Una donna frusciante

Una donna frusciante Come sarà la moda della prossima primavera Una donna frusciante Le sfilate romane indicano due tipi di linea: una fluida, evocata dal riscoperto omaggio alla seta; e una spoglia, in forme dolci e morbide, per suggerire un'immagine femminile più svelta (Dal nostro inviato speciale) Roma, 26 gennaio. Delle previsioni della vigilia, concluse ieri le sfilate romane d'Alta Moda per la primavera-estate 1974, il punto che rimane fermo, anzi si enfatizza, è l'incontrastato dominio della seta. Il cotone quasi non sì è veduto, persino gli impermeabili d'un bel nero sontuoso, d'un tabacco caldo, sono in seta croccante e questo filato antico di secoli, fra l'animale ed il vegetale, si ritrova dovunque, mischiato alla lana, puro, in crèpe o in chiffon, stampato in fantasie favolose per gli chemisier, tessuto in disegni opachi e lucidi, a rilievo, soffiato in sciarpe e ruches e volants d'estrema esilità. Ma la fluidità della linea evocata dal riscoperto omaggio alla seta — come dire una femminilità frusciante e cangiante — ha un'alternativa colma di fascino in forme spoglie, anch'esse dolci e morbide ma solo a contrasto, levigate e calibrate per una primavera più svelta nel suo difficile equilibrio: nell'uno o nell'altro caso, e grossi sarti ne sostanziano le immagini con i loro modelli, la donna primaverile è decisamente elegante, sa che dovrà provvedersi di gonne e di abiti, del mantello e del cappello, di calze velate, meglio se con la riga, di sandali alti, rassegnandosi, per essere davvero alla moda, ad indossare i pantaloni — in seta e da odalisca, palazzo pigiama o lunga gonna-culotte — di sera e con uno spirito tutto favolesco. Scegliere nel solco nostalgico degli Anni Trenta fra drappeggi e volume o preferire l'asciugata verticalità degli Anni Cinquanta, è l'obbligo gentile per la giovane signora al rinnovo — o al recupero — del suo guardaroba per la bella stagione. Sanlorenzo e Valentino hanno presentato, in bei toni teneri, quieti, crema, rosa, avorio e verde salice, emblematici tailleurs per il 1974: sulla gonna tubolare, lunghezza sotto il ginocchio o poco più, la giacca è fluida, deve ondeggiare perché le gambe appaiono più agili e sottili: sulla gonna a pieghe, a teli, a ruota e proprio qui si è sbizzarrita l'invenzione del taglio, la giacca è corta o classica. Continuamente di scena le camicette offrono una gamma sfaccettatissima di modelli: la blusa morbida, lunga sotto il fianco, solcata di brillanti cinture, è accattivante; le camicette vere e proprie si assottigliano per entrare bene nella gonnella, moderano carré, ampiezza e maniche, che spesso sono corte, a campanula, mozze con risvolto o a piccolo sbuffo e richiamano in causa il foulard d'uguale tessuto, sciarpette frangiate, molli fiocchi. La tinta unita, il jacquard monocromo lucido su opaco prevale, ma c'è tutta una tendenza a rinnovati disegni optical, all'insegna d'un V osar eli rivissuto in sfumature nebbiose, alle righe asimmetriche e fitte. I pastelli della scorsa stagione hanno trovato toni più spenti o si sono rinforzati nelle tinte primarie, care a Irene Galitzine, la più esplosiva degli stilisti insieme a Lancetti. I giacconi della Galitzine, con le maniche striate d'intarsi di colore (bluette, verde, rosa) su bianco, le sue giacchette bolero si compiacciono d'una tavolozza pittorica, tanto netta quanto forte ma svariante, è quella di Lancetti, dei suoi chemisier con la lunga gonna a ruota sotto i mantelli gialli, blu, rossi. Capucci, magicamente arroccato sullo spartiacque tra fluidità e linea diritta, è fragile e squisito nei tailleur bianchi, come limpido e sicuro negli abitini a nervature interne, fino ai prodigi, fra pieghe bloccate, colore e morbidezze, dei suoi abiti da sera in chiffon. Ma portano la firma di Mila Shoen esili abiti che continuano in aletta il loro sprone, perfettamente diritti, le braccia nude, ritagliati in colori lievi, lilla, verde acido per una donna così libera nei suoi spolverini, nei suoi spenser agitati, da farci sapere che si sposa soltanto per un corto velo bordato di nastro a quadrettini. Donna farfalla (Tiziani), luminosa signora velata di ricami (Balestra) la donna di primavera, dopo anni di chemisier; e — Lancetti ne ha proposti di stupendi in chiffon stampato in baiadera e fiori — ritorna per la sera ai lunghi abiti sirena, che fasciano senza costringere, lasciano libere le spalle. I più straordinari li ha creati André Laug, bianchi, sottolineati ai fianchi e alla scollatura obliqua da nervature in rilievo o da larghe impunture alla sellaio. Per questo il maquillage della primavera-estate approda a chiarezze da acquarello, smalti bianchi o crema si alleano a perle e madreperle nelle cinture gioiello e nei collier leggeri (Borbonese): se molti abiti mancano del dorso o riducono il carpino ad un candido, increspato reggiseno, boa di struzzo o, più nuovi, in volpe marezzata (Rita Togno), giacche di lana, o in breitschwanz bianco, velano spalle e collo e a riparare dal sole come dalla brezza notturna, impera il cappello, mai altrettanto legato alla grazia della dosatissima eleganza 1974. Pamele immense e nere, cloches bianche con il capino alla coloniale, clochette con la calotta a cesto traforato, candide o blu notte, punteggiano il ritrovato accordo dell'abito e del mantello: le più deliziose le ha firmate Maria Volpi, scattanti, leggiadre, con un pizzico di ironica malizia. Lucia Sollazzo aG t iit il) Cit è l'bbli tilitt ff

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