Separata e divorziata di Lietta Tornabuoni

Separata e divorziata A TRE ANNI DALL'ISTITUZIONE DEL DIVORZIO Separata e divorziata La separazione negava alla donna un futuro, legandola per sempre a un passato sfortunato; il divorzio le consente di ricostruirsi una vita - Il problema centrale, per chi è senza reddito proprio, resta quello economico - L'assegno dell'ex marito spesso è insufficiente, si perde la mutua, il diritto ad eredità e pensione: è qui che si pensa di riformare la legge (Dal nostro inviato speciale) Napoli, gennaio. « Qui le donne ci chiedono soltanto: " Chi dobbiamo incendiare prima, il sindaco o il prefetto? ", dice Emma Maida, dirigente dell'Unione donne italiane. « Il pane tipo 00 è arrivato a 400, 500 lire il chilo, e quello a prezzo bloccato è scomparso. La pasta è aumentata. Il sale si compra solamente al giovedì, bisogna fare le file davanti ai tabaccai. L'olio di semi sta a 1200 lire. Non si trovano appartamenti e i fitti sono pazzeschi: 80.000 lire al mese per due stanze, per 30.000 lire ti danno una grotta. Esci di casa e non sai quando né come potrai tornarci: gli scioperi dei trasporti pubblici indetti dai sindacati missini esasperano la città, i commandos missini bruciano e bastonano, ai fascisti riesce facile speculare sulla nostra disperazione. In questo clima, non so proprio come faremo ad andare a parlare alle donne di divorzio e di referendum ». « C'è il pericolo che la gente voti contro il divorzio per il gusto di dare una lezione al governo: il popolo è stufo di questi sistemi, è stufo dei partiti », dice il professor Mario Petroncelli, dirigente del Comitato antidivorzista. « Però il problema è molto sentito: più lo Stato si sgretola, più assume importanza il clan familiare, come si vide nel '43 ». Ma nei quartieri popolari della città abbandonata al corrotto e furioso disordine della guerra di sopravvivenza le famiglie si disfano nella miseria, la gente sembra sentire solamente il problema di mangiare. « Quale divorzio, quale? », esplode una donna al rione Sanità, «a noi il divorzio non ci passa proprio per la testa. Perché non ce li danno a noi, i soldi che spendono nella votazione?». Un'altra è più pacata: «Quello, il divorzio, è come la legge per i mutilati e invalidi: ai mutilati e invalidi interessa, si tratta della vita loro; agli altri non interessa niente, veramente ». Napoli distratta A Napoli l'inopportunità del referendum e il distacco della gente, prigioniera della crisi quotidiana, dal confronto che assorbe i politici, non potrebbe apparire più evidente; ma anche a Napoli si ripetono i fenomeni che hanno caratterizzato tre anr! d'applicazione della legge sul divorzio. Anche qui, come in tutta Italia, i divorzi sono stati pochi, accordati soprattutto a persone mature o anziane desiderose di regolarizzare lo stato proprio e dei figli: «E su trecento cause che ho discusso », nota il dottor Pellegrino Senofonte, uno dei quindici giudici della prima sezione del tribunale addetti ai procedimenti di divorzio, « un'unica volta è risultato che l'opposizione al divorzio nascesse da motivi di principio ». Anche qui, come in tutta Italia, le domande di divorzio sono andate diminuendo (2254 nel 1972, 1586 nel 1973); non si è incrinata la fiducia nella famiglia, i matrimoni sono anzi aumentati (11.445 nel 1970, 12.100 nel 1973); sono più numerosi (643 nel 1970, 1514 nel 1973) i matrimoni civili, spesso effetto dei divorzi. Anche qui, come in tutta Italia, nulla lascia prevedere un futuro diverso: le richieste di separazione, pur aumentate, sono 736. Però, diversamente da quanto accade in altre città d'Italia, a Napoli le donne chiedono il divorzio quanto gli uomini, In cause vengono promosse dalle donne almeno per il 50 v> dei casi. «Nella disoccupazione e sottoccupazione maschile che ci affligge », spiega il sociologo professor Gilberto Marselli, « le donne sono spesso, insieme ai bambini, quelle che lavorano, che mantengono la famiglia. Lavorano a domicilio guanti, tomaie di scarpe e confezioni, lavorano senza alcuna protezione sindacale o sociale nelle fabbriche clandestine annidate nelle grotte e nei vicoli, fanno il commercio ambulante, fanno le " capere ", le pettinatrici, fanno il contrabbando. Sono a volte economicamente indipendenti dagli uomini, a volte più forti degli uomini: quindi non le spaventa affrontare il divorzio ». La condizione della maggioranza delle donne italiane è differente. E' di dipendenza economica. La legge sul divorzio ha avuto allora conseguenze positive o negative per le donne che, secondo le più nere previsioni, dovevano esserne le prime vittime? « Ha dato a migliaia di donne la possibilità di sposare l'uomo con il quale vivevano da anni, di vedere legalizzata la posizione dei figli », dice l'avvocato Lucio Grassi, notissimo matrìmonialista. «Ha violentato la volontà di mogli che non intendevano affatto divorziare », dice il professor Petroncelli. Il vero confronto Per quelle mogli, tuttavia, matrimonio e famiglia non esistevano già più. Il divorzio non interviene a infrangere un'unione felice, ma a regolare un fallimento coniugale confermato da anni di separazione. Lo slogan «sì alla famiglia, no al divorzio», che il comitato antidivorzista ha scelto per la propria campagna suona più propagandistico che esatto, non rispecchia un'alternativa reale. Il confronto va invece fatto tra la donna separata e la donna divorziata: per quale delle due gli svantaggi sono minori? « La separazione negava alla donna il futuro, legandola per sempre a un passato sfortunato », illustra l'avvocato Grassi. « Ancora oggi, la separazione impone l'obbligo del rispetto verso il matrimonio: e persino il fatto che una donna vada a ballare può essere interpretato come mancanza di ri- spetto. La separazione impone l'obbligo di assistenza: così una donna poteva vedersi ricapitare in casa, magari dopo vent'anni di assenza, il marito vecchio, ammalato o senza mezzi, e avere il dovere di provvedere a lui. La separazione impone l'obbligo di fedeltà: eliminato penalmente, il reato di adulterio sopravvive nei suoi effetti civili, cosicché se la donna trova un nuovo compagno il marito può chiedere che la separazione consensuale venga trasformata in separazione per colpa di lei, con la conseguenza di privarla di assistenza, eredità, pensione. La separazione non permette alla donna di trasferirsi all'estero senza il consenso del marito, offre al mariti vendicativi infinite forme di ricatto e di prepotenza. Con il divorzio, la donna è libera dalle imposizioni, libera di portare il proprio nome e di viaggiare, libera nella propria personalità civile ed economica. Libera soprattutto di risposarsi ». Il problema centrale resta, per le donne senza reddito proprio, quello economico: l'assegno mensile dell'ex marito è sicuro ma non sempre, nonostante i molti accordi integrativi privati, è sufficiente. A differenza della separazione consensuale (non di quella pronunciata per colpa della moglie) il divorzio fa sì che la donna perda il diritto di fruire dell'assistenza mutualistica dell'ex marito, il diritto all'eredità e alla pensione dopo la morte dì lui: su questi inconvenienti gravi vertono i progetti di riforma della legge. Ma l'assegno mensile, che molti mariti separati non pagavano, può venir prelevato direttamente dallo stipendio del lavoratore dipendente divorziato, e direttamente versato all'ex coniuge dal datore di lavoro; nello stabilire la somma dell'assegno viene ignorato il concetto di «colpa» e viene valutato per la prima volta, come « contributo dato alla conduzione della famiglia », il lavoro domestico della casalinga. Qualche cifra «L'assegno più alto che abbiamo attribuito », raccontano i giudici napoletani, «è stato di 300.000 lire. Il più basso, di 20.000 lire: al marito pensionato ne rimanevano 40.000. Molto spesso l'assegno fissato anni fa alla separazione è stato rivalutato; in molti casi di separazione di fatto, è stato attribuito per la prima volta. Di solito, magari un poco paternallsticamente, ì giudici sono favorevoli alle divorziande. Certo la legge sul divorzio non ha eliminato la condiziono di inferiorità, la posizione subalterna che la donna ha nella nostra società: e come avrebbe potuto? Ci vuol altro ». Risulta in ogni caso più vantaggiosa delle regole Che governano l'annullamento religioso, secondo le quali la moglie non ha diritto a nulla: «E questo è ingiusto», riconosce il professor Petroncelli, che è uno dei quattro laici inseriti nella commissione della Santa Sede per la riforma del codice canonico, « è ingiusto: anche le serve hanno diritto alla liquidazione. Invece certi mariti ricorrono all'annullamento religioso proprio per non dare alla moglie neppure una lira di assegno. La Chiesa si occupa di sciogliere il vincolo matrimoniale, non delle conseguenze civili: a regolare questa materia dovrebbe intervenire lo Stato ». Nel divorzio, dice il professor Petroncelli, che insegna diritto ecclesiastico al¬ l'università, «le donne sono le più sacrificate, perché invecchiano prima e un altro marito non lo trovano ». La realtà delle donne che hanno chiesto il divorzio per risposarsi è diversa: « E poi la vita non è mica " carosello " », s'infiamma Emma Maida, che ha ventiquattro anni. « Chi ha detto che tutte vogliano risposarsi, ripetere un'esperienza andata male? Chi ha detto che gli uomini sposino soltanto bellezze diciottenni? Basta guardarsi intorno per capire che queste sono scemenze, condizionamenti della pubblicità: nella vita vera gli uomini amano nelle dohr tante qualità, desiderano sposarle per ragioni anche meno provvisorie. Quello di rendere insicure le donne col fantasma dell'età è un gioco vecchio e sleale, un modo di barare». Per le donne, insiste il professore, la separazione è senz'altro migliore del divorzio: « La separata viene corteggiata. La divorziata no, ha uno stato più definito e l'uomo è mascalzone, preferisce non correre il rischio di impegnarsi ». La divorziata, dice, non ha più speranza di riconciliarsi con il marito: « L'uomo divorzia per risposarsi: per quanto, chi non vede nel matrimonio il valore sacramentale ma soltanto un fatto sociale, farebbe meglio a vivere in concubinaggio ». Alla separata resta invece qualche possibilità: « Una possibilità teorica ma se ne son visti, di casi. Si son visti mariti che, dopo averne fatte di tutti i colori, ormai anziani sono tornati in famiglia: e si son viste le mogli riaccoglierli, ricostruire il focolare. Donne eroiche, ammirevoli ». Con il divorzio infine, dice il dirigente del comitato antidivorzista napoletano, «i figli entrano in contatto con una seconda famiglia che prevedibilmente si riforma, e questo è disastroso ». Magari non proprio disastroso: ma converrà esaminare meglio quali conseguenze abbiano avuto per i figli tre anni di divorzio in Italia. Lietta Tornabuoni Roma. Una pigra sosta in piazza Navona: giovani donne dal futuro indeciso (Foto Team)

Persone citate: Emma Maida, Gilberto Marselli, Lucio Grassi, Mario Petroncelli, Pellegrino Senofonte