La famiglia sospettata per Mirko denuncia per calunnia Panattoni

La famiglia sospettata per Mirko denuncia per calunnia Panattoni A colloquio coi proprietari della villa di Sesto S. Giovanni La famiglia sospettata per Mirko denuncia per calunnia Panattoni La perquisizione nella casa dove si pensava che i banditi avessero nascosto il piccolo non ha dato risultati - "Avevamo l'abitazione circondata dai carabinieri" - Accusano il padre del bambino di aver condotto i carabinieri su quella pista - Le indagini sono a un punto morto (Dal nostro inviato speciale) Sesto S. Giovanni, 24 gennaio. La traccia che avrebbe dovuto portare ai rapitori del piccolo Mirko Panattoni sembra definitivamente scomparsa, almeno a Sesto San Giovanni. E' anche finita malamente con ima denuncia contro il padre del bambino e un'altra contro ignoti per violazione di segreto istruttorio. E' in definitiva una brutta faccenda che ha messo nell'imbarazzo magistratura e carabinieri. Tutto ha avuto inizio quando Mirko fu rilasciato dopo un riscatto di 300 milioni. Il padre della vittima, Enrico Panattoni, non si è mai rassegnato che i banditi possano farla franca e sembra si sia dato parecchio da fare per scoprirli. Naturalmente non agiva da solo, ma in collaborazione con gli inquirenti. Ma queste indagini private sono state recentemente smentite dall'avvocato di famiglia, Mirko Tremaglia, definendo la voce « assurda, priva di verità ». In quell'occasione si era anche detto che il Panattoni avesse assoldato uno della malavita perché trovasse una qualsiasi traccia che portasse ai banditi. Venerdì della scorsa settimana qualcuno segnala ai carabinieri di Sesto che il bambino è stato tenuto prigioniero in una villa, vicino alla stazione ferroviaria. La villa in questione è del ragionier Angelo Cavalli, 62 anni, ex maggiore degli Alpini ed ex funzionario di un noto gruppo industriale milanese. Abita con la moglie, Floriana, 54 anni, che ha un laboratorio di maglieria, e tre figli: Giovanni, 30 anni, rappresentante; Sergio, di 27, tipografo impaginatore alla «So.Ge.Pe. » di Milano e Patrizia, 20 anni, studentessa in ragioneria. Un'altra figlia è sposata, ma vive altrove. Una famiglia tranquilla che pare non abbia mai dato fastidio al prossimo. Ieri alle 7,10, si fermano attorno alla casa otto-dieci « gazzelle »: sono della tenenza dei carabinieri di Bergamo, Cinisello, Tre viglio e Sesto. Tutta la zona è circondata, i passanti deviati sul marciapiede opposto. Un ufficiale bussa alla porta dei Cavalli e deve aspettare un po' perché tutta la famiglia è ancora a letto. Apre il padre: è in vestaglia e gli occhi ancora chiusi per il sonno. Il carabiniere gli fa vedere un mandato di perquisizione che reca la firma del viceprocuratore della Repubblica di Monza, dott. Luigi Recupero. «E' per il caso di Mirko Panatto ni, spiega, dobbiamo perqui sire tutta la villa ». Il Cavalli lo fa accomodare, sveglia moglie e figli che si radunano tutti in salotto. Racconta la signora Floriana Cavalli: « Mi hanno solo lasciata rinfrescare la faccia, ma niente altro. Non hanno neppure voluto che mi affacciassi alla finestra per guardare in strada perché era meglio non dare nell'occhio, attirare la curiosità della gente che passava. Capirà, con tutte quelle auto bianco-blu... ». I militi hanno perquisito accuratamente la villa, dal solaio alle cantine. Cercavano qualcosa che però non hanno trovato. Un carabiniere ha chiesto a Sergio perché si era tagliata la barba, ma questi gli ha risposto che l'aveva fatto nove anni fa: « Non mi andava più di averla ». In compenso si è lasciato crescere un bel paio di baffi uguali a quelli del fratello. Però c'è una spiegazione alla domanda: durante le indagini per rintracciare il piccolo Mirko, qualcuno aveva detto di aver notato un uomo barbuto che si aggirava per Bergamo su una « 128 » coupé vzcllsgu verde bottiglia che combinazione è lo stesso tipo di auto che ha Sergio Cavalli. La perquisizione nella villa è durata fino alle 9,30, e l'ultima cosa controllata è stato il portamonete della signora Floriana. Dentro aveva 5-6 biglietti da diecimila che uno degli investigatori voleva sequestrare perché potevano essere della stessa serie di quelli pagati per il riscatto; un ufficiale è però intervenuto dicendogli: « Lascia perdere, andiamocene ». Mentre le « gazzelle » si allontanavano Sergio Cavalli ha dato un'occhiata dalla finestra ed ha detto: « Sono quasi certo che in una di quelle macchine c'era Enrico Panattoni, quando mi ha visto si è tirato sul volto il bavero del cappotto ». Stamattina il legale dei Cavalli, avvocato Corrado Onorato, ha assistito il suo cliente, Sergio Cavalli, nella denuncia per il « delitto di calunnia contro il signor Enrico Panattoni, padre del piccolo Mirko » (secondo il legale sarebbe stato appunto il Panattoni a indirizzare gli inquirenti su quella traccia che ha portato alla perquisizione della villa) nonché una denuncia contro ignoti per «violazione del segreto istruttorio », infatti, la notizia della perquisizione è stata « soffiata » ad alcuni giornali milanesi qualche ora prima che avvenisse. In proposito il viceprocuratore dott. Recupero ha detto all'avvocato Onorato: « Sono alquanto risentito per il fatto che notizie inerenti all'operazione che avrebbe dovuto avere corso erano già pubblicate su un giornale del mattino, quando io il permesso per la perquisizione l'ho firmato solo alle 6,30, quaranta minuti prima che avvenisse ». La famiglia Cavalli non è nuova a" simili vicende: lo scorso anno le erano piombati in casa i carabinieri di Sesto San Giovanni che cercavano uno stock di pellicce rubate. Non c'erano. Aldo Popaiz Sesto San Giovanni. Sergio Cavalli, tra i genitori, nello studio del suo difensore