E' ora di gioco, non di isterismi

E' ora di gioco, non di isterismi E' ora di gioco, non di isterismi In una nuvola di dubbi, contrastanti speranze e musi duri eccoci arrivati al termine del girone d'andata. E' « quindicesima », è la metà esatta del cammino, ma per molti — obbligati a un primo bilancio — si tratta di addizionare cifre in rosso, di rimandare al '75, lontanissimo, ciò che il 74, appena cominciato, non offrirà. I capintesta del Club Italia, da Valcareggi a Vecchiet, dicono che le fatiche del campionato non peseranno, non lasceranno strascichi per le possibilità degli Azzurri al « mondiali ». La fede di zio Ferruccio è anche la nostra: la Coppa Fifa deve e può ricaricare, a tempo opportuno, animi che stanno spendendosi con professionistico impegno. Non solo è inutile (anzi, dannoso) preoccuparci adesso, ma è masochistico ipotizzare il logorio futuro, come lo sarebbe cullarci in facili speranze. II campionato comanda, e obbedirgli bisogna: le due meneghine, così travagliate, sembrano pensino più ad un riassetto per il domani che ai recuperi d'oggi: San Siro e la sua maestosa platea non possono vivere di rinunce, e pare che negli ambienti rossonerazzurri si studi come raddrizzare le barche durante e dopo l'estate, liquidando tecnici, giocatori, speranze cadute o meno, individuando nuovi punti di forza. E' un gioco sotterraneo che farà le sue vittime. Mentre HH, caduto in giusto silenzio, ci fa almeno risparmiare carta preziosa (e se è vero che già strizza l'occhio al « Rea! Madrid », allora rideremo anche oltre confine). Come definire il cartellone di questa « quindicesima »? Secondo un certo frasario piemontese lo potremmo chiamare una « damigiana di vino brusco ». Apri e arrivano subito vapori e odori difficili. Nel doppio confronto con le venete, disperatissime, Juventus e Torino debbono temere non solo l'avversario, ormai « in bagna», ma il loro stesso temperamento. Il Vicenza di Puricelli sbarca al Comunale ringiovanito e bisognoso di un punto, il Toro a Verona ha problemi interni non facili. Una certa abbondanza d'uomini per lo stesso ruolo crea ambiguità, risentimenti e obblighi di scelta: ci permettiamo un minimo di contrito stupore. E' il ruolo scoperto che infastidisce, non il cosiddetto doppione. Dopo la batosta subita a Firenze, la Juventus è invitata a liberarsi dal complesso di sufficienza che spesso la impaccia sul terreno casalingo. L'innesto di un • libero » giovane, le possibilità di costruzione e manovra tra centrocampo ed attacco sono interrogativi necessari, non assilli drammatici. Vogliamo calcio perché lo sappiamo possibile. Altrettanto si può dire nei riguardi del Toro a Verona: non è logico né realìstico gonfiare gli spifferi delle polemiche, quando si tratta di far gioco e punti, quando si è dimostrato (vedi la partita all'Olimpico con la Lazio) che i granata possono sempreché vogliano. O il club « tremendista », per dar prova di sé, deve ridursi a undici uomini contati? Sarebbe questo il suo paradosso? Ottimi « test » sono il Bologna per la Lazio e la Samp per la Fiorentina: la critica bolognese non è quasi mai d'accordo con i suoi rossoblu, che pur disputano un dignitosissimo campionato. Anche oggi Bulgarelli può dar lezione di sapienza tattica di fronte al « panzer » laziale. Così come la Fiorentina è obbligata a ripetere le sue prove gagliarde: i « toscanelli » potrebbero addirittura primeggiare in classifica se non avessero perso punti per pura intemperanza giovanile. Ma ora, in odor di primato, rinforzeranno il loro carattere, che brilla solo nei grandi confronti? E il Genoa a Napoli può accontentarsi di sopportare le furie e le eleganze brasiliane degli uomini di Vinicio? Alta e bassa classifica a confronto, dunque, con ripercussioni che potranno incidere molto. Mentre le milanesi, anche se ce la faces¬ sero contro due « provinciali » ferrate quali Foggia e Cesena, debbono solo augurarsi fortuna grazie agli errori altrui. Senza i quali non potrebbero certo « rientrare » nel discorso dello scudetto. E' la classica domenica delle trappole sotterranee. La logica prevede, in teoria, un passo avanti per tutte le migliori. Ma non c'è squadra che non zoppichi o ansimi o litighi. E quindi ogni sorpresa è possibile, nascosta malignamente dietro l'angolo. Diamo tempo al tempo: in novanta minuti molte isterie infrasettimanali possono ricomporsi e sparire. Il « titolo d'inverno », pur lodando la Lazio come merita, mai come quest'anno è apparso nebuloso e privo di significati precisi. Il gioco sembra ancora lungo e la verità in fondo al pozzo, soprattutto la verità spicciola d'ogni singola domenica, quando qualsiasi « regina » deve respingere i pericoli che può portarle un « alfiere ». Giovanni Arpino LAZIO p.21 Campione d'inverno JUVENTUS - 2 FIORENTINA - 3 NAPOLI MILAN BOLOGNA INTER FOGGIA CAGLIARI TORINO CESENA ROMA GENOA VERONA VICENZA SAMPDORIA -14 - 3 - 5 - 6 - 6 - 6 - 6 - 7 - 8 - 9 -12 -13 -13 Cagliari e Roma, una gara in più.

Persone citate: Bulgarelli, Giovanni Arpino, Puricelli, Valcareggi, Vecchiet