Nuove armi: rivoluzione tecnologica

Nuove armi: rivoluzione tecnologica Nuove armi: rivoluzione tecnologica Sta mutando anche l'equilibrio strategico in Europa: da ciò, pericoli per la sicurezza Durante la guerra del Kippur sia gli israeliani che gli egiziani ricevevano le informazioni necessarie per combattere da una serie di satelliti lanciati da americani e sovietici. Dalla stessa fonte ottenevano le armi, le munizioni e la copertura strategica che permetteva di « limitare » la guerra al di fuori delle città, in zone desertiche. Gli europei, anche i ricchi europei occidentali, si trovano in una situazione molto simile: in caso di guerra generalizzata gli americani e i sovietici forniranno loro gli occhi e le braccia, e probabilmente anche il cervello. Vi è una sola importante differenza, e cioè che l'unico « nemico » in grado di minacciare una tale guerra è una delle due superpotenze, per cui si ritiene che l'altra abbia tutto l'interesse ad intervenire a difesa dei suoi deboli alleati. Su queste premesse si basa, ad Occidente, l'Alleanza atlantica. Gli Stati Uniti, garanti dell'alleanza, ne determinano anche i mutamenti. Oggi il più vistoso sembra annunciarsi sul piano tecnologico. Anche in questo caso la guerra del Kippur ha fornito alcune indicazioni: il rafforzarsi delle armi difensive (missili antiaerei e anticarro) e una conseguente maggiore difficoltà dei carri ar¬ mati e dei cacciabombardieri. In alcuni casi gli insegnamenti possono essere recepiti immediatamente: necessità di intensificare i programmi di costruzione di bunker e schermi a protezione degli aerei e delle piste, utilità di ampliare la quantità e la modernità dei depositi (visto il crescente spreco di materiali), inevitabile crescente sviluppo delle Ecm (Electronic counter-measures: apparecchiature elettroniche che inducono all'errore l'avversario). Ma in molti casi sia gli arabi che gli israeliani non avevano a disposizione i più recenti ritrovati della tecnologia della guerra. Gli americani dispongono infatti di una serie di nuove armi che rivoluzioneranno almeno la strategia aeroterreatre: le Pgw (Precision guided weapons) e le area weapons. Pgw possono essere sìa bombe che proiettili, dotati di sistemi di guida autonoma, grazie alla tecnologia laser o a quella televisiva: ordigni di questo genere rendono enorme la precisione dei colpi (un aereo potrà colpire un obiettivo nel raggio di uno-due metri con una sola bomba; la stessa cosa potrà avvenire per l'artiglieria). Poche Pgw possono sostituire sia un bombardamento a tappeto che una testata nucleare tattica, raggiungendo con meno spesa e maggior sicurezza gli stessi obiettivi, contro il potenziale bellico, le infrastrutture o le industrie del nemico. Le area weapons sono bombe o mine miniaturizzate che possono venir diffuse sulle strade o i campi di battaglia con i sistemi più diversi, e quindi attivate in modo che possano nuocere al nemico e siano innocue per le proprie forze. Queste ed altre nuove tecnologie renderebbero possibile prolungare il periodo convenzionale di un eventuale conflitto europeo, anche se l'avversario volesse ricorrere per primo ad uso limitato di armi nucleari. Contemporaneamente l'evoluzione in atto nel campo degli armamenti strategici (i nuovi missili Mary, i bombardieri a largo raggio armati di missili nucleari eccetera) permetterà a breve scadenza agli americani di ritirare una serie di missili « tattici » (come i Pershing, dal raggio di circa 450 chilometri) e di aerei « doppio ruolo » (convenzionale e atomico) dal territorio europeo, e di ridurre anche il numero delle testate nucleari tattiche in Europa (dalle circa 7000 attuali, anche a meno della metà). La copertura nucleare dell'Europa verrebbe garantita a partire da basi in America e dai sottomarini negli Oceani, man¬ tenendo lo stesso grado di flessibilità (anzi forse anche una flessibilità accresciuta dalla minore vulnerabilità di queste nuove armi ad attacchi di sorpresa). Cosa significano, in parole povere, tutti questi mutamenti? Che da un lato dovremo comprare una quantità crescente di tecnologia americma, e dall'altro assisteremo ad una rapida diminuzione della presenza fisica americana in Europa. La forza di dissuasione dell'Alleanza sarà mantenuta e forse anche migliorata, ma mancherà la visibile garanzia offerta dalle truppe americane, e crescerà la pressione sulle bilance europee dei pagamenti. Non è chi non veda come una simile situazione sia gravida di pericoli e di tentazioni. Da parte americana potrebbe accentuarsi una certa tendenza, già oggi forse troppo pronunciata, a « far da soli ». Da parte europea sono pronti a rinascere, alimentati anche dall'incombente paura della srisi economica, i più ciechi nazionalismi. Esistono alternative, ma richiedono azioni coerenti e continue a livello europeo, nella Nato e nelle sedi di trattativa Est-Ovest: avranno gli europei la necessaria chiarezza e volontà politica? Stefano Silvestri dell'Istituto Altari Internazionali

Persone citate: Durante, Stefano Silvestri

Luoghi citati: America, Europa, Oceani, Stati Uniti