrare » con facilità da allenatori che studiano la partita con i bianconeri come un « puzzle » d'alta classe. V'è riuscito Liedholm, pur perdendo, poi Radice e infine Puricelli, che vanta la difesa più perforata del campionato (ventidue reti al passivo). La Juve ha pochissimo tempo per ricucire gli sbreghi nel suo tessuto. Il mese di febbraio può decidere tutto sul suo scudetto con 1 duelli da consumare di fronte al Napoli e alla Lazio. Forse è possibile che il « Jet » ritrovi, se non la schietta potenza originaria, almeno l'equilibrio, facendo perno su uomini rinsaldati nel morale e non vittime d'una ragnatela di pregiudizi e sconforti-. Un margine minimo per rimettersi in sella c'è ancora, ma bisogna sfruttarlo con grande calma e sagacia, con umiltà e a furia di ragionamenti. Come già ci capitò di dire settimane fa: da queste parti, non si è soliti regalare scudetti. E allora sveglia: perdere un titolo è possibile, appartiene anzi ai misteri e Insieme alla logica del gioco. Ma non senza averlo difeso dando fondo ad ogni possibilità e ogni forza. La « vecchia signora » si affretti a rinnovare subito la sua attuale, polverosa « toilette ». Giovanni Arpino

Luoghi citati: Cesena, Foggia, Lazio, Napoli, Verona