L'armistizio lungo

L'armistizio lungo L'armistizio lungo Una settimana dopo la data di questo rapporto (il 29 settembre) Badoglio incontra Eisenhower a Malta e firma le clausole del cosiddetto « armistizio lungo ». Il documento « Norme di resa dell'Italia » inizia con l'espressione « Le forze italiane di terra, di mare e di cielo, dovunque si trovino, si arrendono senza condizioni». Le proteste di Badoglio per la formulazione molto dura e per lo spirito generale al quale è improntato l'armistizio lungo, spingono Eisenhower a proporre ufficialmente a Washington di considerare il governo italiano quale cobelligerante dei governi alleati. Eisenhower si decide a questo passo soprattutto perché teme reazioni negative sul morale dei più giovani ufficiali dell'esercito italiano, nell'Italia liberata, e su marinai e ufficiali della fiotta italiana, consegnatasi compatta agli alleati. Prima di ottenere il riconoscimento della cobelligeranza però il governo italiano dovrà dichiarare guerra alla Germania nazista. Qui sorgono i primi intoppi. Il re d'Italia rifiuta di firmare la dichiarazione di guerra, a Brindisi. Vuole farlo da Roma, seduto al proprio tavolo di lavoro, in Quirinale. « La proposta del Presidente (Roosevelt, n.d.r.) — scrivono gli esperti di affari italiani del Foreign Office —, di riconoscere il governo italiano quale cobelligerante, sembra essere seriamente compromessa poiché per il re d'Italia è difficile dichiarare la guerra alla Germania fino a che la sua autorità non sia stata ripristinata su un vasto territorio d'Italia. Con ogni probabilità dovremo rimandare ogni decisione in merito. Oltre a ciò Badoglio non sembra avere reagito troppo favorevolmente al nostro suggerimento di formare un governo a larga base antifascista ». Gli americani vorrebbero accelerare la cobelligeranza, gli inglesi no. Da parte italiana invece ci si sente già in trincea, a fianco degli attuali vincitori, fin dai primi giorni dopo l'8 settembre. Vittorio Ambrosio, Capo di Stato Maggiore Generale, con una buona dose di ottimismo sollecita i Capi di Stato Maggiore delle tre armi (in data 14 settembre) a collaborare con le truppe al¬ leate e precisa che, per il momento, è opportuno «...evitare di proporre che Grandi Unità alleate operino ai nostri ordini ». Ai generali alleati MacFarlane e Taylor, Ambrosio arriva a suggerire personalmente di mettere il V Corpo d'Armata britannico, che sta sbarcando a Taranto, e il IX Corpo d'Armata italiano alle dipendenze della VII Armata italiana (dal verbale della riunione del 14 settembre, ore 21). « Generale Taylor, Lei, quale esperto militare americano nella Missione Alleata a Brindisi, oggi è forse in grado di chiarire alcuni punti dell'intricata questione della cobelligeranza italiana. Perché esitaste tanto nel concedere alle truppe italiane di combattere al vostro fianco? ». «Pur non essendo molto informato su questo punto — tiene a precisare oggi il generale Maxwell Taylor —, perché le decisioni venivano prese a Londra, Washington e Mosca e io non facevo che trasmetterle, posso dire senz'altro che noi eravamo molto a corto dì equipaggiamento. Gli italiani sì presentavano a noi privi di tutto e per equipaggiarli avremmo dovuto spogliare le nostre divisioni. Questo era un motivo "tecnico". Noi, d'altra parte, avevamo bisogno principalmente di vostri reggimenti di Alpini. I nostri comandanti continuavano a chiederci Alpini. Noi, sia inglesi che americani, non eravamo equipaggiati per combattere su terreni montagnosi. Tuttavìa anche l'impiego di Alpini non venne autorizzato. Sono sicuro quindi che sulle esitazioni degli Alti Comandi alleati influissero anche fattori politici ». In alcuni centri dell'Italia liberata si passa addirittura a vie di fatto. A Bari e a Napoli, per iniziativa dei ricostituiti partiti d'Azione, Socialista e Comunista, si affìggono ai muri « Appelli alle armi ». A Bari il questore, favorito dalla vicinanza del governo di Brindisi, reprime l'iniziativa minacciando Mignano, dicembre 1943. Il generale Clark, al centro, tra ufficiali italiani e. americani

Persone citate: Badoglio, Eisenhower, Maxwell Taylor, Mignano, Roosevelt, Vittorio Ambrosio