Malinconia dell'erotismo di Guido Ceronetti

Malinconia dell'erotismo NEI QUADRI DI ROPS Malinconia dell'erotismo Niente artisti, eccetto Rops. Il Belgio di Baudelaire — una tenebrosa isola maledetta di mercanti antropofaghi — ha un'unica luce: Félicien Rops. E' al suo braccio di forca che i primi sintomi mortali, la caduta delle membra e del suono nella notte emiplegica, atterrano Baudelaire nella chiesa di Saint-Loup a Namur, delizioso catafalco gesuita. Un mese prima, febbraio 1866, erano apparsi gli ultimi versi, col titolo di Épaves: sul frontespizio uno scheletro - albero che ride, forma con l'estremità contorta dei rami-dita le lettere del titolo. Disegno di Rops. Fu un grande disegnatore di umanità di ogni genere, ma alla Malinconia Erotica, degno dell'erudizione di Robert Burton, è dedicato il suo tempio principale. La raccoglieva nei quartieri pomici del traffico marittimo, tra Anversa e Dunkerque, nei covi delle pierreuses (prostitute del rango più basso), nei teatri di boulevard, nei circhi, nei romanzi, nei repertori licenziosi, nei vecchi simboli morali, nei libri di stregoneria, nelle leggende fiamminghe, nelle felicità spietate di Barbey d'Aurevilly, negli specchi dove si riflette nitidamente il fegato cupo della donna, in tutti i letti dove un emissario femmina dei luoghi sulfurei fa da maestro di cerimonie, rifiutando con scherno le santificazioni forzate dell'antidemonologia futura. Infaticabile nella caccia alle devastazioni che produce l'Amore, finisce sovente per rappresentarlo, con insospettato congiungimento ascetico, come una incarnazione dell'angelo della Distruzione. L'erotismo malinconico ha una qualità essenziale: è teoretico; non può servire da pozione afrodisiaca (riscalda pochissimo, quando non agghiaccia) e come sermone satirico e morale la sua troppa finezza ideale ne taglia la forza. Serve sovranamente, invece, per scopi contemplativi e narrativi, e Rops contempla e narra nei cerchi dell'arcana Dissolutezza infinita. Il fantastico, per risultare perfettamente fantastico, si fa arroventare per metà sulla graticola del reale, il cui fuoco prestato dopo l'uso si spegne. Dove cercare il Rydeack, il quartiere degli amori mercantili di Anversa, coi suoi lampioni, le sue porte equivoche, le donne in attesa sotto la pioggia, se non nello scrigno ropsiano, realtà di dolore consegnata con tutti i lumi accesi ad un fantastico album? Dietro quelle porte l'infallibile matita ha disegnato uno spettro, la Mors Syphilitica, i cui cerchi attorno agli occhi hanno 10 spessore del ferro, mentre la bocca spalancata chiama per nome i più geniali letterati, pittori, uomini di musica del tempo. ★ * Mors Syphilitica: la sua nobiltà sarà fatta in eterno dalla qualità eccelsa di alcune sue vittime ispirate. Baudelaire, abbattuto dall'ala di ferro dell'imbecillità nella chiesa di Namur, è una delle grandi lampade tombali da lei accese. Nate nel fuoco di quegli occhi spaventosi, che Rops vedeva spuntare dietro ogni tendina malfamata, le poesie delle Fleurs du Mal ne nascondono un raggio in tutti i loro versi. La malattia li ha nutriti... Se ne percepisce, dai musicali vasi di bronzo dov'è colata la più pura malinconia erotica del secolo XIX, lo sciacquio. Ecco la Bevitrice d'Assenzio, canagliesca e durissima... lo sguardo fisso e crudele delle tribadi (Jean Dubray), giovinezza chiusa nell'alcool come un feto morto, al culmine delle disfatte prima di essere, tanto è povera d'anni, fisicamente compiuta; si appoggia a una colonna del Bai Mabille, vestita di seta in decomposizione, uno spenzolato ventaglio nella mano, un piccolo cilindro piatto sulla faccia dei capelli, quasi morta ma galvanizzata dall'odio, e una musica nascosta ripete per lei il tema biblico e classico dell'erba nata al mattino e alla sera recisa. L'assenzio, il più tremendo dei grandi alcolici, il più amaro di tutti, è il lago dove si specchiano gli amori senza piacere della Buveuse, il suo fraterno assassino; Assenzio è il nome della stella dell'Apocalisse di Giovanni, che precipitando nelle acque fa annegare 11 genere umano nell'amarezza. La ragazzina girata allo spiedo dal demone Assenzio porta la morte (Mors Syphilitica), nella forte bontà dell'immagine ropsiana testimoniando dell'infinità del dolore. Il tema classicamente religioso delle Tentazioni di Sant'Antonio diventa un vischioso dramma erotico, nella visione laica di Rops. Un Sant'Antonio che, invece di mostri, ha di fronte solo donne nude (un esercito nemico puramente fisico, potente ma limitato dalla sua fisicità) è un simbolo decaduto. Ah Félicien! Il santo ropsiano è un gran barbuto curvato su una predica (illustrata) de constantia Ioseph, dove Giuseppe resiste con spavalderia alla capziosa moglie di Potifar, che avendo per marito il capo degli eunuchi reali meritava, mi domando, che tanta costanza la punisse? E sopra la sua testa una grossa croce, da cui Cristo fugge spaventato, esibisce una femmina esattrice, tutta priva di chiodi, sormontata da un cartiglio che reca scritto Eros, mentre un cane dal muso porcino sorge con prepotenza da una pila di libri istruttivi di cui impedisce la serena lettura. ★ ★ Dopo la pittura profonda, il capovolgimento ironico-erotico. Cranach, Griinewald, Schongauer, Bruegel, Mandyn, van Leyden, De Cock, Bosch hanno, nelle Tentazioni, rappresentato un mistero sacro, senza un'ombra di salacità. Una donna perfettamente vestita, nelle Tentazioni di Niklaus Manuel Deutsch, guarda la scena con indifferenza. Uno studioso belga di Bosch, Destrée, osserva che per Bosch la tentazione non è il turbamento della carne priva di donna, ma una demenza provocata dall'apparizione di cose strane, che fanno vacillare la ragione e la fede. Nel trittico di Lisbona circondano il santo eremita immagini sovrane di squilibrio e di maleficio. Messe nere, traffico d'indulgenze, eresie millenariste, spasimi alchemici... Eccellente nell'allegoria, Rops nel simbolo è muto; le sue Tentazioni ignorano la tradizione simbolico - gnostica dei suoi padri tedeschi e fiamminghi. I significati cambiano. Il porco, in Bosch, è una difficile pregnanza simbolica; un'allusione facile, in Rops. Ma proprio in Niklaus Deutsch, e nei nordici associatori di Donna e Morte, Pierre Mac Orlan indicava una delle fonti dell'erotismo tragico di Rops. La Morte-lanzichenecco che seduce una donna, di Deutsch (Basilea) è un sicuro antenato delle allegorie erotiche di Rops. Una delle allegorie ropsiane più complicate è il frontespizio, promettente come un angelico baraccone, per il libro di Jacques de Tinan Un document sur l'impuissance d'aimer. Il titolo, in mancanza del libro, fa da chiave del rebus allegorico. Il disegno sembra significare — in un catalogo di piccole figure deliziose, un nudo tra due fenicotteri, una donna distesa, triste, sul cui petto si baciano due colombe — la legittima aspirazione della frigidità a trasformarsi nel suo contrario. Il Rops senza disastro, dove la leggerezza del tracciato dissimula il peso della malinconia, è specialmente amabile nell'acquaforte degli Adieux d'Auteuil: un ultimo saluto tra due donne in un parco, mentre un cocchiere, nell'ombra, a cassetta, attende di riportare a casa una delle colpevoli. C'è intera una storia. Auteuil evoca altri amori labili e strani. Nell'autunno 1882, in quella piccola stazione, Verlaine (che abitò per poco tempo a Boulogne) aspettava Lucien Létinois, che da Ivry dove lavorava in un'industria lo raggiungeva quasi ogni giorno, e insieme il socratico maestro e l'allievo non molto intelligente attraversavano il Bois — gli stessi viali, pieni di una gentile musica, degli addii femminili di Rops — e nel ricordo della stazione di Auteuil si apre, in Amour, vertiginosamente, una delle grandi poesie verleniane in morte di Lucien, che morì l'anno dopo e fu sepolto nel cimitero d'Ivry (L'affreux Ivry dévorateur). In una discrezione perfetta, l'impregnazione erotica è negli Adieux completa. L'amoroso coiflmiato, in una composizione dove il ventaglio della malinconia sparge su ogni cosa il momento crepuscolare di un tremante trasporto, non ne è l'unico centro. Le grandi sottane scure, le ombre del parco, il cocchiere silenzioso, hanno la stessa intensità di quelle labbra che non si vedono. Qui Rops scrive con la nebbia, come gli antichi maestri del Giappone. Les adieux sono una fragilità ai margini dell'inesistente. Trovo degno paragonarli alle confidenze che si fanno due donne amanti nella Conversazione in veranda, di Harunobu, sillaba di puro mistero, al museo di Tokyo. Guido Ceronetti

Luoghi citati: Anversa, Basilea, Belgio, Dunkerque, Giappone, Lisbona, Tokyo